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60 anni di chitarre Camps: la tradizione spagnola incontra la liuteria moderna

Da laboratorio di giocattoli a liuteria moderna: Camps unisce tradizione spagnola, innovazione tecnica e strumenti pensati davvero per musicisti.

La storia di Camps è una di quelle che partono quasi per caso e finiscono per ridefinire un pezzo di liuteria spagnola contemporanea. Una famiglia che non nasce in una classica bottega di liuteria, ma che da un laboratorio di giocattoli di legno arriva a costruire chitarre classiche ed elettroacustiche suonate in mezzo mondo.

Dalle carrozze alle chitarre

All’inizio, in casa Camps di chitarre non c’era traccia: il nonno faceva il carrettiere, non il liutaio, e il legno serviva più a far muovere le persone che a far vibrare le corde.
Il cambio di rotta arriva con Juan Camps Coll, nato nel 1926, che da giovane studia musica con il compositore Josep Saterra e si appassiona a solfeggio e intonazione, finché la morte del padre non lo costringe a prendere in mano il laboratorio di carrozze in un’epoca in cui i carri stanno già sparendo dalle strade.​

Per non affondare con il mestiere di famiglia, Juan si reinventa: comincia a produrre giocattoli di legno, e tra questi compaiono delle piccole chitarre giocattolo che, per deformazione professionale, decide di accordare davvero.
Non sono strumenti da concerto, ma si possono suonare, e funzionano talmente bene che diventano il prodotto più richiesto.
La svolta arriva in maniera del tutto imprevista: un incidente in laboratorio, un problema a un occhio, la necessità di andare fino a Barcellona da un oculista, che all’epoca equivaleva quasi a un viaggio all’estero.​

Nella sala d’attesa di quello studio, Juan incontra un liutaio di Barcellona: si scambiano due parole, poi altre nelle visite successive, e da lì nasce un rapporto che lo introduce alla chitarra classica costruita secondo la tradizione catalana, con metodi e riferimenti che affondano le radici nella scuola di Torres.
È il momento in cui il giocattolaio smette di pensare alle chitarre come souvenir e comincia a vederle come strumenti veri. Nel 1945 prende forma il marchio Guitarras Camps, con il laboratorio a Banyoles, in provincia di Girona.​​

Dalle chitarre da souvenir agli strumenti per musicisti

Le prime chitarre Camps si vendono soprattutto ai turisti della Costa Brava: strumenti onesti, ben rifiniti, perfetti come ricordo di viaggio ma ancora lontani dal mondo dei musicisti professionisti.
Juan però non è il tipo da accontentarsi del “tanto basta”: continua a sperimentare, sceglie legni migliori, affina spessori, incollaggi, bombature, cercando costantemente di alzare l’asticella qualitativa.​​

Quando entrano in scena i figli, Jordi e Javier, la prospettiva cambia definitivamente. Dopo aver studiato a Barcellona, rientrano in laboratorio con un’idea piuttosto chiara: non costruire oggetti da vetrina, ma strumenti pensati da subito per il musicista.
È in questo contesto che Camps si ritrova tra i primi in Spagna a realizzare chitarre elettroacustiche per corde in nylon, in anni in cui l’idea stessa fa alzare qualche sopracciglio.​​

Le innovazioni non si fermano lì. In catalogo arriva un truss rod a doppia azione, concepito apposta per le tensioni particolari delle corde in nylon, ben diverse da quelle in acciaio.
Sui modelli elettrificati compare un sistema di amplificazione proprietario con 6 sellette indipendenti, pensato per rendere più uniforme e controllabile la risposta di ogni singola corda.

Il laboratorio, nel frattempo, si sposta a Porqueres, vicino Girona, ma resta volutamente piccolo: una dozzina di persone fra famiglia e collaboratori, più officina che fabbrica, con una produzione che rimane sotto controllo umano in ogni fase.​​

La filosofia è dichiarata senza troppi giri di parole: Camps vuole costruire herramientas para músicos, strumenti da lavoro che finiscano su palchi, in studi di registrazione, nei conservatori, non semplicemente appesi a un muro.​

Una famiglia di modelli: da Aguado ad Albéniz

La gamma Camps dedicata alla chitarra classica, distribuita anche in Italia da Seiscuerdas, prende in prestito i nomi da grandi compositori spagnoli e racconta, modello dopo modello, un percorso che va dallo studente motivato al professionista che vive di musica.
Tutti condividono alcune costanti: tavole armoniche in abete o cedro massello, truss rod regolabile, costruzione interamente realizzata in Spagna, attenzione al musicista reale più che alla vetrina.

Alla base troviamo la Aguado (€395), una classica con tavola in abete, fasce e fondo in sapele, tastiera in palissandro e manico in cedro, finitura satinata e binding su tavola e fondo. È la tipica chitarra che permette allo studente di fare un primo salto di qualità senza dissanguare il portafogli: strumento serio, essenziale, ma con tutto quello che serve per affrontare repertori didattici strutturati.

