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baudelaire rappresentante di lista

Baudelaire e Morselli cantano “Ciao Ciao” con La Rappresentante di Lista

Un parallelo che certo non vi aspettereste tra figure artistiche così lontane, vediamo perché...

Tra tutte le canzoni sanremesi una ha colpito in modo particolare le mie orecchie, “Ciao Ciao” de La Rappresentante di Lista.
All’interno della canzone ho intravisto influenze del poeta bohemien francese Baudelaire e del romanziere novecentesco Guido Morselli.
Magari l’inserimento di questi autori non sarà stata volontaria, ma a noi offre un buono spunto per riflettere sulla fine del mondo unendo musica e letteratura.

Anche quest’anno Sanremo è terminato. E anche quest’anno non ha vinto la canzone che preferivo…
Ma poco male, perché alla fine la coppia Mamhood e Blanco si è dimostrata al di sopra delle mie aspettative (il che non è tanto difficile, perché che aspettative vorrai mai avere per Sanremo?).
Comunque non è di questo che voglio parlare; mi rendo conto che esordire in una community di musicisti con un articolo sul Festival è come andare al Lucca Comics e parlare di quanto sono divertenti le vignette sull’ultimo numero della Settimana Enigmistica..

C’è però una canzone che mi ha conquistato al primo ascolto, ed è “Ciao Ciao” de La Rappresentante di Lista.
Sarà che da bassista ho apprezzato il giro di basso, e noi bassisti (ammettiamolo) non essendone abituati amiamo chi ci corteggia, ma mi ha divertito. Sono caduto nella trappola.
All’inizio non badavo al testo: mi bastava canticchiare “con le mani con le mani… con i piedi con i piedi…”, e immaginarmi di ballarla a una festa di Capodanno strafatto sotto l’insegna della playlist “balli di gruppo” su Spotify, o di risentirla da qualche boyscout. 

Ma una volta evaporata la nube che mi tratteneva come un ebete sulla superficialità della canzone, ho notato che forti sono i richiami alla letteratura: in modo particolare alla “fine del mondo”.
In sostanza questa trappola non si è rivelata per niente dannosa: ho scoperto una grande canzone con un grande e importante significato. 

Baudelaire – Al lettore: sarà uno sbadiglio ad inghiottire il mondo

“Ciao ciao” tratta dell’inquinamento o della crisi morale degli umani?
Come finisce il mondo per La rappresentante di Lista non è ben chiaro. Un indizio ci giunge dalla serata delle cover, quando verso la fine dell’esibizione Cosmo “canta” «stop green-washing». Alla luce di questo fatto possiamo congetturare che la fine del mondo avverrà a causa della crisi climatica perpetrata nell’indifferenza generale, argomento non del tutto differente rispetto a quello profetizzato da Baudelaire.

Ma cosa sostiene quest’ultimo? Per darsi una risposta dobbiamo risalire alla poesia Al lettore, il primo componimento che ci appare non appena apriamo il volume I fiori del male del poeta parigino.
Al suo interno si può notare che la tematica dominante è quella dell’apparenza. Bisogna precisare che quando nell’800 sentiamo la parola “apparenza” subito devono accendersi in noi due lampadine:

a) che è riferita alla classe della borghesia;
b) che si collega fraternamente alla parola “rispettabilità”.

Secondo il flâneur, infatti, la società contemporanea si falsava su valori artificiali, incoerenti alla natura dell’uomo. Per essere a posto con se stesso, l’essere umano dovrebbe innanzitutto smettere di peccare per poi dimostrare un falso pentimento («credendo che vili lacrime lavino ogni colpa»), togliere quel minimo di arpione che ancora lo lega al sentimento verso il bene: che si compia il male per compiere il male.

E da qui si apre un mondo, che ci offre anche la spiegazione del perché quel titolo I fiori del male. Di solito i fiori rimandano a un evento o a una ricorrenza amena, gradevole; accostare i fiori al male quindi vorrebbe significare che ci può essere del bello nel cattivo?
Assolutamente sì, ma non ce lo insegna soltanto il poeta francese, bensì anche Alex di Arancia Meccanica, tanto per fare un esempio. Ben vengano pertanto gli iniziali stoltezza, errore, peccato e avarizia, che li si accolga a braccia aperte! Leggiamo perciò le prime due strofe:

La stoltezza, l’errore, il peccato, l’avarizia,
occupano i nostri spiriti e tormentano i nostri corpi
e noi alimentiamo i nostri amabili rimorsi,
come i mendicanti nutrono i loro vermi.

