La serata della Rock & Roll Hall of Fame 2025 ha riportato per qualche ora Los Angeles sotto la pioggia ideale che ogni rocker di Seattle immagina quando pensa a casa. Sul palco del Peacock Theater, i Soundgarden hanno ricevuto l’ingresso ufficiale nella Hall, accompagnati da un’inedita miscela di testimonianze, ricordi familiari e una vera all-star band della scena della città che li ha cresciuti.
L’ingresso dei Soundgarden e lo humour di Jim Carrey
A introdurre la band è stato Jim Carrey, chiamato per un legame che il pubblico più attento ricorda bene: nel 1996, durante una puntata di Saturday Night Live da lui condotta, volle personalmente i Soundgarden come ospiti musicali. Un gesto che, decenni dopo, ha assunto un peso simbolico evidente.
Carrey ha aperto con una battuta in perfetto stile Jim: “Spank you kindly, spank you all” (Jim Carrey), chiedendosi perché mai una formazione così pesante avrebbe scelto proprio lui come cerimoniere, insinuando con ironia che forse “Spoonman era impegnato”.
L’attore ha rivelato anche un retroscena quasi mitologico: Cornell gli regalò una Telecaster al termine di quella serata SNL. Il ricordo si è trasformato in un omaggio sentito, riassunto da una frase che definisce bene l’impatto di Seattle sulla cultura rock: “Quando la scena di Seattle esplose, resuscitò il rock & roll per me” (Jim Carrey).
La voce della famiglia Cornell
A prendere la parola dopo Carrey è stata Lily Cornell, che ha ricomposto l’emozione collettiva in modo sobrio e diretto, ricordando come per suo padre fare musica con i propri compagni fosse una forma di linfa vitale.
Un sentimento ripreso da tutti i presenti, soprattutto dai membri della band, che hanno ribadito quanto l’assenza di Chris sia ancora un punto di riferimento più che un vuoto.
Una performance cucita su Seattle
Lo aveva promesso Matt Cameron e lo ha mantenuto: un set a trazione completamente nord-occidentale. Sul palco, insieme a Cameron, Ben Shepherd, Hiro Yamamoto e Kim Thayil, sono saliti Mike McCready, Jerry Cantrell, Brandi Carlile e Taylor Momsen.
Una formazione che sembrava uscita da un festival del ’95 e che ha dato nuova vita a “Rusty Cage” e “Black Hole Sun”, brani ormai scolpiti nella memoria rock globale.
Il momento più intimo è arrivato dopo, con l’arrivo di Toni Cornell e Nancy Wilson: chitarra acustica, voce e una versione di “Fell on Black Days”, ispirata all’approccio dei concerti acustici “Songbook” di Cornell.
Toni ha raccontato come quel modo diretto e vulnerabile di cantare sia sempre stato una guida: un dialogo musicale in cui ogni nota sembra pesare un frammento di vita.
I discorsi della band e l’eredità di Cornell
Ognuno dei Soundgarden ha voluto lasciare un segno personale. Particolarmente incisivo l’intervento di Hiro Yamamoto, tornato accanto ai compagni con un messaggio che ha toccato diversi livelli emotivi: “Chris Cornell, ci manchi terribilmente stasera… “.
Nancy Wilson, poco prima di salire sul palco, aveva sintetizzato in modo quasi crudo lo stato del rock: “Le band hard rock come quelle con cui siamo cresciuti non sono più così tante in giro”. Un commento che inquadra perfettamente il senso della serata: celebrare un’eredità mentre ci si interroga sul futuro del genere.
In chiusura, Cameron ha allargato lo sguardo a ciò che potrebbe ancora accadere: riconoscimenti futuri per Cornell solista o per i Temple of the Dog. Un’ipotesi tutt’altro che peregrina, considerando quanto la sua figura continui a influenzare generazioni successive.










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