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Fabi Silvestri Gazzè – Il Padrone Della Festa

Alle 02:02 di una notte qualsiasi, dove l'insonnia ha la meglio, e l'unica soluzione è tentare di attirare lo schivo Morfeo con della buona musica, può succedere di incappare - decidi di tuffarti! - in quel disco che da tempo volevi ascoltare. Nicolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzè hanno compiuto quel "mir

Alle 02:02 di una notte qualsiasi, dove l’insonnia ha la meglio, e l’unica soluzione è tentare di attirare lo schivo Morfeo con della buona musica, può succedere di incappare – decidi di tuffarti! – in quel disco che da tempo volevi ascoltare. Nicolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzè hanno compiuto quel “miracolo italiano” che mancava da tanto, troppo, tempo e l’hanno chiamato “Il Padrone della Festa”.

Fabi Silvestri Gazzé, come si fanno chiamare adesso, sono la speranza cantautoriale che cammina con stile e a denti stretti da quegli anni ’90 così confusi e troppo spesso deludenti; sono quelli che hanno fatto Sanremo concedendoci gli unici pezzi che ci facevano dire “é bellissima, quindi non vincerà!”. Uomini, mariti, amanti, padri ma soprattutto tre amici e musicisti che hanno scelto di affidare alle note i loro sentimenti più puri ed intimi, donandoceli con grande stile, con gioia, con dolore, paura, speranza e disperazione.La testa va a quegli anni d’oro, gli anni di Banana Republic col duo Dalla-De Gregori o dei Due Corsari con Jannacci-Gaber inarrestabili; è l’unione di teste che creano qualcosa di speciale, realizzandosi in un processo diametralmente opposto a quello di una grande band che si smembra: è qualcosa che si attrae, si fonde e forma un unico elemento. “Il Padrone della Festa” è un lavoro compatto dove tutti e tre riescono in maniera perfetta ad esprimersi liberamente nelle proprie singole unicità, senza mai alterare l’armonia di questo nuoto sincronizzato meraviglioso.

«Questa partenza è la mia fortuna» canta così la seconda traccia “Life is sweet” che racconta del viaggio in Sud Sudan, che si presenta come la matrice di tutto ciò che ora ci troviamo ad ascoltare: attenzione non una banalità un pò vintage alla “We Are The World”, ma bensì il racconto di un cammino di ricerca sullo sfondo dell’Africa più primitiva e incantevole, compiuto da tre uomini con un bagaglio di emozioni difficile da trasportare.Man mano che i brani si compiono, i nostri esecutori si fanno sempre più famiglia e accorciano le distanze con chi dall’altro lato della barricata – con la crisi di questo secolo appollaiata sulla schiena – sta ad ascoltare, creando quel desiderio di chiamarli semplicemente per nome, come faresti con un semplice amico: ehi Niccolò, Max e Daniele, grazie!Il bello sta anche in questo, se da un lato abbiamo poesia e raffinatezza, dall’altro c’è una sorta di parola sincera che solleva l’anima e la testa: «l’amore non esiste ma esistiamo io e te e la nostra ribellione alla statistica» e anche un pezzo come “L’amore non esiste” che sulle prime un pò di paura la fa, in fin dei conti è il contrario di quello che ci sembra e diventa un grandioso inno al NOI.Ce l’hanno fatta, senza se e senza ma, perchè hanno semplicemente assecondato una spontaneità lontana anni luce dalle accoppiate da profitto programmate dalle case discografiche: non ci sono forzature, non ci sono contaminazioni o studi di mercato legati all’audience. C’è una sottile linea di inebriante sincerità, c’è il solco della penna del cantautore con la “C” maiuscola elevata alla terza, c’è un modo di dire le cose alla vecchia maniera con quella tranquillità oggi sottomessa alle grida del rigido pessimismo contemporaneo.C’è un tour europeo fatto di molte date in sould out; ci sono tanti strumenti, il pianoforte, le chitarre, i fiati e le percussioni; c’è una grafica che rimanda a cuori fiammeggianti, alberi millenari, antiche carte da parati, cavalieri coraggiosi, caramelle, veleni e dita che puntano spietate.Il perbenismo lo lasciamo ad altri, la frasi fatte e le banalità esistenziali non servono a nulla, qui si stringe i denti, si lavora con l’unico scopo di dare un valore ben preciso alla musica, con la consapevolezza che non si riuscirebbe a farlo in nessun altro modo.Era saggia mia nonna quando mi parlava delle “canzoni belle” di un tempo e scuoteva la testa e diceva “non c’è niente da fare, per fare le belle canzoni ci vuole sentimento, ci vuole cuore”, e posso affermare che questi Fabi Silvestri Gazzé sono i padroni di una festa che non va assolutamente persa.Silvia CieriGenere: Folk/CantautoratoTracklist:

  • Alzo le mani
  • Life Is Sweet
  • L’amore non esiste
  • Canzone di Anna
  • Arsenico
  • Spigolo tondo
  • Come mi pare
  • Giovanni sulla terra
  • Il Dio delle piccole cose
  • L’avversario
  • Zona Cesarini
  • Il padrone della festa