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Wolther Goes Stranger – Love Can’t Talk

Viaggia su morbide ed eteree atmosfere di matrice elettronica il primo album in studio realizzato dai Wolther Goes Stranger, il gruppo composto da Luca Mazzieri, Massimo Colucci e Linda Brusiani ha rilasciato nel giugno scorso "Love Can’t Talk", un disco molto equilibrato, raffinato, intriso di elementi "sintetici" s

Viaggia su morbide ed eteree atmosfere di matrice elettronica il primo album in studio realizzato dai Wolther Goes Stranger, il gruppo composto da Luca Mazzieri, Massimo Colucci e Linda Brusiani ha rilasciato nel giugno scorso “Love Can’t Talk”, un disco molto equilibrato, raffinato, intriso di elementi “sintetici” sicuramente ben assemblati grazie ad un lavorio certosino e sofisticato in fase di produzione.

Un disco, “Love Can’t Talk“, composto da nove tracce registrate da Davide Cristiani ai Bombanella Soundscapes Studios di Maranello e poi missate e masterizzate da Andrea Suriani presso lo studio Alpha Dept. in quel di Bologna.È importante far subito presente che i pezzi racchiusi nell’album non sono interamente strumentali: i Wolther Goes Stranger scelgono infatti di arricchire le pregevoli basi sonore con testi sia in italiano che in inglese. Alle volte, come nel caso di “Your Name” e di “I’m Sorry“, i due registri lessicali finiscono addirittura per convivere, dando vita perciò ad episodi singolari, assai particolari ma comunque intriganti. Del resto, ad essere intriganti, sensuali, non sono soltanto le liriche, ma anche e soprattutto le musiche, sostanzialmente ballabili e tendenti a spingersi verso territori tanto suggestivi quanto rarefatti.Ascoltando “Love Can’t Talk” sembra quasi di essere catapultati in un qualche club nordeuropeo in cui divanetti, luci soffuse, cocktail poggiati sui tavolini e casse che diffondono a ripetizione Air ed Groove Armada vanno a creare quella dimensione ideale di quiete per la quale è impossibile non avere un debole.Nei brani in scaletta, le calde voci di Mazzieri e Brusiani si mescolano e si integrano alla perfezione con il mood glaciale messo in piedi dalle “macchine”. Il primo pezzo del disco s’intitola “Darling” e a cantarlo è il componente degli A Classic Education. Di “Darling” è senz’altro il compito svolto dal piano e dal sax (suonato da Stefano Cristi) a coinvolgere e ad ammaliare. L’andamento è molto tranquillo ed avvolgente, e di fatto la traccia si sviluppa in maniera fluida senza apparire ridondante e noiosa. Con “Your Name” l’impronta si fa meno passionale ed intimista per virare in pratica sulla musica trance.I’m Sorry“, il primo singolo estratto dal cd (e il cui testo porta la firma di Alessandro Raina), percorre grosso modo la stessa linea stilistica di “Your Name“. Qui il cantato della Brusiani dona al componimento un carattere molto “discotecaro” e notturno, quasi da pista da ballo posizionata sul lungomare. Si arriva poi ad “Idol“, episodio che manifesta un ritorno ad un’elettronica meno immediata e, per certi versi, sullo stile de “Il Genio”. Forse un po’ discutibili possono sembrare le parole dell’inciso (“L’amore ha regole e le sai / il sesso quelle che tu vuoi / ma se mi mordi il gusto è unico”), anche se per un brano dalle prerogative particolari come questo si può pure chiudere un occhio. La successiva Sailor induce di nuovo al naturale movimento del corpo: va da sé che la traccia sia stata costruita in tal modo per essere appunto ballata da chi l’ascolta.La seconda parte del disco, pubblicato per l’etichetta La Barberia Records con distribuzione Audioglobe, si apre con “Jesus” e prosegue con “Sometimes“. Qui c’è pure la voce di Federico Fiumani ad impreziosire un brano dagli echi house e molto simile alla già citata “Your Name“. Dopo Fiumani tocca invece a Jonathan Clancy far prendere quota alla bellissima Sixteen. L’ultima take in scaletta s’intitola “Julesdormeinberlin” e si caratterizza per delle “aperture” squisitamente ambient. È con questo breve pezzo che si chiude un album che, come già affermato ad inizio articolo, non sembra mai perdere coerenza ed omogeneità sonora nell’arco dei suoi ventotto minuti complessivi.Il rischio di dare vita ad un album deludente e prevedibile era alto. Eppure, grazie a degli ottimi e lungimiranti accorgimenti, è venuto fuori un disco contenente dei buoni colpi e che sarebbe un peccato snobbare a priori.Alessandro BasileGenere: Elettronica, IndieLine-up:
Luca Mazzieri – voce, chitarre elettriche, basso, drum machine, piano acustico, tastiere, iPad
Massimo Colucci – percussioni
Linda Brusiani – voceProgetti simili consigliati: Mai Personal Mood, A Classic Education, Uno Non Basta, Sixth MinorTracklist:
1. Darling
2. Your Name
3. I’m Sorry
4. Idol
5. Sailor
6. Jesus
7. Sometimes
8. Sixteen
9. Julesdormeinberlin