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Charme – Modern Times

Nell’economia di un progetto musicale come quello degli Charme, che proprio quest’anno celebra il suo primo decennio di attività, un album come "Modern Times" rappresenta chiaramente una tappa molto ma molto importante, al di là della retorica e delle frasi di circostanza. Il fatto stesso che anche per il secondo

Nell’economia di un progetto musicale come quello degli Charme, che proprio quest’anno celebra il suo primo decennio di attività, un album come “Modern Times rappresenta chiaramente una tappa molto ma molto importante, al di là della retorica e delle frasi di circostanza. Il fatto stesso che anche per il secondo Lp in studio la band siciliana, in attività dall’ormai lontano 2004, abbia optato di nuovo per l’autoproduzione totale non solo gli fa onore, ma lascia anche ben comprendere quanto il gruppo capitanato dal carismatico frontman Ippolito Nicolini continui ancora oggi a fare dell’assoluta indipendenza artistica il proprio credo indiscutibile, intoccabile. È forse proprio per il motivo che la band non sia legata ad alcuna etichetta a rendere poi molto retrò e poco definito, ma anche poco pacchiano, il suo sound. Per chi non avesse mai sentito parlare degli Charme, vale la pena segnalare immediatamente come lo stile musicale della band risulti alquanto distaccato dalle sonorità effimere e patinate che spesso e volentieri caratterizzano il marchio di fabbrica di gruppi con un atteggiamento simile a quello di Nicolini e soci ma che, tuttavia, scelgono alla fine di attenersi alle direttive (incontestabili) delle label che gestiscono e coordinano le loro opere.

Nel caso degli Charme tutto ciò non avviene. E questo è il bello. Piuttosto che assecondare i gusti e le esigenze di chi potrebbe potenzialmente produrre e licenziare i loro dischi, curando magari in maniera migliore la resa artistica globale di un loro lavoro in studio, gli Charme scelgono di caratterizzare le proprie canzoni a seconda delle sfumature sonore da loro predilette e ritenute più congeniali, più opportune. Ecco allora spiegato come mai anche nel nuovo lavoro in studio della band, disponibile dallo scorso 20 settembre, capiti di scorgere soluzioni sempre diverse e, per quanto magari poco innovative, in ogni caso gradevoli e non del tutto prevedibili. In Modern Times (concepito, registrato e mixato in quel di Ragusa) convivono elementi di dark wave, di rock blues, di (serio) brit rock e di indie rock americano tipicamente anni Novanta. A tutto ciò si aggiunge poi anche qualche lieve e impercettibile scorribanda psichedelica. L’assortimento è perciò tanto gradevole quanto astuto. In più frangenti l’album sembra avere le peculiarità di una raccolta di canzoni inedite d’altri tempi.

Capita quindi di individuare echi di Stone Roses nell’iniziale e nebulosa Come And Get Alive, leggerissime connotazioni musicali in stile Smiths nell’intensa Where The Love’s Gone, vaghi rimandi al miglior Richard Ashcroft e ai suoi Verve in Storm Of Change e poi, non in ultimo, sprazzi di U2 qua e là (in Bring My Love Home si rintracciano forse le analogie e le influenze maggiormente evidenti). Occhio poi all’oscurità e all’acidume che pervadono sia la rarefatta Voivod sia la conclusiva e lisergica Babylon. E occhio pure al tocco squisitamente anni Settanta della rockeggiante Let The Drama Begin, che con il suo arrangiamento vintage sembra fondere in un colpo solo gli Stillwater con i Doors, i Cream con i più attuali Black Rebel Motorcycle Club.Attenzione: Modern Times non è soltanto musica, chitarre distorte, riff e suoni affascinanti. Modern Times è anche parole, e quindi versi, testi. Fin dal titolo, il disco dà quasi l’idea di rappresentare una riflessione lucida, attenta, su questi tempi così amari e difficili con cui ovviamente anche gli Charme stessi hanno a che fare, e che cercano di inquadrare e descrivere assimilando e rielaborando tutte le influenze e le proprie passioni musicali più forti e spiccate. C’è quindi la volontà di comunicare, di fare delle osservazioni possibilmente poco stereotipate ed efficaci, coadiuvate e sorrette in modo coerente dalle musiche. Insomma, un ritorno discreto per una band che da tempo si distingue con brillantezza nell’underground nostrano.  Alessandro Basile Genere: Indie, Rock, Dream Pop Line-up:
Ippolito Nicolini – voce, chitarre, Farfisa, tastiere, percussioni
Peppe Cannia – basso, chitarre, piano, percussioni
Alessandro La Cognata – chitarre, piano, synth
Peppe Burrafato – batteria  Progetti simili consigliati: AnotheRule, Pivirama, Mexican Wedding, Granada Circus Tracklist:
1. Come And Get Alive
2. Modern Times
3. Where The Love’s Gone
4. Freedom Sound
5. Storm Of Change
6. Cassandra (Brainstorm)
7. Bring My Love Home
8. Cobra Witch
9. Voivod
10. Let The Drama Begin
11. Babylon