Per la seconda volta, la giustizia statunitense ha respinto la causa intentata da Spencer Elden, l’uomo ritratto da neonato sulla storica copertina di “Nevermind”, l’album simbolo dei Nirvana pubblicato nel 1991.
La decisione, firmata dal giudice federale Fernando M. Olguin del tribunale distrettuale di Los Angeles, chiude – almeno per ora – una disputa che si trascina da anni, con toni sempre più paradossali.
La copertina più famosa del grunge
Nell’immagine, scattata dal fotografo Kirk Weddle, un bambino di quattro mesi nuota nudo verso un dollaro appeso a un amo da pesca. Una fotografia diventata una delle icone visive più riconoscibili della storia del rock, simbolo tanto della disillusione americana quanto della mercificazione dell’uomo moderno.
Elden, oggi trentenne, sostiene invece che quella foto costituisca una rappresentazione pedopornografica, affermando di essere stato sfruttato sessualmente e di aver subito danni permanenti a causa della diffusione mondiale dell’immagine.
Un contenzioso lungo quattro anni
La prima causa risale al 2021, quando Elden chiese un risarcimento ai membri superstiti dei Nirvana, Dave Grohl e Krist Novoselic, al fondo che gestisce i diritti di Kurt Cobain e alla vedova Courtney Love.
Nel 2022 la causa venne archiviata per prescrizione, poiché erano trascorsi più di dieci anni dalla maggiore età del ricorrente. L’anno successivo, una corte d’appello riaprì il caso, consentendo un nuovo procedimento.
Ora però il giudice Olguin ha rigettato definitivamente la richiesta, stabilendo che l’immagine non rientra nella definizione legale di pornografia infantile.
La motivazione del giudice
Nel suo provvedimento, Olguin ha scritto che «né la posa, né il punto focale, né il contesto suggeriscono la rappresentazione di un comportamento sessualmente esplicito», aggiungendo che «la semplice nudità non è sufficiente per configurare pornografia infantile secondo la legge americana».
Il magistrato ha anche ricordato che i genitori di Elden erano presenti durante lo scatto, che il fotografo era un amico di famiglia, e che la scena ritrae una situazione priva di qualsiasi intento sessuale.
Il giudice ha poi paragonato la celebre copertina a una comune fotografia familiare di un bambino durante il bagnetto.
Un caso simbolico più che legale
La vicenda di Spencer Elden ha assunto negli anni i contorni di una disputa culturale, più che giudiziaria. Se da un lato alcuni hanno interpretato la sua battaglia come un tentativo estremo di rivendicare un’identità schiacciata dal peso di un’immagine, dall’altro la sua insistenza è stata vista come un paradosso mediatico, considerando che Elden stesso aveva più volte ricreato volontariamente lo scatto nel corso degli anni, anche per anniversari dell’album.
Nevermind, con oltre 30 milioni di copie vendute, resta un pilastro della musica degli anni Novanta, capace di trasformare una foto di un neonato in una metafora universale di innocenza e desiderio di sopravvivenza in un mondo dominato dal denaro.










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