HomeAll NewsLeonard Cohen, il ricordo di un poeta

Leonard Cohen, il ricordo di un poeta

Vincitore di numerosi riconoscimenti, Cohen è stato inserito nella Rock and Roll Hall of Fame, nella Canadian Songwriters Hall of Fame e nella Canadian Music Hall of Fame. Nel 2011 ebbe il Premio Principe delle Asturie per la Letteratura. La Recording Academy ha diffuso un comunicato in cui parla dell'influenza di Coh

Un guru, un maestro e un filosofo, alcuni lo hanno anche accostato ai nomi più famosi della letteratura americana ed internazionale: Leonard Cohen è stato un genio, la sua capacità di raccontare e far immaginare attraverso l’uso delle parole e della vocalità hanno fatto di lui un poeta ancora prima che un cantante. 

Leonard Cohen, il ricordo di un poeta

Cohen ci ha lasciati e con lui la forte presenza che nonostante i suoi 82 anni riusciva a far emergere su ogni palco che calcava. Diceva di aver scritto tutto, di aver parlato di ogni cosa e si chiedeva come mai la gente dopo anni fosse ancora in grado di cantare i suoi brani. La verità è che chi canta i temi universali non ha una vita breve; la sua vita, la sua voce e l’immagine da artista rimangono indelebili nella memoria per intere generazioni, da cui si trae insegnamento o ispirazione.

Leonard Cohen nasce come scrittore, frequenta l’università e scrive poemetti che recita cimentandosi in vari reading, un fatto che lascerebbe presagire quello che sarebbe stato il suo essere performer su un palco. §
I suoi primi romanzi non ebbero molto successo nonostante venisse riconosciuto in lui un forte talento creativo e artistico. “Il gioco favorito” (1963) e “Belli e perdenti” (1966) furono i due primi romanzi che gli permisero poi attraverso l’incoraggiamento della sua amica Judy Collins di arrivare alla forma canzone, mettendolo nelle condizioni di essere preso in considerazione dalla Columbia (già casa discografica di cui faceva parte il suo amico Bob Dylan).

Leonard Cohen, il ricordo di un poeta

Il primo disco di esordio arriva nel 1967, Song of Leonard Cohen e conteneva pezzi memorabili come “Suzanne” e “So Long Marianne” ma non fu un successo commerciale. Il successo arriverà due anni dopo con Songs from a room (1969) e Bird on the wird (1969), poi Songs of love and hate nel 1971 e Various Position del 1984, che contiene “Halleluja“, celebre brano che tutti nella vita abbiamo interpretato almeno una volta e di cui diventerà famosissima la versione cantata da Jeff Buckley (nonché in tempi di nuovo millennio l’essere divenuta colonna sonora del lungometraggio animato Shrek nella versione di Rufus Wainwright).

Leonard Cohen, il ricordo di un poeta

La storia di Cohen è la storia del cantautorato che nasce in America, forse ancora più che per Bob Dylan. Alcuni hanno ammesso, dopo la recente assegnazione del Nobel, che Cohen stesso avrebbe meritato un riconoscimento simile.
Cohen cantava la vita, l’amore e la morte. La sua vita era strettamente legata anche al tema religioso. Alla fine degli anni ’70 si era avvicinato al buddismo frequentando il monastero zen di Mount Baldy, a pochi chilometri da Los Angeles divenendo monaco negli anni ’90 con il nome di “Jikan Il Silenzioso”. 

Questa scelta non era un abbandonare la religione di famiglia, anzi, lui affermò che non stava cercando una nuova religione ma di essere sempre e comunque legato all’ebraismo. Proprio in “Halleluja” viene fuori la matrice culturale ebraica, proveniente dalla sua famiglia (padre polacco e madre lituana), entrambi ebrei emigrati in Canada.
Anche “Story of Isaac” e “Who by Fire” hanno una connotazione religiosa. Le parole e la melodia dei due brani rievocano il Unetaneh Tokef, una poesia liturgica dell’XI secolo su Rosh Hashana e Yom Kippur. 

Tra i suoi brani più famosi sono da ricordare “Famous Blue Raincoat”, “The Partisan”, “Bird on the Wire”, “Waiting for the Miracle” e “Sisters of Mercy”. Tra i suoi album più celebri Songs of Leonard Cohen (1967), Songs from a room (1969) e Death of a ladies’s man (1977) e I’m your man (1988).

Il suo ultimo album, You want it darker uscito qualche settimana fa è stato il 2° dei suoi album entrati nella top ten statunitense. Prodotto dal figlio Adam, vede nella title track il coinvolgimento di Cantor Gideon Zelermyer & The Shaar Hashomayim Synagogue Choir di Montreal, che con le loro voci evocano i suoni con cui Leonard è cresciuto.
Chitarre, organo e archi sono il tappeto sonoro su sui si muovono tutti i brani. Il fulcro sono la voce ipnotica e avvolgente di Cohen e le background vocals delle coriste coinvolte nel progetto. La vita, l’amore, il viaggio e la morte sono i temi di You want it darker, titolo del disco, ma anche della canzone più emozionante e spirituale (c’è anche anche il coro di una sinagoga).
Allo stesso livello “Travelling light”, storia di un viaggio alla ricerca di qualcosa che si conclude con la gioia della solitudine. “On the level”, un pezzo che parla dei desideri passionali visti con gli occhi di una persona anziana. Chiude il disco una versione per archi di “Treaty”, il secondo brano della tracklist. 

Leonard Cohen, il ricordo di un poeta

Vincitore di numerosi riconoscimenti, Cohen è stato inserito nella Rock and Roll Hall of Fame, nella Canadian Songwriters Hall of Fame e nella Canadian Music Hall of Fame. Nel 2011 ebbe il Premio Principe delle Asturie per la Letteratura. La Recording Academy ha diffuso un comunicato in cui parla dell’influenza di Cohen “da oltre cinque decenni” come “uno dei poeti pop più venerati e un punto di riferimento per molti cantautori“.
Il suo “straordinario talento – si legge nella nota – ha avuto un profondo impatto su innumerevoli cantanti e cantautori“.
Qui riascoltiamo “You want it darker”, che fa da titolo all’ultimo album.