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Albert Lee, l’intervista e il concerto italiano

In attesa del 20 ottobre, quando si esibirà con la sua band all'Auditorium Toscanini di Chiari, tra Brescia e Bergamo, abbiamo sfruttato l'occasione per una gustosa chiacchierata telefonica con il maestro riconosciuto del chicken-picking, ancora saldo in sella nonostante i 70 suonati, letteralmente e anagraficamente.

In attesa del 20 ottobre, quando si esibirà con la sua band all’Auditorium Toscanini di Chiari, tra Brescia e Bergamo, abbiamo sfruttato l’occasione per una gustosa chiacchierata telefonica con il maestro riconosciuto del chicken-picking, ancora saldo in sella nonostante i 70 suonati, letteralmente e anagraficamente.

La sua è una delle immagini più solari del mondo della chitarra rock, un grande chitarrista che ha arricchito con il suo strumento la musica di tanti grandi artisti, dagli Everly Brothers a Emmylou Harris a Eric Clapton, per citarne qualcuno.

Il suo sorriso angelico mentre suona intricati e implacabili fraseggi sulla tastiera è un’icona almeno quanto l’espressione sofferente di tanti colleghi.
Non è un caso se i suoi modelli firmati sono ormai da molti anni uno dei punti forti del catalogo Music Man.

Albert Lee è in arrivo in Italia per una singola data grazie al promoter Barley Arts, accompagnato da una band in cui un giovane batterista inglese è accanto a tastierista e bassista americani.
L’intervista è anche un buon pretesto per strappargli una testimonianza personale su Glen Campbell, altro grande chitarrista scomparso di recente.
Ma partiamo dal palco…

La tua strumentazione ha subito variazioni?

No, ho fatto in modo di iniziare questo tour in Inghilterra in modo da poter prendere il mio normale equipaggiamento.
Sto usando un ampli Fender ToneMaster. la mia elettrica Music Man e la mia unità effetti Korg A3.

Albert Lee, l'intervista e il concerto italiano

Music Man Albert Lee SIgnature

A proposito delle tue Music Man, stai usando anche il modello con i pickup humbucker oltre a quella con tre single-coil?

Beh, il mio suono preferito è sempre quello dei single-coil, mi piace quel suono Fender, twangy… Mi piacciono anche quelle con gli humbucker, sono state costruite molto bene, ma porterò con me una sola chitarra, per cui sarà quella con i single-coil.

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Con lo stringbender?

No, quello non lo uso molto on the road. Lo porto con me nelle sessioni di registrazione. Quando sono in tour mi piace avere con me la normale chitarra con il tremolo, sono così abituato a usare la leva (ridacchia)…

Pensi che per Music Man introdurre il modello della Albert Lee con gli humbucker sia stato un richiamo esplicito alla country music moderna con il suono più vicino al country rock, diverso da quello tradizionale alla James Burton?

Sì, penso di sì. Introdurre quel modello è stata un’idea della Music Man. Visto che c’è tanta gente che usa gli humbucker mi hanno chiesto cosa ne pensavo di una versione anche della mia chitarra con quel tipo di pickup e io ho risposto: “Yeah, fantastico!”

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Una cosa che ti volevo chiedere è un ricordo di Glen Campbell, che ci ha lasciato da poco. Hai mai lavorato assieme a lui?

Sai, non abbiamo mai suonato assieme, purtroppo, ma sapevo di lui fino dal 1962, quando ho incontrato la prima volta gli Everly Brothers e con la loro band si parlava dei musicisti più bravi a Los Angeles. Uno era Glen Campbell, di cui non avevo sentito mai parlare prima di allora, un po’ come chiunque altro al mondo…
Allora ho provato a seguire la sua carriera e ad ascoltare i suoi album come solista.

