Roger Waters, ormai abituato a dividere l’opinione pubblica con le sue interviste senza filtri, ha deciso stavolta di prendersela con un bersaglio che non può più replicare: Ozzy Osbourne, scomparso a luglio.
Alla domanda sul valore della sua musica e sull’eredità dei Black Sabbath, Waters ha risposto con disarmante indifferenza, riducendo gli ultimi decenni di carriera del “Prince of Darkness” a programmi tv e inutili eccessi. In sintesi ha detto: “Non me ne può fregare di meno”.
La replica di Jack Osbourne
Se Ozzy non può ribattere, ci pensa il figlio Jack. Dal suo profilo social è arrivata una risposta che non ha bisogno di note a piè di pagina: “Patetico e fuori dal mondo”.
Non pago, Jack ha rincarato la dose ricordando che suo padre non aveva mai stimato Waters, e che le ultime parole dell’ex Pink Floyd non fanno che confermarlo. Una vendetta postuma, servita calda.
Lo scontro generazionale
Al di là delle parolacce, la vicenda mette a nudo uno scontro di visioni. Da un lato Waters, che continua a difendere la musica come veicolo politico e a guardare con sospetto il lato più spettacolare e grottesco del rock.
Dall’altro la famiglia Osbourne, che difende con le unghie e con i denti l’eredità di un frontman capace di trasformare l’eccesso in linguaggio artistico e di scrivere pagine decisive nella storia dell’heavy metal.
Certo che per i fan, ancora scossi dalla scomparsa di Ozzy, sentirlo liquidato con sufficienza ha il sapore di una ferita inutile.
Ma il rock vive anche di questo: provocazioni, rivalità, insulti che finiscono per alimentare la leggenda.
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