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Ora è il vostro turno! #2

Ciao a tutti MusicOffili, riprendiamo la nostra riflessione sull'attività del turnista da dove ci eravamo lasciati la scorsa volta; tornando ai brani, una possibilità affatto remota è quella che all'interno di essi possano essere presenti diverse tracce di chitarra. "Bene" direte voi, "niente paura, sicuramente chi

Ciao a tutti MusicOffili, riprendiamo la nostra riflessione sull’attività del turnista da dove ci eravamo lasciati la scorsa volta; tornando ai brani, una possibilità affatto remota è quella che all’interno di essi possano essere presenti diverse tracce di chitarra. “Bene” direte voi, “niente paura, sicuramente chi ci ha chiamati ha già notato questo particolare e avrà già provveduto a ingaggiare tutti i chitarristi che occorrono”.

Purtroppo no! Può capitare che sul palco ci si trovi ad essere l’unico chitarrista presente e allora la cosa migliore da fare in fase di ascolto e di studio del repertorio è analizzare ogni singola traccia di chitarra presente, capire quale o quali eventualmente possano essere sacrificate o tenute meno in considerazione, senza per questo arrecare danni o creare vuoti durante l’esecuzione. Andremo a concentrarci così sulle tracce più importanti che andremo a studiare e poi eseguire (finché avremo soltanto 2 braccia e 2 mani saremo costretti a fare delle scelte).

Se ci troviamo ad essere gli unici chitarristi sul palco, e analizzando un brano notiamo ad esempio una linea di chitarra predominante che regge l’armonia e un’altra linea di chitarra la cui funzione è quella di abbellire con delle triadi sulla parte alta del manico o con linee solistiche, consiglierei sempre di dare maggiore importanza o comunque precedenza alla prima delle due senza trascurare del tutto l’altra.

Ora è il vostro turno! #2

Spesso è luogo comune credere erroneamente che l’aspetto più importante su cui concentrare l’attenzione sia quello solistico. Fin quando si rimane nella propria cameretta o nel proprio studio, questo in parte non rappresenterà un problema. Quando ci troveremo invece a dover suonare su un palco, dove magari saremo in presenza soltanto di una sezione ritmica formata da basso e batteria, senza altri chitarristi o tastieristi che possano coadiuvarci e venirci in soccorso, allora ripenseremo nostalgici al giorno in cui non abbiamo scelto di capire ed imparare come diavolo facesse il grande Jimi Hendrix a fare tutto da solo o di studiare e imparare a destreggiarci in un comping (termine molto usato nel Jazz dove si intende l’accompagnamento che i pianisti o i chitarristi fanno a supporto ad esempio di sassofonisti e trombettisti durante i loro soli) piuttosto che dedicarci a imparare solamente tutti i più bei soli della storia della musica. L’aspetto armonico di un brano è veramente molto importante!

Fortunatamente non sempre saremo gli unici responsabili delle sorti armoniche di un’esibizione. Nel caso in cui sul palco fosse presente un altro chitarrista o un tastierista, potremo condividere con loro la gestione armonica dei vari brani, dedicando così maggiore attenzione e cura anche a linee di abbellimento, oltre ad eventuali linee soliste se presenti. Un ascolto attento e meticoloso, come già detto in precedenza, ci sarà di grande aiuto nella memorizzazione.

Apprendimento ed esecuzione ne trarranno grande beneficio specialmente se sul palco non avremo davanti nessuno spartito che ci possa indicare la retta via (avere degli spartiti davanti dipende anche dalla tipologia di spettacolo). Se siamo chiamati ad accompagnare un cantante o a esibirci in una formazione rock o blues, avere un leggio con gli spartiti davanti non è affatto consigliabile: ne andrebbe dell’immagine e della nostra libertà di movimento. Se chiamati a esibirci in un’orchestra invece il discorso cambia.

Il terzo step che ho il piacere di illustrarvi riguarda l’analisi e la scelta della strumentazione da utilizzare. Avere a disposizione un buon parco chitarre, diversi ampli ed un buon numero di effetti (analogici, digitali, a pedali o a rack) è senz’altro utile se non addirittura indispensabile per chi desideri lavorare anche come turnista. Nell’attimo in cui veniamo scelti dobbiamo poter avere la possibilità di ottenere un dato tipo di suono e di timbro senza difficoltà. Questi ultimi sono il risultato di diversi fattori quali il tipo di chitarra, il tipo di amplificatore ed il tipo di effetti sapientemente utilizzati. Sicuramente avere a disposizione tutti, o quasi, questi ingredienti non vorrà dire poter riprodurre al 100% lo stesso suono che ascoltiamo sul disco.

Sul risultato finale di un lavoro in studio incidono diversi altri fattori quali lo studio scelto, il tipo di registrazione (se su banco analogico o digitale), la strumentazione utilizzata, il mastering finale e, non per ultimo, il gusto e le preferenze di fonico e produttore. Avere comunque un’ottima e versatile strumentazione, insieme ad una buona sensibilità e capacità di analisi e regolazione del suono, ci consentirà di ottenere risultati soddisfacenti e sempre consoni.

Il quarto ed ultimo step riguarda l’analisi degli stili. Il musicista turnista, rispetto ad un musicista che ha sempre suonato in una sola band o che ha comunque sempre prediletto un solo genere musicale, ha l’incombenza (che io definisco piacere) di dover conoscere un buon numero di generi e stili musicali. Potrebbe capitare di essere chiamati ad eseguire un repertorio Rock, oppure un repertorio di musica Pop. Potremmo far parte di un’orchestra dove da un brano con uno Swing feel da suonare con una semiacustica si passerà ad un brano da Telecaster con pickup al ponte ed approccio Country, o ancora ad uno in cui occorrerà imbracciare un’acustica utilizzando la tecnica del fingerpicking.

Per essere in grado di fare questo un ottimo metodo, oltre naturalmente a tanto sano studio e molta pratica, è quello di ascoltare tanta musica spaziando attraverso vari generi musicali. Conosceremo così molti artisti, non solo chitarristi, ognuno col proprio personale approccio alla musica e col proprio stile a secondo del genere. Potremo capire quali veramente toccano la nostra sensibilità e il nostro animo e quali saremo disposti a studiare e ad apprendere con passione ed entusiasmo senza che questo rappresenti uno sforzo. È ovvio che più il nostro bagaglio sarà ampio, più possibilità avremo di affrontare situazioni musicali differenti, senza mai dimenticare che la musica è prima di tutto un piacere e poi un dovere!

Concludo questo primo articolo con delle ultime ma altrettanto importanti considerazioni di carattere umano e sociale. La curiosità e la voglia di conoscere ed apprendere, il piacere di leggere quanto più è possibile su generi ed artisti che ne hanno fatto la storia, ascoltare moltissima musica sono tutti fattori che concorreranno ad accrescere la nostra cultura e la nostra sensibilità di individuo prima che di musicista. La musica aiuta a vivere e a relazionarsi meglio!

Gianluca Rescica

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