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Meglio fare 30.000 stream o un passaggio alla radio?

Il 2017 sarà l'anno del grande bivio generazionale, dello stacco tra i novecentisti - che necessitano di un media tradizionale per conferire a un artista lo status che si merita, e i millenialisti - che seguono il proprio istinto e il numero di click.

Il 2017 sarà l’anno del grande bivio generazionale, dello stacco tra i novecentisti – che necessitano di un media tradizionale per conferire a un artista lo status che si merita, e i millenialisti – che seguono il proprio istinto e il numero di click.

In ambito musicale, questa differenza la fa la radio (novecentista) e lo stream (millenialista).

Il secondo è tecnicamente lo strumento più meritocratico, e soltanto il brano che stimola più condivisioni riesce a ergersi sopra il resto del brusio musicale, vantandosi delle centinaia di migliaia di click, stream e play.
Gli artisti millenialisti vivono costantemente in un mondo insicuro, incerto, ancora più variabile del mondo discografico, ma completamente senza regole o dogmi. 

Ci mettono la faccia, un post e lo status, a volte non li ascolta nessuno, altre diventano la voce di un’intera generazione, magari anche solo per una settimana, ma sanno di avere questa possibilità. Fondamentalmente regalano la loro musica per convincere il booking o i locali a dargli più serate possibili, per vendere più merch possibile, per trovare più sincronizzazioni possibili (al limite).

Meglio fare 30.000 stream o un passaggio alla radio?

Photo by Andrew MagerCC BY-SA 2.0

La radio è la nonna, la zia anzianissima (sì, anche Virgin o M2O) che poggia i propri valori culturali su uno schema fortissimo, impossibile da scardinare: l’aggregazione. Se un network ha 1milione di ascoltatori medio, ho enormi possibilità che in quel momento siano tutti sintonizzati e che il mio brano venga contemporaneamente ascoltato da queste persone. Socialmente è un’arma potentissima che a livelli superiori può portare alla propaganda, ossia ai Modà.

Mettiamo a confronto i due mass media, ipotizzando una strategia che possa includere gli ascoltatori millenialisti e novecentisti (perché non dovete mai escludere nessuno). Ma soprattutto ‘fantastichiamo’ pensando un piccolo successo e che tipo di ritorno economico può derivarne.

Meglio fare 30.000 stream o un passaggio alla radio?

PUNTO #1

Azione Millenialista: scrivo e registro un brano, realizzo un videoclip a bassissimo budget; lo pubblico sulla mia pagina Facebook, YouTube e Instagram. Piace? Lo distribuisco su Spotify, Deezer e AppleMusic (ma anche su Groove, Napster e Tidal).
[Leggi anche: Analizziamo i rendiconti: ecco quanto pagano realmente i servizi di streming]

Azione Novecentista: scrivo e registro un brano. Lo ascoltano in pochi perché non lo voglio ‘bruciare’ online, e tutti quei pochi amici miei dicono “è bello”, e io ci credo.

PUNTO #2

Azione Millenialista: il brano raggiunge  10.000 views e 1.000 stream, sono dei numeri discreti (non fatevi prendere dall’euforia), avete un buon bacino di utenza, ma è ancora troppo frammentato. Iniziate a realizzare dirette su Facebook per cercare di geolocalizzare meglio il vostro pubblico, in più Spotify vi informa su quali sono le città dove si ascolta di più la vostra musica.

Azione Novecentista: provo a inviare il brano ad alcune radio, in maniera completamente autonoma. Ma il mezzo a cui faccio riferimento è iper strutturato da quasi un secolo, e la mia mail viene cestinata automaticamente, o persa nei meandri del client di posta.

PUNTO #3

Azione Millenialista: adesso che il mio network sta aumentando pubblico un nuovo brano e inizio a cercare date; ma non ho pensato a realizzare un video live, così i locali mi snobbano, anche perché con i miei numeri ci sono 1.500 band prima di me.

Azione Novecentista: accetto la strutturazione della Radio e decido di affidarmi a terzi per la promozione radiofonica. È un investimento che ha varie fasce di prezzo.

Meglio fare 30.000 stream o un passaggio alla radio?

PUNTO #4

Azione Millenialista: sono depresso perché non riesco a trovare concerti, così inizio a iscrivermi a tutti gli open mic e i contest a iscrizione gratuita. Ancora non ho visto un Euro, ma ad oggi il mio budget investito è solo quello della registrazione del brano.

Azione Novecentista: il mio promoter radio mi dice che per fare in modo che il mio  brano possa avere più chance di passare, devo avere una storia da raccontare, devo essere ‘riconosciuto’, oppure fare grandi numeri online. Anche io non ho visto un Euro ed ho investito più soldi del millenialista.

PUNTO #5 – IL  FANTA-FUTURO È ROSEO

Azione Millenialista: sono passati 6 mesi e i miei video hanno raggiunto 25.000 views e 5.000 plays, grazie agli open mic sono riuscito a conoscere altri artisti con i quali abbiamo condiviso qualche serata a rimborso spese. In totale ho guadagnato: 100 Euro da YouTube e 15 Euro da Spotify e soci.

Azione Novecentista: seguo il consiglio del mio promoter, trovo una storia da raccontare, lo faccio sul web e inizio ad avere un buon riscontro. Anche io inizio a suonare agli open-mic e ai contest, scopro che il brano scelto non va bene, così decido di puntare su un’altra composizione, una delle più apprezzate nei live.
La mia storia e il mio nuovo brano piacciono alla RAI, oppure il promoter gli ha chiesto un favore, e decide di trasmetterlo. Questo solo passaggio ha una quotazione che va dagli 80 ai 120 Euro di ritorno in diritti d’autore, in più, nell’immediato, vedo che anche i miei numeri online crescono perché al pubblico è piaciuto e hanno confermato il loro interesse online. In totale ho guadagnato: 80/120 Euro per un solo passaggio + l’indotto del digitale.

CONCLUSIONE

Millenialisti: dovete sempre pensare a un media mix tra vecchi e nuovi; non escludere a priori la radio, è molto difficile entrare in airplay, ma un tentativo vale sempre la pena, e il ritorno è ottimo in termini di riconoscibilità e livello economico.

Novecentisti: se siete novecentisti è perché, molto probabilmente, avete superato i 40 anni e in parte non riuscite a riconoscervi nei nuovi mass media. Ma sono imprescindibili per qualsiasi forma di comunicazione; scendete a patti con il vostro orgoglio (purtroppo altra parola un po’ fuorimoda) e raccontate più che potete, vedetela come una terapia senza psicologo. La sincerità è anche mostrare le vostre debolezze, e la vostra sensibilità è il faro nella foschia digitale.