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Come Mark Knopfler cedette al fascino della Les Paul

Knopfler adottò la Les Paul su spinta del suo tecnico: scelta decisiva per il tono emotivo e lo stile di Brothers in Arms.

Mark Knopfler viene solitamente associato alla Fender Stratocaster, simbolo del suo tocco pulito e del fingerpicking raffinato.

Tuttavia, con Brothers in Arms la sua tavolozza sonora si arricchì in modo decisivo grazie alla Les Paul ’59 Reissue del 1983, introdotta nel suo arsenale per spinta del suo tecnico Ron Eve. Quella scelta avrebbe dato al disco non solo un colore diverso, ma anche una nuova dimensione emotiva.

Ben presto, sarebbero poi arrivate dei pezzi originali come una bellissima ’58…

La spinta del tecnico e le resistenze iniziali

Ron Eve, che seguiva Knopfler in quegli anni, ammette di aver insistito perché il chitarrista sperimentasse la Gibson.
“Confesso che lo spinsi di più verso il suono della Les Paul. All’inizio sentivo una resistenza. Ma insistetti” (Ron Eve, fonte Guitarist).

Nonostante la naturale diffidenza, Knopfler rimase colpito dalla profondità sonora e dal sustain delle note, soprattutto con il selettore sul pickup al manico e i toni leggermente chiusi.

Un suono che cambiò l’album

Secondo John Illsley, bassista dei Dire Straits, la differenza rispetto alla Stratocaster era evidente: “La Stratocaster è quasi come una ballerina, mentre la Les Paul ha un peso emotivo enorme e sembrava la risposta perfetta per Brothers in Arms” (John Illsley, fonte Guitarist).

Per brani come Money for Nothing e la title track, non serviva una cascata di note: bastavano poche frasi ben scolpite, sostenute dal timbro denso della Les Paul.

Evoluzione nello stile di knopfler

L’ingresso della Les Paul coincise con un momento di transizione. Knopfler iniziava a cercare spazi diversi nella musica dei Dire Straits, meno incentrati sulla velocità e più sull’espressività. Lui stesso ha raccontato: “Cominci a renderti conto di quanto spazio ci sia in una battuta, dove puoi mettere le note o, se hai una band di qualità, dove puoi appoggiarti sul tempo” (Mark Knopfler, fonte Guitarist).

Il contesto orchestrale della band, arricchito da tastiere più presenti e da arrangiamenti più complessi, lo spinse verso nuove soluzioni armoniche e una diversa concezione dei soli.

Il risultato fu un disco in cui la chitarra non dominava per quantità di note, ma per peso emotivo e intensità espressiva. Knopfler non rinunciò mai del tutto alla Strat e al suo lato più country e roots, ma la Les Paul aprì una prospettiva diversa, capace di ridefinire la sua cifra stilistica.
È difficile immaginare i brani simbolo di Brothers in Arms con un altro strumento: la Strat, con tutta la sua eleganza, non avrebbe potuto generare la stessa tensione emotiva.

Quarant’anni dopo, Brothers in Arms resta un album in cui la chitarra non è soltanto veicolo melodico, ma anche strumento narrativo. L’ingresso della Les Paul non fu un semplice cambio di sonorità: rappresentò un momento di svolta per Knopfler, un equilibrio tra tecnica e intensità che ancora oggi continua a influenzare chitarristi di ogni generazione.



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