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Come fare un master per stampare la musica su vinile

Fare un master per stampare la nostra musica su vinile - Il video tutorial utilizzando Presonus Studio One

Sono tornati di moda i dischi in vinile, quelli che noi vecchi consumatori di puntine adoravamo, che acquistavamo e ascoltavamo insieme agli amici a casa di qualcuno che avesse un bell’impianto muniti di birra, pizza e patatine.

Era un momento “social” nel vero senso della parola, subito soppiantato negli anni successivi dal CD. Ma come ogni moda e come i rigurgiti, il vinile ogni tanto torna su. Non sono mai stato un amante del supporto vinilico, diciamolo subito, perché comunque è limitato tecnologicamente e costringe chi fa un master a “mutilarlo” per poterlo infilare sul disco. Ho sempre preferito, “analogicamente parlando”, il nastro, più dettagliato e meno tagliato del vinile.

Ma come potevamo rinunciare a un tutorial sul mastering per vinile? Molte sono state le richieste e quindi siamo pronti per spiegare e capire come creare un buon “cutting” o preparazione del master prima di inviarlo alla stampa su vinile.

Come funziona un Disco in Vinile

Cerchiamo prima di tutto di capire come funziona “acusticamente” un vinile, ossia cosa possiamo e non possiamo fare su un master affinché possa essere registrato sulla lacca che poi creerà il negativo per stampare i dischi in vinile. Più o meno sappiamo tutti come funziona, una testina si muove nel solco del disco lateralmente e verticalmente per leggere e ricreare il suono stereo.

I suoni più forti, dinamicamente parlando, sono depositati sui solchi più larghi e profondi. Se avessimo un suono troppo forte la testina salterebbe fuori dal solco. Le frequenze “basse” occupano più spazio di quelle “alte” e la testina ha difficoltà nel muoversi abbastanza velocemente creando distorsione nelle frequenze alte.

Per compensare questo problema la RIAA (Recording Industry Association of America) ha pensato a una curva di equalizzazione che possa tagliare i bassi fino a -20db prima che l’audio arrivi all’incisione della lacca, e alzare gli alti affinché sovrastino il rumore della superficie stessa.
Nella fase di playback una curva inversa creerà un boost sui bassi e riporterà tutto al livello originale (si fa per dire); tagliano quindi gli alti per ricreare quelle alte frequenze e quindi controbilanciando e riducendo il rumore della superficie. Gia si capisce quanto sia complicato ricreare fedelmente le frequenze inviate all’incisione.

Prepariamo il nostro Master

Ci sono diverse regole per rendere il Master pronto per il vinile, evitando che venga troppo massacrato da chi lo stampa nella fase di cutting.

1 – Prima di tutto non usiamo tracce “clippate” tagliate come se stessimo facendo un CD, questo creerà una fastidiosa distorsione che risulterà ancora più distorta una volta messa sul Vinile. Cerchiamo di mantenere sempre un RMS sui -10db. Se non stiamo attenti a questo chi stamperà il vinile sarà costretto a correggere le tracce con costi aggiuntivi e risultati dubbi.

2 – Lavorare a priori sulle alte frequenze, magari usando un deEsser non soltanto sulla voce ma anche sui piatti, le chitarre distorte, cercare quindi di limitare al massimo le sibilanti su tutto il master. Per fare questo utilizziamo un compressore di Studio One, selezionando un range di frequenze tra 6k e 12k sul filtro del Sidechain.

3 –  Tagliare gli alti e i bassi facendo un taglio da 20 a 40hz con un HiPass filter con 48db di ottava, ed un taglio con un Low pass filter da 15k in su sempre con 48db di ottava. Da notare che alcuni sommatori analogici e quindi alcuni stadi di somma dei mixer analogici applicano già questo tipo di intervento.

4 – Rendere MONO i bassi, ossia centrare i Bassi e le basse frequenze sul MID del segnale stereo. Questo per evitare che vi siano dei segnali bassi in controfase che possano far uscire la puntina dal solco. Le frequenze basse non sono molto direzionali come quelle alte, per cui possiamo anche renderle Mono.
Il modo migliore per fare questo è utilizzare lo Splitter di Studio One, in modalità frequency, ed anche se non esiste una vera e propria regola riguardo il crossover diciamo che tra 80Hz e 180Hz sia un buon punto di partenza.
Nello split delle basse inseriamo il DualPan per rendere Mono quella parte di frequenze. Possiamo anche fare lo stesso utilizzando un EQ in modalità MS. Chiaramente questo accorgimento migliora l’inserimento del Master sul Vinile ma danneggia tutte le frequenze basse dello stereo come ad esempio quelle dei tom. Per questo si cercava, nel passato di mixare i tom sulle medio alte.

5 – Facciamo un check MONO. Ossia per evitare che vi siano degli errori di fase, o anche sfasamenti voluti come nei processori psicoacustici, che possano creare grossi problemi con la incisione della “lacca”. Utilizziamo il correlatore di fase di Studio One per monitorare questo processo ed eventualmente correggiamolo.

6 – Preparazione del Progetto. Il vinile ha una durata prestabilita quindi a differenza del CD dobbiamo fare i conti anche con questa situazione. Un 12″ non può eccedere i 22 minuti per facciata su un 33giri, a causa proprio della grandezza dei solchi.
Per questo molti dei classici album non superano i 30-40 minuti in totale. Mentre un 7″ a 33giri dura 8 minuti e a 45giri 6,30 minuti. Ricordiamoci inoltre che questi valori sono riferiti a 0db (VU).

Potremmo raggiungere anche dinamiche e volumi più alti ma riducendo il tempo a disposizione per facciata, questo è lo scheda di riferimento. Questi sono i limiti imposti dalla RIAA. SI può anche forzare il minutaggio anche fino a 25 minuti ma andremo nella parte critica del disco arrivando a distorcere il materiale inciso più internamente.

Curva d'equalizzazione RIAA in fase di riproduzione
Curva d'equalizzazione RIAA in fase di riproduzione

7 – Cercare di seguire un ordine specifico in base alla dinamica. Posizioniamo quindi le canzoni più dinamiche e forti che abbiano anche uno spettro complesso all’inizio della facciata, sulla parte esterna per intenderci e quelle meno dinamiche e tranquille verso il centro del disco.
Le frequenze alte dai 15k in poi vengono attenuate di -3bd sui solchi interni al disco.
Questa è una scelta da fare, un compromesso a cui scendere tra arte e fedeltà audio. Alcuni mastering engineer possono anche decidere di non incidere l’ultimo pollice del disco per evitare di deteriore il materiale inciso a discapito ovviamente della durata.

8 – Creare un Image file che contenga la singola facciata, il file immagine dovrà contenere anche i silenzi o i crossfade tra le tracce oltre all’ordine esatto delle songs.

9 – È consigliabile chiedere una “lacca” di riferimento, è ovviamente più costoso e bisognerà pagare un extra, ma, avremo una prova certa di quello che finirà sul vinile e quindi controllare eventuali cambiamenti prima di procedere alla stampa definitiva.

Con questi accorgimenti potremo fare un buon master per il Vinile, forse non sarà identico al Master che abbiamo faticosamente creato in fase di Mmix, sarà limitato in alcuni aspetti acustici, ma sarà comunque gradevole da ascoltare.
Questa è anche la ragione percui un master su CD ben convertito suona decisamente meglio di quello preparato per il vinile.

Grazie infinite per l’aiuto e gli insegnamenti ricevuti da Silvano Ribera, Bernie Grundman e Luigi “Lewis” DiFilippo  del LRS Locomotore Recording Studios.

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