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Limited edition: verità, ripensamenti e specchietti per le allodole

Presto corri, è un'edizione limitata, solo 500 copie!In questo breve spaccato vorrei cercare di mettervi sulla giusta strada per non inciampare malamente nel mondo delle cosiddette "limited edition", pensando di aver fatto l'acquisto dell'anno... quando non è affatto così.

Presto corri, è un’edizione limitata, solo 500 copie!
In questo breve spaccato vorrei cercare di mettervi sulla giusta strada per non inciampare malamente nel mondo delle cosiddette “limited edition“, pensando di aver fatto l’acquisto dell’anno… quando non è affatto così.

Fondamentalmente è un mondo strano, globalizzato, in cui ci si può oramai far spedire un oggetto da Giappone, Cina, Russia o altro remoto Paese in soli due colpi di click e averlo a casa in meno di una settimana. A volte anche in un paio di giorni, se le spese di spedizione ve lo permettono.
Il fatto che raggiungiamo così facilmente venditori a migliaia di chilometri (o grandi catene di distribuzione/vendita online…) ci espone a due realtà: la prima, ovvio, è che accediamo a una miriade di offerte prima impensabili; la seconda, che dovrebbe essere altrettanto ovvia, è che incontriamo anche un numero di venditori di fumo elevato alla decima.

Per quanto riguarda i dischi, riferendomi prevalentemente alle copie in vinile così tornate di moda, fondamentalmente esistono a mio modo di vedere 3 tipologie di edizioni limitate.
Partiamo dalla prima, quelle vere.

Limited edition: verità, ripensamenti e specchietti per le allodole

Il box ufficiale in uscita il 6 aprile 2018 dedicato alla colonna sonora de Il Signore degli Anelli, ed. limitata a 5.000 copie

Limited Edition, quelle vere

Le vere limited edition sono innanzitutto pubblicate dalle etichette ufficiali, che hanno il possesso legale dei diritti e, soprattutto, quello fisico delle incisioni!
Si può parlare di ltd ed. che vengono sfornate all’uscita dell’album o negli anni (più o meno) immediatamente successivi, il che può portare anche a revisioni di stile sulla copertina, sugli inserti a corredo o sul disco stesso (un vinile colorato ad esempio). Oppure ci sono i remaster per anniversari o altro motivo, cofanetti ecc… pur sempre ufficiali.
Ogni copia è numerata, solitamente sul retro della cover in un apposito spazio, a mano (con semplice pennarello) oppure, come sarebbe meglio, con numeri stampati.

È raro che un’etichetta di una certa importanza internazionale, grande o piccola che sia, si prodighi in un’edizione del genere in poche centinaia di copie, di solito si parla di numeri come 5.000 o comunque migliaia.
Se siete dei fan della band/artista in oggetto, beh non è male mettere da parte una di queste copie, perché il loro valore non potrà che aumentare in futuro.

Limited edition: verità, ripensamenti e specchietti per le allodole

Ripensamenti…

Che significa? Beh, è il caso dell’annuncio della produzione “fino a tot copie” e poi, al loro veloce esaurimento, la casa discografica, attirata dalle pressanti richieste e dai dati di vendita, decide di proseguire le stampe.
E come si vede dalla foto qui sopra, dalle preannunciate cinquemila si può arrivare ben oltre…

Non dico che moralmente siano gravi quanto i fake, ci mancherebbe, il disco è sempre lo stesso originale, però bisogna ammettere che provocano un certo nervosismo in chi si è affannato a recuperare una copia in tempo o per i collezionisti che vedono così il virtuale valore della loro copia “annacquato” dalle successive release.
Che si fa in questi casi? Se il disco è una produzione molto particolare e pregiata fregatevene e prendetela pure, ma se è sempre disponibile una “versione base” che non si discosta poi di molto, beh, risparmiate i soldi.

