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Andy Timmons – Una vita in tour

Nel 1997 assistetti ad una presentazione di amplificatori Laney a Milano, tale evento segnava l’inizio della distribuzione del marchio da parte di Mogar Music, sicché la Laney stessa decise di festeggiare la partnership portando un endorser americano a suonare per un pubblico piuttosto ristretto; si trattava di Andy

Nel 1997 assistetti ad una presentazione di amplificatori Laney a Milano, tale evento segnava l’inizio della distribuzione del marchio da parte di Mogar Music, sicché la Laney stessa decise di festeggiare la partnership portando un endorser americano a suonare per un pubblico piuttosto ristretto; si trattava di Andy Timmons, chitarrista che personalmente non conoscevo, nonostante avesse militato nei Danger Danger, band hair metal degli anni ’80/’90.
Quella serata mi fece scoprire un artista meraviglioso con uno stile davvero piacevole e completo, un mix di tecnica, gusto e suono che non avevo mai sentito prima di allora.

In seguito a quell’esperienza, il mio obiettivo fu quello di riuscire a portare Andy in Italia per un clinic tour. Erano però i miei primi passi nel settore delle relazioni artisti e non avevo ancora molta autonomia nell’organizzazione di eventi simili, perciò non riuscivo ad andare oltre la richiesta verso il marchio. Mi sentivo sempre dire “he’s too busy, we’re sorry” e non potevo andare oltre.
Passarono anni, fino a quando, a gennaio 2005, incontrai Andy al NAMM di Los Angeles. Lo fermai, mi presentai e capii subito quanto fosse umile e disponibile. Gli parlai della possibilità di venire in Italia per delle clinics e lui si dimostrò da subito molto interessato, perciò ci scambiammo i contatti con l’accordo di risentirci al più presto.
Finalmente un mio sogno di stava realizzando, perciò lavorai sodo sull’organizzazione del tour e il tutto si concretizzò con 5 clinics a Cosenza, Lecce, Milano, Bologna e Montebelluna. Non vedevo l’ora di poter approfondire la conoscenza di un artista così interessante, perciò contavo i giorni che mi separavano dal suo arrivo.

Nel periodo precedente il tour, Andy mi scrisse che aveva saputo che Mogar distribuiva anche Mesa Boogie e gli sarebbe piaciuto poter utilizzare un Lone Star, modello che stava usando da qualche tempo. Stava quindi nascendo una partnership con Mesa che ancora oggi lega Andy a questi fantastici amplificatori.
L’incontro avvenne in aeroporto a Lamezia, visto che avremmo inaugurato il tour a Cosenza. Andy arrivò con due chitarre Ibanez AT300, il modello signature che Ibanez aveva appena realizzato per lui, e qualche pedale che aveva cura di collegarsi ogni volta. Si trattava essenzialmente di un BB Preamp, un accordatore e un delay. L’amplificatore, come dicevo, era un Mesa Boogie LoneStar 2×12″ combo che collegavamo ad una cassa 4×12″, sempre Mesa Boogie.

Durante le esibizioni, Andy suonava già dei brani dall’album Resolution, anche se questo sarebbe uscito ufficialmente l’anno seguente. Già dalla prima clinic si capì che Andy avrebbe lasciato un profondo segno nella comunità chitarristica italiana. La gente era davvero ammaliata dalle sue performance e in effetti Andy mostrò un nuovo modo di proporre il virtuosismo sullo strumento, diverso dai nomi che fino ad allora erano citati come influenze e modelli per la maggior parte degli appassionati.
A rendere la sua permanenza ancora più piacevole c’era ovviamente la proverbiale accoglienza di tutti i negozianti che visitavamo, perciò era una gara per fare in modo che Andy mangiasse ogni prelibatezza, vedesse ogni luogo caratteristico e stesse sempre a suo agio.

