Indiana Line rimette mano al passato del mondo Hi-Fi e tira fuori dal cassetto dei ricordi un nome che negli anni ‘Ottanta’80 significava qualcosa per chi cercava un suono americano a prezzo ragionevole.
Si chiamava UTAH, era un marchio che l’azienda torinese distribuiva in Italia, e adesso torna come serie di diffusori dal sapore decisamente vintage.
Dopo aver giù parlatop del modello Utah 5, l’ultima arrivata è la Utah 8, una torre da pavimento a tre vie che punta tutto su dimensioni generose e su un woofer da 12 pollici che non si vede più così tanto spesso nell’alta fedeltà contemporanea.
La scelta di richiamare quel nome non è casuale. Indiana Line ha sempre saputo cavalcare il rapporto qualità-prezzo senza mai scadere nel prodotto economico fine a se stesso, e con questa operazione nostalgia cerca di intercettare chi apprezza le forme classiche e i cabinet imponenti, un po’ come pochi anni fa ha fatto Magnat con le Transpulse 1500.
Un mobile che non passa inosservato
Le misure parlano chiaro: 70 centimetri di altezza, 40 di larghezza e 37,5 di profondità, il tutto per 27 chili per cassa. Non sono diffusori da scaffale né da stanze piccole.
Il cabinet in MDF ad alta densità ospita una configurazione a tre vie con un woofer da 12 pollici in polipropilene, un midrange da 6,5 pollici realizzato in CURV (un composito sempre a base di polipropilene, ma tessuto) e un tweeter da un pollice con cupola in lega alluminio-magnesio.
Il caricamento del woofer è bass reflex con doppia apertura rivolta verso il pavimento, e qui arriva una delle soluzioni più interessanti: i due condotti possono essere parzialmente chiusi con tappi in spugna forniti in dotazione, permettendo di adattare l’emissione in basso alle caratteristiche della stanza.
Alla base, quattro piedini in gomma morbida svolgono un doppio compito: disaccoppiano il diffusore dal pavimento evitando vibrazioni indesiderate e, al tempo stesso, sollevano leggermente il mobile creando la giusta inclinazione per centrare l’immagine sonora all’altezza dell’ascoltatore. Non è un dettaglio da poco, perché influisce direttamente sulla percezione della scena acustica.
Dentro il cabinet, Indiana Line ha inserito per la prima volta il sistema DIRS, acronimo di Damped Inner Reinforcement System. Si tratta di una struttura di rinforzi interni con smorzamento in elastomero che lavora per assorbire le vibrazioni dei driver alla fonte, prima che si propaghino alle pareti del mobile.
L’obiettivo è mantenere il cabinet il più possibile inerte, evitando colorazioni del suono dovute a risonanze parassite.
Pur quindi avendo precedentemente fatto il parallelo con i diffusori Magnat Transpulse, in questo caso siamo su un livello di costruzione di qualità superiore, che almeno sulla carta di può definire pienamente Hi-Fi. Diffusori insomma che non entrano solo in casa per un “primo impianto”, ma possono tranquillamente incuriosire anche chi ha esperienza di qualche anno nel settore.
Caratteristiche tecniche e abbinamenti
La risposta in frequenza dichiarata va dai 30 Hz ai 30 kHz, un’estensione ampia che sulla carta copre l’intero spettro musicale con margine. L’efficienza di 93 dB suggerisce che il diffusore possa essere pilotato anche con amplificatori di potenza modesta, anche valvolari non molte decine di watt per canale. Ma attenzione: avere un woofer di quelle dimensioni significa che con più potenza a disposizione le prestazioni crescono in modo sensibile, soprattutto nella gestione delle dinamiche e nel controllo del registro grave (l’impedenza è indicata tra 4 e 8 ohm).
Sul retro, i morsetti permettono il bi-wiring o addirittura optare per una configurazione bi-amping, da gestire con grande attenzione (ovvero, da esperti navigati) ma che di sicuro può fare una differenza sensibile all’ascolto.
Il tweeter lavora con una guida d’onda tridimensionale chiamata 3D-Guide, affiancata da un sistema di correzione di fase denominato EQ-Ring. Sono accorgimenti che servono a ottimizzare la dispersione in alta frequenza e a ridurre le distorsioni.
Il midrange, con il suo altoparlante in Curv e architettura UHVC (Underhung Voice Coil, ovvero bobina corta in un traferro lungo), promette linearità e bassa distorsione nella gamma media.
Il woofer, oltre alle dimensioni importanti, monta una sospensione Tri-Wave pensata per consentire ampie escursioni senza perdere controllo.
Il crossover è un tre vie monta induttori ad aria e condensatori in polipropilene a basse perdite. Nel percorso del tweeter è presente un filtro LC-Trap che lavora insieme alla guida d’onda per eliminare eventuali risonanze della cupola. Un altro LC-Trap è dedicato al woofer per ripulire le risonanze fuori banda del cono.
Finiture e prezzo
Le Utah 8 sono disponibili in due finiture viniliche: noce e nero. La lavorazione è curata, ma è una finitura in PVC, non impiallacciatura vera. Il prezzo si aggira intorno ai 1.600 euro per la coppia, una cifra che le colloca in una fascia ben superiore rispetto alle Utah 5 (vendute attorno ai 700 euro), ma qui parliamo di un prodotto con driver e tecnologie di categoria nettamente diversa. Non è insomma “la stessa cassa più grande“.
Chi cerca un suono corposo, una presenza scenica importante e la possibilità di sfruttare anche amplificatori di potenza moderata troverà nelle Utah 8 una proposta che merita attenzione, soprattutto se si dispone di ambienti medio-grandi dove il diffusore può esprimersi senza costrizioni. Per quanto, l’eventuale uso delle spugne nei condotti bass reflex può aiutare a contenere le esuberanze in stanze di minori dimensioni.
Indiana Line continua a presidiare quel territorio fatto di appassionati che cercano prestazioni senza spendere cifre proibitive, mantenendo viva una tradizione che dai primi anni Settanta ha sempre caratterizzato il marchio torinese (oggi parte del gruppo Audio Klan, ma la progettazione è ancora saldamente in Italia).
Recents Comments