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I Black Rebel Motorcycle Club continuano a macinare riff

A 16 anni dagli esordi, i Black Rebel Motorcycle Club sono ancora qui a raccontarcela nel nuovo album. Nulla hanno potuto gli alti e bassi creativi di una carriera simile a un rollercoaster (lo Specter At The Feast uscito nel 2013, comunque, era un buon disco), i cambi di line up (Leah Shapiro al posto di Nick Jago), p

A 16 anni dagli esordi, i Black Rebel Motorcycle Club sono ancora qui a raccontarcela nel nuovo album. Nulla hanno potuto gli alti e bassi creativi di una carriera simile a un rollercoaster (lo Specter At The Feast uscito nel 2013, comunque, era un buon disco), i cambi di line up (Leah Shapiro al posto di Nick Jago), personalità non certo facili da armonizzare.

Black Rebel Motorcycle Club

E i problemi di salute dei musicisti (depressione e fragilità varie, oltre a una malformazione di Arnold-Chiari a cui di recente ha dovuto porre rimedio chirurgicamente la batterista del gruppo): quel basso distorto e quella chitarra elettrica continuano a macinare riff spinosi tra The Jesus & Mary Chain, Brian Jonestown Massacre, punk, psichedelia, wave, shoegaze e blues senza mostrare troppo la corda.

Un suono – qui prodotto da Nick Launay – che è consapevolmente un sistema operativo funzionale ma da aggiornare ogni volta, ovviamente senza stravolgere nulla. E infatti anche Wrong Creatures lavora sui particolari, come in una “Calling Them All Away” con le fattezze di un raga-ambient elettrico sparato nello spazio, in una “Circus Bazooko” con un organetto à la Doors che sorprende non poco, nei contrappunti tra voce e sei corde di una “Question Of Faith” che è psichedelia circolare e riverberata da manuale o in un anthem come “Little Thing Gone Wild.”

I Black Rebel Motorcycle Club continuano a macinare riff

Nulla di particolarmente innovativo, è vero (l’album precedente regalava qualcosina in più), e a volte si coglie qualche défaillance di troppo (“All Rise”), ma il suono regge ancora e l’impegno profuso è evidente.

Fabrizio Zampighi