Dopo un paio di clinics al sud ci trasferimmo a Milano e ci prendemmo un day off da dedicare al viaggio in auto lungo oltre 900 km. Io quella sera avrei suonato vicino a Varese con i Riff Raff, una band tributo agli AC/DC in cui militavo in quegli anni, perciò mi aspettava un bel tour de force.
Andy era interessato a vedermi e ascoltarmi, perciò durante quel lungo viaggio in auto mi disse che sarebbe venuto volentieri con me quella sera. Ovviamente non potevo perdere l’occasione di suonare con lui, perciò portai con me una chitarra in più. Si trattava di una Ibanez AT100 facente parte di una produzione molto limitata uscita nel 1999, credo in Italia ne siano state importate una dozzina. Allora Andy non era molto conosciuto, perciò fu addirittura difficile venderle tutte, considerando che si trattava di un modello non presente nel catalogo ufficiale. Io me ne ero accaparrata una, essendo un suo grande fan!

Durante la serata ci accordammo per suonare insieme “The Jack” e fu una jam molto divertente. Io utilizzavo un Mesa Boogie Stiletto, una testata realizzata in quegli anni dalla Mesa, ed Andy la ascoltò lì per la prima volta. Il giorno seguente ne parlammo e mi disse che avrebbe sicuramente chiesto alla Mesa di averne una per provarsela meglio, perché quel timbro stile Marshall da boutique era qualcosa che lo interessava molto. Successivamente la Stiletto sarebbe diventata parte integrante del suo setup.

Andy Timmons - Una vita in tour

Quella domenica si svolgeva a Milano il primo Guitar Day, perciò nonostante il viaggio e la serata del giorno prima, l’adunata per il soundcheck era prevista alle 10:00 del mattino. La giornata fu lunga ma divertente e, ovviamente, Andy rappresentò il top act della manifestazione. Alla fine della sua acclamata esibizione mi invitò sul palco insieme ad Alessandro Benvenuti per eseguire insieme “Little Wing”. Non avremmo potuto chiudere in maniera più emozionante quell’esperienza!

Il giorno seguente andammo a Bologna e il giorno dopo saremmo stati a Montebelluna, vicino a Treviso. Andy mi parlava del fatto che sua moglie fosse stata a Firenze da adolescente e di quanti racconti gli avesse fatto in merito a quella splendida città, al che gli dissi “te la senti di alzarti presto domani mattina?“. Insomma, prendemmo un treno alle 8:00 da Bologna e andammo dritti a Firenze dove rimanemmo fino alle 13:00, giusto il tempo per vedere le cose più importanti e per rendersi conto del patrimonio artistico rappresentato da quel luogo, poi tornammo a Bologna, riprendemmo l’auto e corremmo a Montebelluna.
Una giornata movimentata… però quando si ha la possibilità di vedere certe cose, di provare certe emozioni, è meglio rimandare il riposo a quando si tornerà a casa. Anche la clinic di Montebelluna fu un successo strepitoso, perciò il giorno seguente tornammo a Milano con il sorriso in volto, pronti per chiudere una settimana di grande successo.

L’ultima clinic si teneva al teatro Barrio’s, in zona Barona e l’affluenza di pubblico era ottima. Va detto che allora realtà come YouTube non avevano ancora cambiato il nostro modo di vivere gli eventi, perciò le clinics erano ancora appuntamenti molto frequentati. A fine show Andy ringraziò tutto il pubblico e Mogar Music, distributore che in solido aveva finanziato tutto il tour. Poi si soffermò a descrivere quanto impegno avessi messo io per organizzare il suo tour e per fare in modo che tutto andasse per il meglio e, per dimostrarmi la sua gratitudine, prese la sua AT300 di backup e me la donò lì, in quel momento, davanti a tutti!

Fu un’emozione unica e a stento trattenni le lacrime per un gesto così importante che chiudeva davvero con i fuochi d’artificio una settimana splendida. In seguito a quel tour Andy si rese conto di aver lasciato un segno importante e, successivamente, iniziò a venire in Italia in trio grazie al suo promoter Riccardo Cappelli che organizzò svariati tour per la band in quegli anni concretizzando un successo assolutamente annunciato per Andy Timmons, nuovo eroe della chitarra per tantissimi amanti della sei corde.