Un gradino sopra si colloca la Garcia (€490), che introduce una tavola in abete o cedro massello e sapele di grado A per fasce e fondo, mantenendo satinatura, binding e impostazione generale del modello più accessibile.
È la chitarra ideale per chi ha superato la fase “inizio assoluto” e comincia a pretendere coerenza timbrica, maggiore proiezione e una dinamica un po’ più generosa, pur restando in un range di prezzo relativamente controllato.

Fascia intermedia: quando lo strumento inizia a farsi esigente

Salendo ancora di livello si incontra la De Sarasate (€570), che pur restando in una fascia accessibile inizia a ragionare da strumento per studenti avanzati e semi-professionisti. La tavola è sempre in abete o cedro massello, ma compaiono dettagli come il purfling e un sapele di grado AA per fasce e fondo, mentre la finitura passa alla lucida, con tutto quello che comporta in termini di estetica e risposta sonora.
È una chitarra che regge bene repertori più complessi e prime esperienze in sala da concerto, senza costringere subito a salti economici drastici.

La Rodrigo (€780) è il modello in cui Camps comincia a giocare sul serio con le essenze: fasce e fondo in ziricote, legno denso e scenografico, che porta con sé una risposta timbrica più scolpita, con attacco definito e una proiezione che si fa sentire.
La tavola resta abete o cedro massello, tastiera in palissandro, finitura lucida, truss rod di serie.

In più è disponibile la versione elettrificata, che innesta il sistema di amplificazione proprietario e la rende una compagna adatta ai palchi e alle registrazioni dirette dove serve controllo sul volume senza perdere il carattere dello strumento.

Fascia alta: De Falla, Tárrega, Albéniz

Quando si entra nella parte alta del catalogo, la scelta dei legni e delle soluzioni costruttive racconta chiaramente a chi sono destinate queste chitarre: professionisti, concertisti, insegnanti e studenti di livello avanzato.

La De Falla (€950) monta una tavola in abete massello con fasce e fondo in palissandro indiano, tastiera in ebano e manico in cedro con finitura lucida. È uno strumento che punta all’equilibrio: timbro pieno, buone riserve di volume, gamma dinamica ampia, il tutto con una struttura che risponde bene alle esigenze di chi suona repertori classici o moderni di un certo peso.

La Tárrega (€1.280) spinge ulteriormente su questa linea, adottando palissandro indiano massello per fasce e fondo, abete o cedro per la tavola, ebano per la tastiera. È disponibile anche nella versione Nature, con finitura satinata al posto della lucida: scelta che incontra chi preferisce un feel più diretto sotto le dita e un’estetica meno “a specchio”, senza rinunciare a struttura e materiali. Qui siamo già nel territorio delle chitarre da repertorio importante e registrazioni raffinate, dove conta ogni dettaglio.

In cima alla famiglia si colloca la Albéniz (€1.650), che riprende lo ziricote per fasce e fondo ma lo abbina a una tavola in abete o cedro massello, tastiera in ebano e soprattutto a un manico in cedro con rinforzo in ebano, pensato per garantire stabilità a lungo termine e una trasmissione delle vibrazioni più controllata.
È il tipo di strumento che non si limita a “far bene il suo dovere”, ma invita il musicista a spingere su nuance, colori e micro-dinamiche, con una voce che resta personale e riconoscibile.

Un’idea chiara di strumento moderno

La forza di Camps sta probabilmente in questo equilibrio senza troppi drammi tra tradizione e modernità. Da una parte ci sono metodi di costruzione che guardano alla grande scuola spagnola: tavole sottili, lavorazione attenta delle catene, scelta ragionata delle essenze, finiture che non sono solo cosmetiche ma incidono sulla risposta dello strumento.

Dall’altra, troviamo scelte che molti liutai più ortodossi guardano ancora con sospetto: truss rod a doppia azioner, sistemi di amplificazione integrati e in generale strutture di laboratorio che non rinnega alcune logiche semi-industriali pur mantenendo controllo artigianale sui passaggi chiave.​​

In mezzo, c’è l’idea che una chitarra non debba per forza essere un feticcio museale, ma uno strumento di lavoro: qualcosa che accompagna il musicista in studio, in tournée, a lezione, nelle prove e sui palchi che capitano, dai più gloriosi ai più improbabili.

La storia di Camps, partita da un nonno che aggiustava carri e da un padre che costruiva chitarre giocattolo, è la dimostrazione che la tradizione non è solo ciò che si eredita, ma anche ciò che si costruisce a forza di test, errori e ostinazione quotidiana.​

​Per info e disponibilità degli strumenti Camps, contattate il distributore Seiscuerdas.



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