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Attira il successo musicale Pt.4

In questo quarto articolo della nostra mini collana “Attira il Successo Musicale” vorrei fare alcune considerazioni volte a concludere quello che è stato il percorso affrontato insieme sulla promozione online dei progetti musicali.Prima di iniziare, però, ci tengo a condividere con voi una bella notizia: dopo tan

In questo quarto articolo della nostra mini collana “Attira il Successo Musicale” vorrei fare alcune considerazioni volte a concludere quello che è stato il percorso affrontato insieme sulla promozione online dei progetti musicali.
Prima di iniziare, però, ci tengo a condividere con voi una bella notizia: dopo tanto lavoro sono finalmente riuscito a pubblicare un e.book sul Musical Branding!
Poichè è anche grazie agli articoli scritti per MusicOff ed ai vostri commenti che ho trovato l’ispirazione per scriverlo ve lo voglio dire: grazie! Chi volesse scaricarlo (è in download gratuito in cambio di un “mi piace” su Facebook) può farlo dal mio blog.
Ed ora via con l’articolo della settimana…Ormai è sotto gli occhi di tutti: sempre più artisti stanno decidendo di abbandonare le Major per tentare la via dell’auto-promozione o, al massimo, delle etichette indipendenti. In tal senso quello che stiamo vivendo è un periodo storico cruciale per la musica poiché, dopo circa 20 anni di splendore, pare essere giunto il momento dell’estinzione dei colossi della produzione discografica. A tal proposito proprio qualche giorno fa ho letto un articolo riguardante i musicisti che hanno abbandonato le Major di recente e, tra i nomi più conosciuti, c’erano quelli di Renato Zero, Nomadi, Pino Daniele e Modà. Proprio in un articolo sull’uscita dalla Sony di Pino Daniele ho trovato delle interessanti considerazioni di Giordano Sangiorgi (l’ideatore del MEI) che voglio riportarvi:“L’annuncio del passaggio di Pino Daniele alla discografia indipendente segna oramai un passaggio epocale della musica italiana, in gran parte in mano alla discografia indipendente e alle auto-produzioni, un settore in crescita in tutti i termometri della musica di oggi”. Sangiorgi aggiunge poi: “…infatti sono oramai tantissimi gli artisti italiani che per poter proseguire a lavorare sul mercato nazionale devono affidarsi alla produzione e alla distribuzione indipendente del nostro paese”.Che cosa sta succedendo? Perchè piano piano tanti artisti affermati stanno scappando dalle Major come topi su una barca che sta per affondare? Possibile che i “pro” derivanti da un contratto discografico con la Sony o la Universal siano minori dei “contro”? Nonostante le risposte a tali domande siano importanti credo che in questo contesto, ovvero su MusicOff, ci dovremmo chiedere invece che impatto possa avere tale tendenza sulle band emergenti. La domanda diventa quindi: per un gruppo musicale non ancora noto al pubblico ha ancora senso cercare di salire su una barca che pare stia lentamente colando a picco?.Se dovessi dare un mio parere ammetto che sarei in difficoltà. Da sostenitore e divulgatore del Musical Branding sono infatti assolutamente convinto che da qui a qualche anno le relazioni tra musicisti e case discografiche siano destinate o a cambiare o a morire,  e che quindi tutto si ridurrà alla comprensione di quando e se diventerà opportuno staccarsi dalle Major.
Ma come devono comportarsi le band emergenti di fronte a tutto ciò? Nei miei articoli cerco sempre di far emergere il concetto base del Musical Branding: attraverso un duro lavoro sul web (ma anche, ovviamente, offline) si dovrebbe provare a creare un pubblico ed una comunità attorno al proprio progetto. Se fossimo negli Stati Uniti o se riuscissimo ad avere mercato in tutto il mondo, penso che lo scopo di questa nuova forma di promozione sarebbe uno solo: arrivare ad auto-sostenersi economicamente. Poiché siamo però in Italia ed il mercato è di gran lunga più ridotto rispetto alla situazione statunitense/inglese, è difficile raggiungere un traguardo del genere soltanto grazie ad internet.
Ma quindi a cosa serve il Musical Branding in Italia? Per quanto mi riguarda serve ad attirare l’interesse delle case discografiche che, a corto di soldi e di artisti, non vedono l’ora di trovare qualcuno che possa offrirgli un pubblico a cui vendere musica.A valle delle considerazioni appena fatte il processo per emergere nella musica dovrebbe diventare:

1) Fare Musical Branding per crearsi un pubblico2) Attirare una casa discografica grazie al proprio pubblico3) Sfruttare la casa discografica per aumentare i propri fans4) Abbandonare la casa discografica (come stanno facendo numerosi artisti negli ultimi tempi) per auto-sostenersiIn futuro, a mio avviso, saranno le band a sfruttare le case discografiche e non viceversa. Prima, infatti, erano i gruppi a dover sottostare a tutte le condizioni imposte dalle Major… in futuro, invece, dovranno essere loro a corteggiarli per “sfruttare” il loro pubblico.Secondo voi qual è il futuro delle Major? Come dovranno comportarsi le band emergenti nei loro confronti? Ed infine: che ruolo può avere il Musical Branding nel futuro della musica?
Parliamone insieme sul forum!Antonio Guarino
www.strategiemusicali.it