Andy Timmons - Una vita in tour

Negli anni successivi io e Andy siamo sempre rimasti in stretto contatto. Io ho sempre fatto in modo che lui avesse tutto il backline necessario per ogni tour, strumentazione che nel frattempo si era sensibilmente ingrandita rispetto agli albori. Una volta integrata la Stiletto nel suo rig, la sua amplificazione era composta da una testata Mesa LoneStar + 2 casse 2×12″, una testata Mesa Stiletto + cassa 4×12″ e una testata Mesa Transatlantic + 2 casse 2×12″, un bell’arsenale insomma! 
La sua pedaliera è sempre in aggiornamento, cosa che fa impazzire i suoi fans più accaniti che cercano sempre di emulare il suo suono utilizzando gli stessi effetti! Per le distorsioni Andy è passato dal BB Preamp della Xotic, all’AC Booster della stessa marca, al Keeley Boss Blues Driver, al Tube Driver, all’Ibanez TS808, all’Angry Charlie della JHS, insomma, impossibile stargli dietro!
Grande attenzione viene data all’echo. Andy è un amante dei pedali analogici, perciò durante un tour ha addirittura portato 4 Electro Harmonix Memory Man per usarli in stereo su due stack differenti. Come alternativa usa spesso il Carbon Copy della MXR, anche se ultimamente l’ho visto con un più moderno Strymon Timeline.

Andy ha un suono notevole nelle mani, ma ama definire in maniera maniacale il timbro degli amplificatori e degli effetti. Chiaramente potrebbe far cadere la mascella a chiunque collegandosi al primo ampli su un palco, ma dedica davvero grande attenzione ad ogni minima differenza sonora tra i vari apparecchi che utilizza. Una menzione speciale va dedicata alla sua chitarra. Sì, perché Andy, nonostante i vari modelli signature realizzati da Ibanez negli anni, usa sempre la sua Ibanez AT100, quella costruitagli nel ’94 dal Custom Shop e servita poi da modello per i 175 esemplari prodotti nel ’99 e per la produzione di serie iniziata molti anni dopo.
La scelta del colore sunburst con battipenna bianco fu dovuta alla passione di Andy per Eric Johnson. Lui adorava il suo stile, ma anche la sua Stratocaster del ’54 tutta ammaccata.

Devo dire che oggi la AT100 di Andy, dopo innumerevoli concerti e registrazioni e dopo ben 4 refretting, sembra ancora più vissuta della strato d’epoca di Eric Johnson! Andy non si separa mai da quella chitarra, la porta sempre in cabina in aereo, in hotel, al ristorante, la tratta davvero come una figlia. Ricordo che una volta mi chiese in prestito la mia AT100 perché io la tengo regolata con il ponte floating e a lui serviva per suonare un pezzo dall’album ATB plays Sgt. Pepper, si tratta in particolare di “Within You Without You” in cui serve un effetto stile sitar.
 Il motivo della sua richiesta era il fatto che preferiva evitare di modificare la regolazione del ponte della sua perché temeva, una volta rimesso a posto, che qualcosa potesse cambiare.

Quando imbraccia una AT100 nuova, Andy si rende conto che magari i pick up hanno più attacco, più potenza, però lui è talmente abituato alle reazioni della sua chitarra, a come si sono evolute nel tempo, che oggi rappresenta davvero un prolungamento del suo corpo e del suo spirito musicale. Questa è una bella cosa, la invidio molto ad Andy. Quando si hanno tante chitarre diventa difficile sceglierne una per la vita, mettendo da parte tutte le altre, però sarebbe bello avere “la chitarra”, quella con cui si suona tutto e che suona meglio di qualunque altra.

Andy Timmons - Una vita in tour

Oggi Andy Timmons ha raggiunto la popolarità in tantissimi paesi, grazie agli innumerevoli concerti e clinics fatti ed anche grazie alle moderne tecnologie che permettono di condividere video e musica da qualunque parte del globo. Un successo meritatissimo che, anzi, dà a tantissimi appassionati la possibilità di fruire di uno degli stili più piacevoli e completi mai ascoltati. 
Scommetto che ora vi è venuta voglia di spararvi qualche brano di Andy, vero?
Alla prossima!

Stefano Sebo Xotta  

Andy Timmons - Una vita in tour

Foto di Orazio Truglio ed Alex Ruffini