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Il Jazz e l’importanza delle connessioni umane

Connessioni, distanze, musica, esperienza umana: concetti che di questi tempi possono assumere significati profondi e dal sapore mai sperimentato prima.

Ancora una volta la Musica ci azzecca: dà infatti da pensare il fatto che un disco come quello di cui si parla qui sia stato concepito sulla scorta di una filosofia di grande importanza nel mondo dell’epoca Covid giusto poco prima che la pandemia riscrivesse (si spera per il minor tempo possibile) le regole dell’interazione umana.

The Connection è un progetto avviato già nel 2019 dal batterista e compositore Aldo Bagnoni con la collaborazione di altri tre validissimi musicisti pugliesi. Il primo risultato di questo incontro è proprio l’album omonimo, al quale hanno contribuito Emanuele Coluccia ai sax e al piano, Mauro Tre (piano, Fender Rhodes e synth) e Giampaolo Laurentaci al contrabbasso.


Connessioni, dunque, come tema portante del disco e per esteso del progetto stesso, un concetto che porta ispirazione in due possibili chiavi di lettura.
La prima è di natura interattiva e contempla tutto ciò che riguarda lo scambio di esperienze e sensazioni tra esseri umani: nell’era del distanziamento sociale, non può non far riflettere la necessità di interazione, fisica o virtuale che sia, come fonte di conforto e arricchimento reciproco. La seconda interpretazione è più intima e ci porta a valutare l’importanza dell’equilibrio personale ai fini di un’adeguata e soprattutto consapevole condivisione di contenuti ed esperienze col mondo circostante.

Ma come si ricollega tutto ciò a un prodotto musicale? Nel modo più semplice: la cognizione di sé, dell’individuo che si è e del collettivo di cui si fa parte, è alla base di un efficace stimolo comunicativo.
E consapevoli lo sono senza dubbio Bagnoni e i suoi compagni di avventura, perché scelgono un linguaggio genericamente complesso come quello del Jazz per esprimere il loro “sé musicale”, facendolo con assoluta concretezza.

È un Jazz moderno quello di The Connection, contaminato cum grano salis da elementi di altra natura tanto nello stile (non sfuggono alcune svisate melodiche dal sapore etnico) quanto nei mezzi utilizzati, come l’inusuale ma credibilissimo sintetizzatore.
Dietro ogni brano c’è un significato profondo, legato ora all’essere umano (sia genericamente che in figure specifiche) e ora al mondo che abita, con i naturali riferimenti al luogo di origine.

Il disco sfora i sessanta minuti di durata complessiva, ma è un’ora abbondante che scorre con gusto e leggerezza, due elementi non facili da mettere in connessione (tanto per rimanere legati al filo conduttore) su un terreno affascinante ma potenzialmente impervio come quello jazzistico.