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Astra – Broken Balance

Dopo aver sentito parlare tanto bene di questa band, anche per il sottoscritto si è finalmente presentata l'occasione di mettere le mani su un loro disco. "Broken Balance" è l'ultima produzione firmata Astra ed onestamente le aspettative erano davvero alte all'inizio del primo ascolto. I tempi in cui la band vinceva

Dopo aver sentito parlare tanto bene di questa band, anche per il sottoscritto si è finalmente presentata l’occasione di mettere le mani su un loro disco. “Broken Balance” è l’ultima produzione firmata Astra ed onestamente le aspettative erano davvero alte all’inizio del primo ascolto. I tempi in cui la band vinceva noti tribute contest, senza volerne sminuire in alcun modo il prestigio, sono passati da un po’, e l’attacco di questo Broken Balance fa tremare pericolosamente le mura del genere in cui i nostri sono spesso stati catalogati (probabilmente anche a ragion veduta).Losing My Ego” apre il disco su ritmi e tempi cavalcanti, con cui il gruppo si trova assolutamente a proprio agio. La opening track è un biglietto da visita niente male, brano solido, proiettato fin dal primo istante ad un ritornello che difficilmente si cancella dalla mente. I versi del testo cadono come rocce su quel muro di suono inamovibile sorretto dal primo all’ultimo secondo in cui si dispiega “Losing My Ego”.La band non ha alcuna intenzione di lasciarsi andare a convenevoli, ed il riff che avvia la seconda traccia, “Hole In The Silence“, urla negli armonici di un incipit che arriva dritto al sodo. La voce di Andrea Casali è tremendamente consona all’intenzionalità di un brano che riesce al meglio in aperture melodiche contrastanti con lo sviluppo della sezione strumentale che conduce prima alla ripresa e poi al finale della composizione. Dopo due tracce del genere, quando attacca “Sunrise To Sunset” risulta davvero difficile convincersi di poter ascoltare un altro brano sullo stesso livello dei precedenti. Infatti così non è, “Sunrise To Sunset” alza ulteriormente il tiro, e lo fa senza tuffarsi in architetture virtuosistiche di cui, in altre sezioni del disco, la band dimostrerà d’essere più che capace.Quasi sei minuti di un hard rock cadenzato, melodico e sempre cantabile, suonato con l’intenzione di chi è nato per svuotare il serbatoio fino all’ultima goccia. Ancora una volta Andrea Casali compie un lavoro estremamente ben calibrato nel non lasciar scadere un brano dalle caratteristiche liriche pronunciate.A tratti sembra di ascoltare l’Eric Martin dei tempi migliori, e lo si prenda come un gran complimento, vista soprattutto la tipologia di brano in questione. Sarebbe tranquillamente possibile continuare in questa maniera, con un’accurata disamina di ogni brano, finendo sempre per sottolineare la bontà delle costruzioni e il riuscitissimo traguardo di aver composto un disco pesante nel tiro e nelle sonorità, ma al contempo di grande respiro armonico e melodico.Esempio perfetto a corredo di questa affermazione è il brano “Break Me Down“, traccia che sembra poter accompagnare un jab di Foreman nella sua apertura, per rivelare poco dopo delle depressioni dinamiche di grande atmosfera, nelle quali le mani dell’accoppiata Emanuele Casali – Silvio D’Onorio De Meo giungono come violente falciate. Per gli stessi motivi si ascolti anche “Ending Season“, in cui sembra emergere una vena power di buon rango, oppure “Faithless“, brano che regge il centro del disco a meraviglia, cavalcando l’onda di una sezione ritmica quadrata e dall’incedere sicuro.Nel mezzo di un disco che fa dell’impatto sonoro uno dei suoi punti di forza maggiori, c’è spazio anche per una calata più soft, quella di “Mirror Of Your Soul“, brano che risulta ben scritto ed interpretato, oltre che inserito nel momento più adatto all’interno della tracklist. Tutti i più vecchi fan della band, quelli che ne amavano il tributo più spassionato ai Dream Theater, non si preoccupino, c’è materiale anche per loro, è disseminato lungo tutto il lotto, ma decisamente ben percepibile. È l’influenza di un’identità dura a morire perché del più sano genere, quello dell’amore per i propri maestri. Ecco quindi che Petrucci & co. ritornano mescolati in una salsa che non ne macchia il nome, ma piuttosto ne rivisita felicemente il lascito.In Broken Balance l’identità più forte però è quella degli Astra, che approdano al 2014 con un album più che meritevole di attenzione, anzi, con un’uscita dal sicuro appeal per tutti gli amanti dell’hard & heavy. La vena prog risulta leggermente assopita in favore di un’espressione melodica più spiccata, sempre pronta però a riemerge là dove necessario e dove più consono.Broken Balance è un album compatto, roccioso e difficilmente attaccabile artisticamente. È indubbiamente un disco di genere, da selezionarsi ad occhi chiusi per chi ha già familiarità con l’ambiente metal, e da prendere con le pinze per chi invece è a digiuno dei capisaldi del genere (da cui i nostri hanno dichiaratamente preso vita).Se al primo ascolto le aspettative erano alte, chi scrive può solo dire di essere rimasto più che soddisfatto, anzi, sorpreso di aver potuto raccontare molte più venature di quante fosse probabilmente lecito aspettarsi. In fin dei conti, quando un disco è davvero ben riuscito, non si può che premere nuovamente play sul proprio lettore e mettere fine ad ogni commento.

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Francesco SicheriGenere: Hard-Rock/MetalLineup:
Andrea Casali – voice and bass
Silvio D’Onorio De Meo – lead guitars
Emanuele Casali – rythm guitars and keyboards
Filippo Berlini – drumsTracklist:
1. Losing My Ego
2. Hole In the Silence
3. Sunrise To Sunset
4. Too Late
5. Broken Balance
6. Faithless
7. Mirror Of Your Soul
8. Risk And Dare
9. Break Me Down
10. Understand
11. Ending Season
12. You Make Me Better