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Ape Shifter – L’album omonimo

Decisamente sopra le righe il debut album del power trio tedesco Ape Shifter, in uscita per Brainstorm Records, così come sopra le righe è il suo fondatore Jeff Aug, americano ma residente nel sud della Germania, che vanta una ventennale carriera in cui è stato in tour con artisti del calibro di Allan Holdsworth, So

Decisamente sopra le righe il debut album del power trio tedesco Ape Shifter, in uscita per Brainstorm Records, così come sopra le righe è il suo fondatore Jeff Aug, americano ma residente nel sud della Germania, che vanta una ventennale carriera in cui è stato in tour con artisti del calibro di Allan Holdsworth, Soft Machine, Albert Lee e molti altri.

Dopo tre album con la rock band Sorry About Your Daughter, uno con la punk band Banana Peel Buzz, 8 lavori acustici strumentali e altro ancora, Aug ha preso una decisione:
Era un giorno freddo e scuro quando il fuoco bruciava alto e la scimmiesca ombra alzò la mando attraverso il fumo in un solenne encomio ed esclamò, “È il momento del rock strumentale!”

Ape Shifter - L'album omonimo

E sono proprio una sana ironia e tanta voglia di divertirsi che hanno spinto Aug e i suoi compagni di merende, Florian Walter al basso e Kurty Münch alla batteria, a fondare gli Ape Shifter e a registrare l’omonima release.
L’atmosfera che si respira già dall’opening track, la trascinante “Uhlultc”, è proprio quella di tre amici che hanno deciso di jammare in sala per divertirsi e vedere cosa ne esce. E sono sempre il rock e il divertimento a ispirare il southern rock di “Desert Rock”, la violenza di “Verdammt”, l’heavy blues di “Dead Tuna Boogie” o il prog di “Ratchet Attack”.

Lo stile del combo è diretto e senza fronzoli, e punta più sull’impatto che sulle acrobazie tecniche, anche in tracce come “Sakrotani”, in cui fa capolino l’amore di Aug per Satriani, o nell’articolata “Brain-O-Mat”. La stessa cosa vale per l’aspetto solista: pur sfoggiando una buona tecnica, il chitarrista evita accuratamente di “suonarsi addosso” (cosa, ahimé, assai frequente in questo tipo di release) con interventi misurati e sempre al servizio dei brani.

La coraggiosa scelta degli Ape Shifter di aver dato una “forma canzone” ai pezzi senza aver usato la chitarra al posto della voce, si rivela talvolta controproducente perché crea nell’ascoltatore la sensazione di essere davanti a una base in attesa della voce più che a un brano ultimato.
Con una produzione grezza ed efficace, l’album risulta piacevole pur se a tratti un po’ troppo monocorde e si discosta dai “soliti” cliché del rock strumentale.
Consigliato ai divoratori di riff.            

Maggiori info e streaming album a questo link           

Tracklist               

  • 01 Uhluhtc
  • 02 Revolution Summer
  • 03 Desert Rock
  • 04 Dopamatic
  • 05 Hot Rod
  • 06 Verdammt               
  • 07 Dead Tuna Boogie
  • 08 Ratchet Attack
  • 09 Sakrotani
  • 10 Brain-O-Mat                   
  • 11 Superhero Helden