Limited edition: verità, ripensamenti e specchietti per le allodole

1000 copie non ufficiali. Ma il vinile è dorato e c’è un bel loghetto “audiophile”. Sorvoliamo poi sulla qualità di stampa della cover…

Specchietti per le allodole

Ed eccoci arrivati al terzo caso, quello della “pesca con le bombe a mano”. Non si parla sempre di veri e propri tarocchi, che pur esistono in quantità soprattutto online e alle grandi fiere (ebbene si!), ma nella sostanza non è che si vada molto lontano.
Purtroppo questo fenomeno è sempre stato diffuso e oggi ancora di più con il ritorno del vinile e l’aumentare del numero di “polli” inesperti.
Le strategie con cui lavorano certe “etichette”, pressoché sconosciute (soprattutto per il fatto di non aver prodotto storicamente un bel nulla), è questo: cerco di avere in qualche modo i diritti di ristampa dalle case discografiche ufficiali, aspetto che decadano col tempo oppure, se non li ho, semplicemente mi approprio illegalmente del contenuto artistico. Come? Semplice:

  • un “needle drop“, cioé prendo il vinile originale e lo trasferisco in digitale per poi ristamparlo, dopo la conversione A/D/A e un mastering/cutting fatto per limitare i danni, paro paro su un vinile vergine, il cui materiale è spesso di qualità discutibile (e il fatto che possa essere silenzioso non è indicativo, il vinile buono dura 50 anni, quello “riciclato” può essere scavato dalle puntine in poco tempo)
  • un master digitale rubacchiato e diffuso in rete
  • direttamente il ripping di un CD che viene risistemato per essere letto anche dalle testine fonografiche, ma immaginate la violenza di questo processo…

Questi sono i processi su vinile, ma pensate ovviamente quanto sia ancor più facile creare copie su CD…

Limited edition: verità, ripensamenti e specchietti per le allodole

Dalla Russia con furore, e visto che gli avanzava spazio una lista di add tracks che non c’entrano una mazzafionda….

Le “etichette” (continuo a metterlo tra virgolette perché mi pare un termine inappropriato) che compiono questi lavori, spesso russe o di altri paesi europei dell’est (ma non mancano i casi italiani!), sorpresa delle sorprese sono spesso tranquillamente diffuse da distributori e negozi.
I loro dischi vengono di solito venduti a prezzi decisamente minori di altri (“ho trovato il disco a 15 euro, che ladro quell’altro negozio che lo aveva a 30!“).
Last but not least, non è raro che alcune usino qua e là senza autorizzazione anche i loghi delle etichette ufficiali (vedi il logo Parlophone nella foto sopra).

Ma che c’entrano le limited edition?
Beh, per ingolosire l’offerta sulle cover di queste stampe viene spesso scritto “limited edition to 500 copies” o giù di lì (o non è vero o comunque non fa differenza…). A questo segue una strategia “acchiappa modaiolo” che è quella del vinile colorato o trasparente (che di solito suona peggio di quello normale, che a mio parere ancora garantisce il meglio nel 99% dei casi). Mettici poi altre scritte come “pure vinyl” oppure “audiophile” che senza una spiegazione precisa non significano assolutamente nulla.
E infine un bel “180gr” per far intendere che un vinile più spesso è migliore, che ha senso come dire che se a vostro figlio di 5 anni date un foglio da disegno più spesso, allora diventa Van Gogh…

Ed ecco pronta sul davanzale della finestra una bella torta fumante.
Ma non è quella di Nonna Papera, è una torta del discount riscaldata 5 minuti al microonde. Magari vi piace anche, ma davanti a una scelta più ponderata, avreste davvero scelto quella o la torta “vera”?

Purtroppo troppe persone di approcciano al supporto vinilico pensando che “se suona silenzioso e si sente bene è ok, non scrocchia”. Già sul “bene” c’è molto da discutere.
Poi, non è vero che “scrocchia”, non c’è assurdità più grande di questa. È come se vi vendessero un’auto con le portiere riciclate e il motore a imitazione low cost, però oh… si accende e cammina!

Attenzione: ci sono anche produzioni che vedono entrare nei credits protagonisti che forse non avete sentito mai nominare, come Mobile Fidelity, Analogue Productions, ORG o Speakers Corner e altre. Su queste mettete pure la mano sul fuoco, c’è grande musica, altro che scrocchi…

Quindi, ragazzi e ragazze, occhio.
In questo campo gli specchietti per le allodole sono talmente tanti da perderci la testa (e i soldi).
Rimanete coi piedi per terra e smettete di fare acquisti con il pensiero che “vabbé al massimo c’ho perso 10 euro” oppure “preferisco comprarne 4 economici che uno costoso“.
Stareste finanziando un brutto mondo e comunque a quel punto quei 10 euro al mese metteteli nel benedetto abbonamento a un servizio streaming ad alta qualità digitale, con ogni probabilità ascolterete musica in modo migliore o uguale.