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Organologia: gli strumenti cordofoni

Bentrovati MusicOffili, come vi avevo anticipato nel precedente articolo oggi tratteremo la terza categoria degli strumenti musicali, i cordofoni; vi chiederete per quale motivo partiamo proprio dalla terza categoria e non dalla prima, ma considerando che la maggior parte degli utenti di MusicOff suona/studia strumenti

Bentrovati MusicOffili, come vi avevo anticipato nel precedente articolo oggi tratteremo la terza categoria degli strumenti musicali, i cordofoni.

Vi chiederete per quale motivo partiamo proprio dalla terza categoria e non dalla prima, ma considerando che la maggior parte degli utenti di MusicOff suona/studia strumenti a corda (non me ne vogliano flautisti, trombettisti etc…), ho solo preferito iniziare da questi, nulla di discriminante!Vi ricordo che l’Organologia è la scienza che studia la storia e le caratteristiche degli strumenti musicali indagandone l’aspetto fisico-acustico, meccanico, costruttivo ed esecutivo. La classificazione universale degli strumenti musicali (Hornbostel-Sachs) alla quale facciamo riferimento divide gli strumenti in cinque classi in relazione alla natura del suono (materiale/oggetto che lo lo produce).

Di seguito troverete la lista completa della classificazione HS (in grassetto ho evidenziato la tipologia trattata in questo articolo):

  • 1.1.1 Idiofoni a percussione reciproca
  • 1.1.2 Idiofoni a percussione diretta
  • 1.1.3 Idiofoni a percussione indiretta
  • 1.2 Idiofoni a pizzico
  • 1.3 Idiofoni a frizione
  • 1.4 Idiofoni a raschiamento
  • 2.1 Membranofoni a percussione
  • 2.2 Membranofoni a pizzico
  • 2.3 Membranofoni a frizione
  • (2.4) Membranofoni vocali)
  • 3.1.1 Cordofoni semplici
  • 3.1.2 Cordofoni a tastiera, a corde pizzicate
  • 3.1.3 Cordofoni a tastiera, a corde percosse
  • 3.1.4 Cordofoni a tastiera, a corde sfregate
  • 3.2.1.1 Cordofoni composti, corde parallele alla cassa armonica, a pizzico
  • 3.2.1.2 Cordofoni composti, corde parallele alla cassa armonica, ad arco
  • 3.2.2 Arpe
  • 3.2.3 Arpe liuto
  • 4.1 Aerofoni liberi
  • 4.2 Aerofoni labiali
  • 4.3.1 Aerofoni ad ancia semplice
  • 4.3.2 Aerofoni ad ancia doppia
  • 4.4 Aerofoni a bocchino
  • 4.5 Aerofoni a serbatoio d’aria
  • 4.6 Aerofoni a tastiera
  • 5.1.1 Elettrofoni a oscillatori
  • 5.1.2 Elettrofoni digitali
  • 5.2 Elettrofoni a generatori elettromeccanici
  • 5.3 Elettrofoni semielettronici

Come indicato dal termine stesso “cordofoni“, questi strumenti producono il suono tramite la vibrazione di una corda messa in tensione tra due estremità.Inizialmente le corde erano realizzate in budello (ovino o bovino). Successivamente, a partire dal periodo barocco, è iniziata quella che viene definita fasciatura: ovvero il rivestimento con filo metallico (dapprima rame e argento e poi cromo, alluminio ed altri metalli). 

Verso la fine del 1800, furono introdotte le corde in acciaio armonico (e rispettivi rivestimenti di spirali di bronzozincato fosforoso). Infine, verso il 1970 vennero introdotte le corde in materiali sintetici come il perlon-nylon.
Grazie alla maggiore o minore lunghezza della corda, alla sua tensione e al suo spessore viene definita l’altezza del suono (Hz – vibrazioni al secondo): una corda corta, sottile e con maggior tensione produrrà un suono più acuto rispetto ad una corda lunga, spessa e meno tesa.In base allo strumento, la produzione del suono avviene mediante tre metodi fondamentali:

  • Pizzicando: con le dita (polpastrelli o unghie), plettro o eventuali meccanismi (ad esempio il “salterello” di legno provvisto di linguetta nel clavicembalo);
  • Percuotendo: tramite appositi martelletti (es. pianoforte e fortepiano) o bacchette (es. Cimbalom);
  • Strofinando: con archetto (es. archi vari) o ruota sfregante (solitamente di legno ricoperta di pece come nella Ghironda e gli antecedenti Organistrum e Symphonia).

Le tre modalità sopra elencate vogliono rappresentare le principali tecniche esecutive di uno strumento. Ciò non toglie che possiate percuotere le corde di una chitarra con appositi martelletti (date un occhio all’Hammer Jammer o al più semplice The Engle) o, al contrario, pizzicare quelle di un violino o pianoforte. Secondo l’anatomia di uno strumento esiste una bipartizione dei cordofoni in due grandi gruppi:

  • Semplici: nei quali le corde sono tese direttamente sul supporto che le mantiene fisse (con o senza cassa di risonanza);
  • Composti: nei quali le corde sono tese tra tra la cassa risonante e un manico.

Nelle tabelle che seguono sono indicate categorie e sottocategorie principali dei cordofoni sottostando alla divisione in classi (semplici e composti). Vi avviso che non troverete tutti gli strumenti a corda esistenti, mi sembra comunque un punto di partenza più che sufficiente per andare aldilà di quelli che già conosciamo.

Non potendo di certo analizzare questi strumenti uno per uno per ovvi motivi, se siete incuriositi, il consiglio che posso darvi è quello di andare su YouTube in modo tale da visionare la tecnica esecutiva ed ascoltare le sonorità offerte dai vari cordofoni. Tra questi, prima di concludere, mi sembra doveroso citarne due in particolare: uno semplice (Doppio Borgato) e l’altro composto (Experibass, quest’ultimo non è presente nelle tabelle). 

Ve li consiglio poiché sono due strumenti inventati da due italiani in questi ultimi anni.Il Doppio Borgato inventato e brevettato nel 2000 dal costruttore Luigi Borgato vede l’utilizzo di due pianoforti a coda messi l’uno sopra l’altro. Uno viene suonato in modo tradizionale, mentre l’altro mediante pedali in stile organo per intenderci. Eccovi un video nel quale il pianista e organista Cameron Carpenter ci da una dimostrazione:

L’altro italiano che vorrei citare (e ve lo proporrò nuovamente anche in altre tipologie di strumenti) è Diego Stocco. Attualmente vive e lavora negli USA. Tra i vari strumenti da lui progettati (Experiviolin, Bassoforte, Arcophonico) vi consiglio visione e ascolto dell’Experibass. Questo strumento è basato sul corpo di un contrabbasso al quale sono stati aggiunti manici di violoncello, viola e violino. Questo fantastico assemblamento d’archi è stato utilizzato per la colonna sonora (di Hans Zimmer) del film Sherlock Holmes.

Anche per stavolta abbiamo concluso, nella speranza che questa “pappardella” sia stata interessante vi saluto e vi aspetto alla prossima puntata!