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La batteria dei Beatles – Pt.1

Qualche anno fa quasi per gioco mi misi con un mio grande amico e produttore (Sergio Taglioni) in studio di registrazione, con l'obbiettivo, registrando un Drum set, di avvicinarci il più' possibile ad un suono; la sfida consisteva nel realizzare oggi, con strumenti comuni e mezzi tecnici facilmente reperibili, una re

Qualche anno mi trovai in studio di registrazione con il mio amico e produttore Sergio Taglioni, con l’obbiettivo di avvicinarci il più possibile al suono di batteria dei mitici Beatles utilizzando strumenti comuni e mezzi tecnici facilmente reperibili.

Noi ci abbiamo provato: vi racconterò adesso per filo e per segno cosa abbiamo combinato. Siamo riusciti nell’intento? Se non lo avete ancora fatto ascoltate il file demo  “Forever” e se il risultato vi convince continuate a leggere.

Il suono al quale ci siamo ispirati e’ quello dell’epoca “Pepperiana” (1967) e dintorni, nello specifico il reprise di Srg. Pepper, il penultimo brano dell’album.

La Batteria

Siamo partiti dalla scelta dello strumento, la sfida è stata proprio di non usare una Ludwig simile a quella Ringo, benché ne avessimo la possibilità, ma di “arrangiarci” con strumenti più’ attuali e reperibili. Abbiamo quindi costruito una specie di “Frankestein” assemblando pezzi di batterie diverse, che secondo noi si avvicinavano al suono che stavamo cercando.

La Cassa

Pearl modello Master Custom da 24″, una cassa abbastanza somigliante al suono del secondo periodo dei Beatles, benché di una taglia più’ grande: si tratta di una cassa più’ moderna e aperta dal foro sulla pelle  anteriore, ricordiamo che la pelle della cassa di Ringo era normalmente chiusa e non forata (ad eccezione dell’ultimo periodo dove veniva asportata completamente la pelle risonante, ma non ha mai usato la pelle risonante bucata).
Questa differenza non ha creato comunque grossi problemi: abbiamo solo avuto l’accortezza di posizionare i microfoni dal lato opposto dell’apertura.

La Pearl che abbiamo usato ha un suono un po’ più’ aggressivo della Ludwig anni ’60, non solo per le dimensioni ma anche per le pelli; Ringo usava pelli per batteria sabbiate invece sulla nostra Pearl c’era una Remo Weater King Power Stroke, di questo abbiamo dovuto tenerne conto nel tuning e nel mix.

Il Rullante

Yamaha Manu Katche’ 14″x 5,5″ in ottone, dei modelli che avevo a disposizione certamente era il migliore per le dimensioni del fusto e per il timbro prodotto. Altri rullanti più’ piccoli tagliavano troppo il suono, rendendolo troppo piccolo, ed altri più’ grandi lo ispessivano troppo, portandolo molto lontano dai timbri Beatlesiani.

La differenza sostanziale è che questo rullante è in metallo, mentre il Ludwig di Ringo era in legno; pur tuttavia il timbro alla fine era quello che cercavamo.

Tom e Timpano

Tamburo 12″ e 14″, per dimensioni identici a quelli di Ringo ma non per costruzione perché questa batteria Tamburo è fatta a doghe verticali e non a strati sovrapposti come la Ludwig.

I Piatti

Abbiamo scelto tutti piatti UFIP. Hi hat vintage da 13″, Crash e Ride “Bionic Series” da 16 e 18 pollici.

In sintesi:

  • Cassa: Pearl modello Master Custom da 24″.
  • Rullante: Yamaha Manu Katche’ 14″ X 5,5.
  • Piatti: UFIP. Hi hat vintage da 13″, Crash e Ride Bionic Series da 16 e 18 pollici.
  • Le pelli dei tom e del rullante sono Ambassador sabbiate e quella della cassa una Remo Weater King Powersroke.

The Beatles Drumset

Photo by doryfourCC BY 2.0

Il Tuning

La fase di accordatura e di messa a punto dello strumento e’ quella che ha richiesto più’ attenzione e più’ prove, cercando di avvicinarsi di più’ al suono Beatlesiano del 1967; abbiamo iniziato con il “Drum Muffling” cioè’ la sordinatura delle pelli.

