Da dove nasce davvero una linea di basso? La domanda sembra semplice, ma chiunque abbia provato a costruire un walking credibile o una frase improvvisata sa che la risposta si trova molto più in profondità: nell’orecchio, nella memoria musicale, nella capacità di collegare armonia e melodia come se fossero un’unica cosa.
Il grande musicista Dario Deidda lo spiega con una chiarezza quasi disarmante, riportando ogni discorso alla stessa radice: la linea deve “cantare” dentro di noi prima ancora di essere suonata.
Il walking come melodia nascosta
Nelle sue lezioni, Deidda ricorda subito che il walking bass nasce come linea melodica, non come riempitivo meccanico. Non è un esercizio da completare battuta dopo battuta, ma una costruzione dinamica che collega i bassi fondamentali degli accordi attraverso un linguaggio condiviso da generazioni di contrabbassisti.
“Il walking deve diventare un divertimento, non una sofferenza, una rincorsa delle toniche” (Dario Deidda)
Il walking moderno, spiega, non ha paura di allontanarsi dalla tonica quando serve, e affonda le radici nell’improvvisazione: le linee dei grandi – da Paul Chambers a Ray Brown – erano già frutto di un pensiero melodico articolato. Non “riempivano”: cantavano sotto il tema, sostenendo gli assoli e guidando l’armonia con una voce autonoma.
La logica dell’orecchio: la linea parte da dentro
Per costruire una linea convincente, la prima bussola è l’orecchio. Non si parla solo di riconoscere gli intervalli, ma di interiorizzare i fondamentali, saperli canticchiare, sentirli scorrere mentre le mani cercano il percorso più naturale verso il cambio d’accordo.
Su Autumn Leaves, Deidda suggerisce come il walking professionale non sia altro che un continuo avvicinamento melodico alle toniche successive. L’obiettivo non è evitare l’accordo, ma prepararlo: cromatismi, scale a otto suoni, approcci inferiori e superiori, movimenti di terza o di quinta diventano strumenti per arrivare alla nota giusta nel modo più musicale possibile.
Quando il walking incontra l’improvvisazione
A questo punto il confine tra walking e improvvisazione diventa sottile. Entrambi si basano sulla stessa logica: lavorare su una frase cantabile, non su una successione di scale. Per questo, quando Deidda passa all’improvvisazione, non cambia metodo: cambia solo la libertà.
L’improvvisazione non nasce dalle scale o dai pattern, ma dalla capacità di trasformare una melodia interiore in un discorso coerente. Le scale servono, certo, ma solo come base per sviluppare l’orecchio. La direzione non è teorica: è emotiva. L’improvvisazione è una scelta, non una formula.
Costruire una frase: dal tema alla variazione
Deidda invita a partire da melodie semplici: una cellula del tema, una nota importante dell’accordo, un frammento riconoscibile. Da lì si può deviare, abbellire, giocare, contrastare, ma senza mai perdere il filo del discorso. Anche l’errore può diventare materiale creativo, purché venga ascoltato e trasformato.
Esercizi pratici per creare linee vive
Per allenare davvero questa mentalità, serve un lavoro mirato che unisca orecchio, tecnica e consapevolezza armonica. Ecco tre esercizi basati esattamente sul metodo di Deidda.
1. Canticchia prima di suonare
Scegli un brano semplice (anche Autumn Leaves va bene).
Canta le toniche dell’armonia dall’inizio alla fine, senza basso in mano.
Quando riesci a “sentire” i cambi con sicurezza, prova a suonare un walking tenendo la voce attiva internamente.
L’obiettivo è naturale: la mano deve seguire ciò che senti, non viceversa.
2. Una linea, mille strade
Prendi una battuta di walking e ricostruiscila in tre versioni diverse:
- una che arrivi alla tonica tramite cromatismo ascendente,
- una tramite cromatismo discendente,
- una usando un intervallo (terza o quinta).
Questo allena il concetto chiave del walking: non c’è una sola strada giusta, ma molte scelte musicali corrette.
3. Tema → variazione → tema
Suona il tema del brano, poi crea una variazione di due battute usando solo le note chiave dell’armonia.
Ripeti, ma invertendo il processo: improvvisa prima, cita il tema dopo.
È un modo concreto per sviluppare la capacità di fraseggiare senza perdere la forma.
La tecnica al servizio della voce
La tecnica non è un fine, ma uno strumento: un mezzo per lasciare che il discorso musicale fluisca senza ostacoli. Il controllo della destra, l’indipendenza della sinistra, la stabilità del groove non sono virtù estetiche: sono ciò che permette al basso di pensare melodicamente anche quando accompagna.
Una linea ben costruita non è mai casuale, ma neppure rigida. Ha la libertà dell’improvvisazione e la precisione del walking, l’elasticità del jazz e la stabilità di un basso che sostiene l’intero ensemble.

E adesso tocca a te
Chi vuole imparare a costruire linee efficaci – sia nel walking che nell’improvvisazione- dovrebbe allenare l’orecchio almeno quanto le dita, cercando di cantare quello che suona e suonare quello che sente. Prova a partire da un brano semplice, canticchia le toniche, poi costruisci linee che ti portino naturalmente ai cambi d’accordo. Gioca con i cromatismi, prova a variare una frase melodica, lascia che un errore diventi un’idea.
E quando ti va, condividi nei commenti le tue linee, i tuoi dubbi, le tue scoperte. La linea di basso nasce sempre da una voce interiore: farla crescere è il percorso più personale e gratificante che un musicista possa intraprendere.
Per approfondire, il corso completo di Dario Deidda “My Way” offre un viaggio tecnico e musicale che vale ogni minuto di studio.












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