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mobius formant

Facciamo “parlare” lo Strymon Mobius

Se parliamo di voce, strano a dirsi, ma possiamo intenderla quasi in senso letterale con la nostra chitarra e lo Strymon Mobius...

Esistono alcuni suoni ed effetti davvero particolari, ad esempio parlando del mondo dei synth analogici o combinando l’uso di vari pedali oppure ancora arrivando a quei delay con varie modulazioni integrate.

Ma se invece oggi parlassimo di emulazioni di voce?
Ebbene sì, per quanto può suonare strano, l’algoritmo Formant fa proprio questo, attraverso un passaggio in un LFO restituisce uno o due vocalizzi in base al settaggio del nostro pedale.

Per quanto riguarda i parametri gestibili, abbiamo:

  • Parametro 1 – Vowel 1: controlla l’LFO in modo tale da decidere quale “lettera” far cantare al nostro “cantante”, con cui è anche possibile randomizzare l’uscita audio
  • Parametro 2 – Vowel 2: come sopra
  • Parametro 3 – Waveshape: gestice l’LFO per la forma d’onda
  • Parametro 4 – Spread:  determina l’offset tra i segnali LFO del canale sinistro e destro

Parliamo di un effetto che difficilmente potremmo definire mainstream e sicuramente non è da utilizzare in ogni contesto né assai freqeuntemente, ma potrebbe risultare utile per i generi più estemporanei o per il progressive, in qualche brano strumentale per poter dare una nuance diversa.
È sicuramente un qualcosa che può spingerci a sperimentare, anche in qualche composizione di sola chitarra o con un synth.

Subito dopo il Formant abbiamo un effetto altresì particolare, ma sicuramente più di largo uso, ovvero l’Auto-Swell, che sarebbe la variazione di volume che noi facciamo o con il potenziometro del volume sulla nostra chitarra o con il pedale volume nella nostra pedaliera.

La differenza sostanziale rispetto al modo “analogico” di ottenere questa sonorità è che:

  • Il tempo puoi settarlo in maniera costante, quindi non c’è margine di errore
  • Puoi decidere con che velocità il suono deve variare
  • Puoi inserire un chorus come modulazione interna

Inoltre tra le opzioni, possiamo trovare:

  • Parametro 1 – Rise Time: imposta la costante di tempo di aumento dello swell indicato in secondi
  • Parametro 2 – Shape: imposta la forma dello swell, che può essere:

– Esponenziale: risposta tradizionale del “primo ordine”, inizia a salire rapidamente e poi rallenta man mano che si avvicina al volume massimo

– Quadratic: una risposta di rigonfiamento di “secondo ordine”, questo dà una salita e un avvicinamento più fluidi al volume pieno

– Ramp: una salita lineare che ha una pendenza costante da salita a pieno volume 

– Logaritmica: l’opposto della risposta esponenziale, questa scelta sale lentamente quando si avvicina al volume pieno

Questo tipo di effetto ha il plus di essere molto utile in diversi contesti musicali, molto spesso è un effetto utilizzato per le intro/outro dei brani rock e pop.

Inoltre, permette anche di creare una sorta di “ambiente”, soprattutto se lo si usa modulato con un chorus. Sicuramente è molto più preciso di mettersi a girare con il potenziometro (il tasso di errore è nullo) e soprattutto il suono non dipende da una componente meccanica/elettronica che se non di qualità o erosa dal tempo tenderà a gracchiare, oppure che ha un tipo di corsa che non ci aiuta affatto.

Come timbrica possiamo dire che rispetta il suono del nostro strumento senza effettuare tagli di qualche tipo, il chorus non ha un’ampiezza troppo evidente (non come quello dedicato) ma fa bene il suo dovere senza risultare inutilizzabile o invadente.

Nell’ultima puntata del Mobius vedremo gli ultimi due algoritmi, i più particolari di tutti, molto strani ma altrettanto affascinanti…

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