All’interno della cassa abbiamo posizionato una coperta di lana sul fusto appoggiata internamente alle due pelli per stoppare le lunghe code risonanti, fino a raggiungere un compromesso: troppo stoppata diventava eccessivamente  cattiva, troppa punta e poco corpo, discostandosi così dal sound cercato.

Essendo la nostra Pearl, per propria natura, più puntuta della cassa Ludwig di Ringo abbiamo anche provato a posizionare un telo sulla pelle battente, esattamente dove batte il pedale, nel tentativo di attenuare il transiente d’attacco, ma siamo poi tornati indietro: il risultato era troppo moscio ed aveva attutito troppo l’attacco della cassa.

Per il muffling dei tom e del rullante siamo partiti dal coprire la pelle con degli strofinacci o con degli asciugamani, ricopiando il set dei Beatles del ’67 e degli anni a venire. Per la cronaca, abbiamo usato degli asciugamani leggeri di cotone più’ vicino a degli strofinacci da cucina che a degli asciugamani da bagno in spugna, che avrebbero attutito un po’ troppo.
Anche qui, una soluzione di compromesso: coprendo totalmente la pelle l’attenuazione era eccessiva, quindi abbiamo deciso di coprirne 1/3 o 1/4; i teli sono stati fissati alla pelle con un normale nastro adesivo di carta.

Anche l’accordatura è stata un sottile gioco di equilibri fra la pelle sopra, quella sotto e la cordiera. Il risultato migliore lo abbiamo ottenuto tirando molto la pelle sotto e la cordiera (senza arrivare pero’ al punto in cui iniziava a frustare); per la pelle superiore siamo partiti da un’accordatura molto tirata (sullo stile di Stewart Copeland), per poi allentare fino a trovare il giusto equilibrio.

L’accordatura della cassa è stata effettuata a croce fino a che le pelli non sono diventate stese uniformemente e senza pieghe, ma non oltre. La pelle risonante, quella bucata, è stata tirata leggermente di più. Essendo forata è meno risonante di una pelle integra, in quel caso probabilmente ci sarebbe stato bisogno di un’ulteriore sordina come usava Ringo nei primi tempi, una fascia di feltro sistemata sotto la pelle dall’interno.

Per tom e timpano abbiamo usato un’accordatura standard ma non troppo tirata, consapevoli che con una “sordinatura” consistente l’accordatura delle code non sarebbe stata così rilevante.

In sintesi: sordinatura con strofinacci su tom e timpano, coperta dentro la cassa, cordiera e pelle inferiore del rullante piuttosto tirate, pelle superiore un po’ più allentata, accordatura Tom e Timpano standard, pelli della cassa tirate fino a stenderle  uniformemente, ma non di più.

Il Drumming

Il suono di un batterista comincia dalle mani e dalla testa di chi la suona. Se vogliamo avvicinarci al suono dei Beatles quindi, diventa opportuno suonare in modo consono. Fare delle prove ed ascoltarsi in questo caso, è fondamentale.

Il modo di suonare la batteria nel rock si è evoluto moltissimo in questi decenni, ma benché distante anni luce dal più moderno modo d’intendere lo strumento, Ringo aveva un drumming decisamente moderno per quegli anni, già’ lontano dal classico modo swing/big band degli anni ’50.  Fu, infatti, molto criticato dai fan dopo l’ingresso nei Beatles al posto di Pete Best, proprio perché considerato rozzo e rumoroso per i gusti dell’epoca.

Per ottenere quel suono, quindi, prestate molta attenzione a come suonate, ispirandovi alle registrazioni originali. Qualche suggerimento: suonate al centro della pelle, evitando il bordo, e siate energici più’ sul rullante (non troppo ovviamente) che sul charleston, che rischia di rientrare negli altri microfoni impasticciando l’insieme.

Interessante è anche notare la posizione del seggiolino del batterista, Ringo lo teneva abbastanza alto e questa posizione conferisce maggior energia alla parte alta del corpo (le braccia, e quindi rullante piatti e tom) e meno alla parte bassa (le gambe, e quindi la cassa).

Bene, terminata questa prima parte vi aspetto col prossimo appuntamento in cui analizzeremo microfoni, posizionamento e tecniche di registrazione, nonché ci divertiremo con i sample audio da me registrati in cui potrete ascoltare, a vari bpm ed isolati dalla base, alcuni dei suoni più famosi incisi da Ringo Starr sui dischi dei quattro geniacci di Liverpool.