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Chitarra classica: come preparare un brano per un’audizione

Preparare un brano per un’audizione (un saggio, un esame, un concerto) richiede un attento lavoro di preparazione: a seconda che il brano sia da impostare da capo, o già presente nel nostro repertorio, bisognerà operare al fine di ottenere un esecuzione sotto il profilo tecnico il più possibile perfetta e priva di sbavature, curandone poi l’aspetto interpretativo a seconda della prassi esecutiva richiesta.

I consigli di seguito possono andar bene anche se il brano o i brani che pensiamo di suonare fanno parte del nostro repertorio da tempo. Non bisogna aver paura di cambiare qualcosa, quante volte l’ho fatto!

Studio preliminare e lettura

Per prima cosa studio e analisi della partitura a tavolino: dare una prima occhiata alla scopo di individuare aspetti agogici, tempo, tonalità, elementi strutturali.

C’è poi la lettura analitica con lo strumento, allo scopo di individuare la parti più complesse dove il livello tecnico necessario richiede particolare attenzione, senza mai aver fretta di suonare già alla velocità finale. Magari non vediamo l’ora perchè è un pezzo che ci piace particolarmente, perchè lo abbiamo sentito eseguito da un nostro idolo, e ci perdiamo dietro mille attenzioni a passaggi che invece necessitano approfondimento! La fretta produce discutibilissimi risultati!

La diteggiatura! Entrambe le mani! Segnate tutto quello che manca o che vi serve con scrupolosa dovizia non dando niente per scontato! Se quella proposta dal revisore della partitura non ci convince del tutto, personalizzate, sperimentate, cambiate, adattate, anche perchè se è vero che una buona diteggiatura può essere un dato oggettivo, ogni mano, ogni mente musicale è diversa, e non è detto che le scelte dell’uno vadano bene per l’altro!

Sempre a proposito della diteggiatura, visto che lo chitarra può! Sperimentate colori e timbri diversi, a volte oltre ad una soluzione tecnica diventano anche un modo per interpretare meglio lo stile del brano (antico, classico,romantico, contemporaneo).

Strategia, memoria ed emotività

Una volta individuata la strategia tecnico- esecutiva (che ovviamente possiamo sempre cambiare in corso d’opera perchè magari ne scopriamo un’altra migliore nell’ambito di un certo passaggio) bisogna iniziare a studiare!

Per prima cosa: fare il pezzo a pezzi! Mai e ripeto mai cominciare e finire ogni volta da capo, ma individuare delle “isole” tante quante ne vogliamo anche a seconda della durata del brano, che ci consentiranno meglio di assimilare ogni peculiarità sia tecnica che interpretativa.
Questo è anche un ottimo sistema per migliorare nettamente la memoria esecutiva che se frammentata, risulterà molto più solida ed affidabile: prenderemo una volta studiate le nostre “isole” e numerandole le combineremo ad esempio: 1,2 – 2,3 – 3,4 – 1,2,3 – 2,3,4 – 1,2,3,4 ecc.,
Anche se è un brano che conoscete bene e che suonate da tempo, smontatelo e ristudiatevelo a pezzi, lentamente. A volte scopriamo di non riuscirci!

Ricordate questo: studiare un brano cento ore di fila non è come studiarlo un’ora per cento giorni!
Alla sicurezza esecutiva contribuisce tantissimo uno studio accurato e metodico come suggerito, e quello è un dato oggettivo; il controllo dell’emotività è invece un capitolo a parte poichè rientra in un ambito assolutamente soggettivo.

Il cosidetto “panico da palcoscenico” dipende da tantissimi fattori spesso di carattere personale, non di facile individuazione.
Senz’altro suonare in pubblico ci abitua a dover “performare” in presenza di occhi e orecchie puntate sull’esecutore, quindi – come spesso dico ai miei alunni – quando vi chiedono di suonare ad incontri con amici, saggi di scuola, in famiglia e comunque in ogni sorta di occasione si presenti, non vi rifiutate mai!
La pratica aiuta tanto, così come una bella camomilla!

Qualche breve cenno sulle mie attività

Sono nato a Roma nel 1964 e la chitarra mi accompagna da sempre: mio padre, il M° Luigi Gallucci, è stato il mio primo maestro e il primo a trasmettermi quella curiosità sonora che ancora oggi mi spinge a cercare nuovi orizzonti musicali.
Dopo il diploma con lode al Conservatorio “Santa Cecilia” sotto la guida del M° Carlo Carfagna, ho avuto la fortuna di studiare con grandi chitarristi come Eliot Fisk, Roland Dyens e Sharon Isbin. Ho partecipato a molti concorsi, vincendone diversi, tra cui il VI Concorso Internazionale “S.A.R. La Infanta Doña Cristina” di Madrid, e nel tempo ho affiancato alla mia attività solistica quella cameristica, fino a suonare con il Roberto Fabbri Guitar Quartet, con cui ho inciso vari dischi per SONY.

Non mi sono mai fermato alla sola chitarra classica: suono anche il basso elettrico e da anni collaboro con il gruppo Metamorfosi, una storica band di rock progressive. Parallelamente insegno chitarra classica nelle scuole medie statali e collaboro come Consulente Artistico per SEISCUERDAS, distributore di chitarre classiche e flamenco artigianali spagnole.

Il mio libro, Metodo integrativo per chitarra a dieci corde, nasce da una sfida personale. Mio padre, diventato liutaio, costruì nel 2008 la sua prima chitarra a 10 corde: appena la provai, capii che quello strumento aveva un mondo dentro.
Non è stato facile – all’inizio la tastiera mi sembrava immensa – ma negli anni ho imparato a conoscerla, a capirla e ad amarla. Da qui è nata l’idea di un metodo pensato non per chi inizia, ma per chi vuole spingersi oltre la chitarra tradizionale, esplorando le possibilità armoniche e timbriche che solo una decima corda può offrire.



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