I nostri peccati sono tenaci, i pentimenti sono fiacchi;
ci facciamo pagare lautamente le nostre confessioni,
e ritorniamo lieti sul sentiero di fango,
credendo che vili lacrime lavino ogni colpa.

Ma Baudelaire non si ferma qui, nella penultima strofa anticipa (per poi dichiararlo esplicitamente nell’ultima) che il peccato più grave che affligge l’umanità («farebbe di terra una rovina») è la Noia, ed essa avrà il potere di porre la parola “fine” al mondo.
L’Armageddon teorizzato dal poeta francese è del tutto singolare: il mondo finirà con uno sbadiglio! 

ve n’è uno più brutto, il più maligno, il più immondo!
Non si scalmana con gran gesti e grida,
ma farebbe facilmente della terra una rovina
e in uno sbadiglio ingoierebbe il mondo.

E qui il collegamento alla Rappresentante di Lista è chiaro; basti pensare al bridge dove Veronica canta: 

Buonanotte, bonne nuit
E bonne nuit e ciao ciao
Buonanotte, è la fine, ti saluto
Ciao ciao.

Mandando a nanna la terra si presuppone che essa sbadigli e ponga fine alla sua esistenza. Quindi se nella prima parte ci si aspetta «un’esplosione nucleare» («me lo sento esploderà»), alla fine niente di tutto ciò accade: bonne nuit.
L’addio ironico che la terra fa all’uomo. 

Foto di Marco Nicosia CC BY-SA 4.0

MORSELLI – Dissipatio H.G.

Se Baudelaire aveva lanciato la profezia che l’Armageddon si sarebbe verificato con uno sbadiglio, Guido Morselli lo smentisce.
La Noia invade l’uomo e basta, ma natura non segue ritmi umani; anzi! Senza l’interferenza dell’azione umana, essa è in grado di proliferare e ritornare ai suoi antichi fasti.

Morselli dichiara che credere alla fine del mondo come se significasse la fine del genere umano non è altro che uno scherzo dell’antropocentrismo, del sintomo di quanto l’uomo si reputa importante e fondamentale per questo mondo.
Leggiamone un estratto:

La fine del mondo? Uno degli scherzi dell’antropocentrismo: descrivere la fine della specie come implicante la morte della natura vegetale e animale, la fine stessa della Terra, la caduta dei cieli. Si ammette che le cose possano cominciare prima, ma non che possano finire dopo di noi.
Andiamo… sapienti e presuntuosi, vi davate troppa importanza. Il mondo non è stato mai vivo come oggi che una certa razza di bipedi ha smesso di frequentarlo. Non è mai stato così pulito, luccicante, allegro. 

In poche parole la presenza dell’uomo e lo sfruttamento di quest’ultimo ai danni della madre Gea, sono sì visti come un qualcosa di dannoso, ma non così eccessivamente corrosivo.
Morselli teorizza che l’Armageddon riguarderà soltanto gli umanoidi, il mondo naturale e animale, al contrario, continueranno a vivere indisturbati. Ci stiamo rovinando con le nostre mani, punto.

La Rappresentante aggiunge un tassello in più: non solo siamo auto-corrosivi, bensì con le nostre azioni (legittimate da un’indifferenza sociale) andiamo a condizionare la vita degli altri regni: quello animale e quello vegetale.
Forse è proprio Morselli, che si scagliava contro l’antropocentrismo, ad essere il più antropocentrico di tutti; e la Rappresentante di lista glielo fa sommessamente notare.

Pensare che con le nostre cattive abitudini distruggiamo solo noi stessi è un enorme danno che si può fare alla terra. Dalle nostre scelte dipende la sopravvivenza del pianeta.
Ops… pure questo che ho appena detto puzza di antropocentrismo. Ci siamo ingarbugliati!