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Tim O’Brien e la ricerca della tradizione

Le origini e le esperienze di uno degli interpreti più influenti della musica tradizionale nordamericana, cantante e poli-strumentista di grande valore.

Le origini e le esperienze di uno degli interpreti più influenti della musica tradizionale nordamericana, cantante e poli-strumentista di grande valore.

Così come la musica degli Stati Uniti ha radici europee e afroamericane, Tim O’Brien ha origini irlandesi, anche se la sua terra natia è il West Virginia e oggi vive a Nashville, una delle principali capitali della musica.

Acoustic Night 2019

I protagonisti di Acoustic Night 2019 sul palco © Photo by Michael Schlueter su gentile concessione di Chitarra Acustica

Ha girato il mondo suonando qualsiasi strumento potesse soddisfare la sua irrefrenabile sete di conoscenza: chitarra, mandolino, banjo, violino; sotto le sue dita sono passate corde di ogni genere, dai tempi del suo storico gruppo Hot Rize fino a oggi.

Cantante, autore, Tim è una persona non tradizionale che segue la tradizione, con lo sguardo rivolto al passato degli eroi acustici come Doc Watson e Norman Blake, di cui sente di aver preso il testimone, e la consapevolezza del presente.

Stupisce la genuina voglia di condivisione che accomuna Tim e altri musicisti ‘tradizionali’, a partire dalle registrazioni insieme fino alla scoperta di nuovi brani da interpretare, atmosfera che ha animato anche le quattro serate a Genova della XIXa Acoustic Night, organizzate come sempre da Beppe Gambetta, anche lui sul palco con O’Brien e gli altri musicisti.

Chitarra Acustica Magazine

Quel che segue è un estratto dell’intervista realizzata da Luca Masperone e Michela Favale.

Sei nato in West Virginia, poi ti sei trasferito in Colorado, ora vivi a Nashville. Che impatto hanno avuto queste città su di te e in che modo ti hanno ispirato?

La mia città natale in West Virginia, Wheeling, mi ha ispirato sicuramente molto: c’era molta musica country e programmi radiofonici ogni sabato sera con performance dal vivo, qualcosa di simile al Grand Ole Opry.
Ascoltavo i buoni musicisti che venivano lì a suonare, ma ero interessato ad ogni genere di musica, jazz, rock ‘n’ roll; ero andato a sentire i Beatles nel settembre del 1964!

Boulder, in Colorado, è una città universitaria con tanti giovani musicisti, il posto giusto per imparare il mestiere della musica. Lì sono stato avvicinato da Pete Wernick per formare una band di bluegrass, che è stata all’origine degli Hot Rize con i quali dal 1978 sono andato in tour in tutto il mondo.

Nashville poi è un luogo dove c’è un alto livello di professionalità musicale, dove c’è più competizione: l’atmosfera è amichevole, tutti accettano chi è appena arrivato in città; ma allo stesso tempo, quando ti rendi conto dell’abilità degli altri, sei spinto a cercare di essere alla loro altezza e a progredire.

Tim O'Brien

© Photo by Michael Schlueter su gentile concessione di Chitarra Acustica

Hai lavorato con diversi artisti, come autore e come musicista. Hai qualche storia interessante o aneddoto curioso da raccontarci?

A Nashville può succedere di tutto: per esempio che Rick Rubin, un potente produttore, arrivi a un party a casa tua, così, senza preavviso. Dan Auerbach, frontman e autore della rock band Black Keys, si è trasferito a Nashville un po’ di anni fa: ci siamo conosciuti, è venuto a casa mia con suo zio per suonare bluegrass e abbiamo fatto un barbecue.

Poco dopo essermi trasferito nel 1996, è morto il mio eroe Bill Monroe, padre della musica bluegrass e mandolinista. È stato organizzato un servizio funebre al Ryman Auditorium, la sede storica del Grand Ole Opry, un bellissimo teatro.

C’erano Ricky Skaggs, Emmylou Harris, Patty Loveless, Vince Gill, Marty Stuart: le persone che ho incontrato, tutti quelli che erano presenti, gli artisti e i fan, erano uniti da una sensazione contagiosa di star dentro a una tradizione insieme.

Acoustic Night 2019

Acoustic Night 2019 © Photo by Michael Schlueter su gentile concessione di Chitarra Acustica

Raccontaci qualcosa sul tempo che hai trascorso con Mark Knopfler.

Mark ha chiamato il mio manager e gli ha chiesto se potevo andare in tour con lui negli Stati Uniti nel 2010. Abbiamo passato tre settimane a Londra a provare, otto ore al giorno. In quel periodo ho imparato tantissimo: come organizzare uno spettacolo, come suonare.

Mark è molto preciso, ha una visione chiara di quello che vuole sentire, e mi ha veramente colpito. Ho imparato ad esprimermi all’interno della sua visione, ma facendo anche le mie cose. Abbiamo girato gli Stati Uniti per cinque settimane e ci siamo divertiti molto.

Mark è un vero gentiluomo. Sapevo che le sue canzoni erano belle, ma fino a che non le suoni, non le impari e non metti in gioco il tuo cuore e la tua anima, non le vivi nello stesso modo. È stata un’esperienza meravigliosa, che mi è entrata dentro, mi ha veramente toccato.

L’articolo completo è pubblicato su Chitarra Acustica 06/2019.