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Pink Floyd – Dark Side Of The Moon

Pubblicato nel 1973, Dark Side Of The Moon è certamente uno degli album più importanti degli anni '70, e, secondo alcuni, il migliore prodotto della storia del gruppo. Il suo enorme successo di vendite, che all'epoca sorprese gli stessi Pink Floyd, ne ha fatto il disco con la più lunga permanenza nell'hit parade mon

Pubblicato nel 1973, Dark Side Of The Moon è certamente uno degli album più importanti degli anni ’70, e, secondo alcuni, il migliore prodotto della storia del gruppo. Il suo enorme successo di vendite, che all’epoca sorprese gli stessi Pink Floyd, ne ha fatto il disco con la più lunga permanenza nell’hit parade mondiale. Non è facile analizzare singolarmente i motivi della grande fortuna di quest’album; più sinteticamente bisogna riconoscergli una complessiva straordinaria unità ed armonia. A differenza delle lunghe suite caratteristiche di Meddle (con Echoes) e Atom Heart Mother (con il brano omonimo), Dark Side Of The Moon è costituito da 10 brani di (relativa) breve durata distinguibili fra di loro ma legati da una particolare continuità di temi e di suoni, che si sviluppano lungo la durata del disco fino a giungere all’apoteosi finale di Eclipse. Un’altra grande costante di Dark Side Of The Moon è quella di possedere suoni costantemente precisi, puliti e chiari. Ascoltandolo, si ha la sensazione di un album musicalmente eseguito alla perfezione, e ciò sicuramente è il frutto del grande affiatamento della band e dell’accurato mixaggio ad opera di Chris Thomas. Le voci e gli effetti su nastro (a cura di Nick Mason) di Speak To Me aprono il disco sommessamente e ne anticipano in modo curioso i temi, prima di lasciar posto, fra diaboliche risate, al profondo accordo di mi minore con cui comincia Breathe, cantata da Gilmour. Senza soluzione di continuità segue On The Run, sconvolgente strumentale scandito dal ritmo concitato prodotto dal sintetizzatore sul quale si sovrappongono voci, risate ed effetti alla chitarra. Dopo il fade out di On The Run, una breve pausa di silenzio prelude all’improvviso trillo di decine di sveglie ed orologi a pendolo che conduce a Time. I colpi brevi e secchi della batteria di Nick Mason accompagnano la chitarra nella misteriosa introduzione, finchè la voce di Gilmour irrompe nella prima strofa dal ritmo sostenuto seguita da un ritornello più pacato. Il brano successivo, The Great Gig In The Sky, è costruito su una triste melodia suonata al piano da Wright sulla quale la cantante Clare Torry si produce in un’eccezionale improvvisazione vocale, fra il gospel e il lamento, tuttora universalmente riconosciuta come una delle più straordinarie performances mai incise nella storia della musica. Con i vocalizzi della Torry, l’album sembra aver già raggiunto il proprio apice quando il rumore di un regitratore di cassa e di monetine che cadono scandiscono l’insolito tempo in 7/4 di Money. È proprio la cadenza dispari dettata dal basso a caratterizzare questo brano, che nel cantato ironizza pesantemente sul mondo che gira intorno al “dio denaro” (tematica che verrà ripresa due anni dopo con Wish You Were Here). Nella sezione mediana di Money (in 4/4) Gilmour si rende protagonista di un altro grande assolo di chitarra, seguito dal coinvolgente sassofono suonato da Dick Parry, finchè il pezzo riprende il caratteristico 7/4 con la strofa conclusiva. Dopo tutto questo “movimento”, Dark Side Of The Moon riporta l’ascoltatore in un’atmosfera più rilassata con le note di Us And Them, profonde ed echeggianti. Il brano è una riflessione sulla condizione umana, altro tema particolarmente caro a Waters che lascia così una visibile impronta nella lirica del pezzo. Con lo strumentale Any Colour You Like invece sono Gilmour e Wright a tornare in primo piano grazie ai suoni ipnotici e ad un tema musicale originale e sfuggente che sfocia direttamente nell’intro di Brain Damage. Il “danno cerebrale”, la pazzia, il mistero della mente umana sono un chiaro riferimento a Syd Barrett, anima fondatrice dei Pink Floyd. Ormai ridotto alla follia dall’eccesso di acidi, sembra che il “lunatic” del brano cerchi rifugio da una vita alla quale mai si è saputo adattare proprio sul “lato oscuro della luna”. E la riflessione cosmica e “panica” di Dark Side Of The Moon si chiude, ancora una volta senza soluzione di continuità, sulle maestose note di Eclipse: tutto ciò che esiste sotto il sole è “in tune”, in armonia, ma il sole viene eclissato dalla luna. Difficile addentrarsi nell’esegesi di questo capolavoro floydiano: come in altre occasioni, molte parole sono state dette e scritte, ma in conclusione è pressochè impossibile pretendere di dare un’interpretazione “assoluta”, univoca ed universale di ciò che i Floyd hanno voluto esprimere con Dark Side Of The Moon. Molto meglio abbandonarsi all’ascolto di quello che rimane un must della musica moderna.

  • Speak To Me
  • Breathe
  • On The Run
  • Time
  • The Great Gig In The Sky
  • Money
  • Us And Them
  • Any Colour You Like
  • Brain Damage
  • Eclipse
  • Casa discografica: EMI
    Anno: 1973