Poi, quando ho iniziato a frequentare Los Angeles con la band con cui suonavo, Heads, Hands & Feet, eravamo con la Capitol Records, la stessa etichetta di Campbell, che aveva ascoltato il nostro album e gli era molto piaciuto.
Poco dopo ci siamo incrociati in una sessione di registrazione in cui lui accompagnava un amico ed è stato bello conoscerci.

Albert Lee, l'intervista e il concerto italiano

Anche lui ha seguito sempre la mia carriera, credo. Era presente a un concerto che ho fatto a Londra con Emmylou Harris e gli è piaciuto molto come ho suonato.
Sono andato a sentirlo dal vivo circa due o tre anni fa in uno dei suoi ultimi tour ed è stato bello per tutti e due rivederci, mi ha persino autografato una chitarra… una cosa molto carina. È stata l’ultima volta che l’ho visto.

Ha avuto una grande influenza su di me… non ci sono più molti chitarristi di quel genere, oggi, tutti impazziscono per distorsione, compressione… a me piace suonare solo con un minimo di riverbero e il resto viene dalle dita, non dagli effetti.
È quello che cerco di fare.

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Effettivamente, per i moderni chitarristi country la compressione sembra essere un fattore assolutamente indispensabile.

Assolutamente! Il country moderno è più simile al rock ‘n’ roll, magari con una steel guitar ogni tanto… e un tizio con un grande cappello! (ride)
Sai, questo va bene per vendere dischi, ma io preferisco lo stile più tradizionale, mi piace la vecchia musica degli anni ’50 e ’60 e credo che con Emmylou abbiamo portato avanti quella tradizione.
Ma ora la musica è molto cambiata.

C’è qualcuno dei chitarristi più giovani nella country music di oggi che ti piace particolarmente?

Beh, ovviamente devo citare Brent Mason, che ha ripreso il mio stile e il mio suono. È molto richiesto in studio.
Non vado molto spesso a Nashville, non trovano necessario farmi volare fino a lì, sfortunatamente… ma Brent se l’è cavata molto bene, e ci sono altri bravi giovani chitarristi, chiaramente.
Avrò presto 74 anni e arrivano tanti nomi nuovi, ma credo di avere ancora molto da offrire!

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Pensando a tutto quello che hai fatto nel corso della tua lunga carriera – hai appena citato Emmylou Harris e prima ancora gli Everly Brothers, ma hai anche lavorato in tour con Eric Clapton – qual’è stata la collaborazione più impegnativa o la più emozionante tra questi artisti abbastanza diversi fra di loro?

Immagino sia stato lavorare con Eric, in qualche modo, perché… voglio dire, c’era lui sul palco a cantare e suonare la chitarra, ma è stato molto generoso e mi ha lasciato spazio per degli assolo e cantavo anche un paio di canzoni oltre ad appoggiarlo con le armonie vocali. Sono stato con lui cinque anni ed è stato veramente un bel periodo.

Ma per quanto riguarda la cosa più emozionante, lavorare per così tanti anni con gli Everly Brothers… ho suonato un po’ con Don negli anni ’70 quando i due non si parlavano, e poi si sono riuniti di nuovo nel 1983 e ho continuato a lavorare con loro due assieme per 26 anni!
Devo dire che quella è stata una parte veramente importante della mia vita musicale.

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E la tua musica? È in previsione un seguito del tuo ultimo album, Highway Man?

Sì, farò un altro album parzialmente acustico a Londra. Nel corso del tour europeo ho previsto qualche giorno a Londra dove registrerò alcuni pezzi.
Highway Man
è stato registrato senza una vera band completa, ma aveva una dimensione intima che è piaciuta molto anche perché cantavo di più.
E non vedo l’ora di fare qualcosa di simile, di realizzare abbastanza pezzi mentre sono a Londra, perché poi devo volare a Los Angeles per tre concerti.

Hai scritto pezzi nuovi?

Ci sono alcune mie vecchie canzoni che non sono più state registrate da 45 anni e penso di poterne fare una versione piuttosto bella. Mi piacerebbe molto…