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Un overdrive italiano diventato un classico

Il mondo degli overdrive è sempre saturo di prodotti, spesso che difficilmente hanno un qualcosa di caratterialmente diverso rispetto ai pedali più "famosi" o comunque più utilizzati dalla maggior parte dell'utenza, siano questi di chitarristi famosi o meno.

Il mondo degli overdrive è sempre saturo di prodotti, che spesso difficilmente hanno un qualcosa di caratterialmente diverso rispetto ai pedali più “famosi” o comunque più utilizzati dalla maggior parte dei chitarristi, siano questi di musicisti noti o meno.

Oggi parliamo di un prodotto oramai quasi “storico” nel panorama italiano, uno stompbox nato dalla Masotti Guitar Devices cui si è affiancato nel tempo il marchio fratello Mezzabarba Custom Amplification, sempre tutto made in Farnese (Viterbo). Dalla sua uscita ormai è passata quasi una decade, ma come tanti dicono e pensano, a volte il prodotto non per forza nuovissimo ha sempre qualcosa da dire nonostante il tempo.

Quindi il pedale Masotti OD Box cosa ha da dirmi oggi nel 2018?

Estetica

L’OD Box si presenta con uno chassis di acciaio inox lucido e robusto, formato da due lamiere piegate. Il metallo è spesso circa 1 mm, il resto della componentistica è sempre in acciaio fatta eccezione solo per le manopole in plastica nera di forma moderna e utile per un giro di potenziometro anche in caso di emergenza, poiché si afferrano assai facilmente.

Continuano il corredo l’uscita dell’alimentazione, i gommini di appoggio, gli ovvi IN e OUT e il led di accensione (la campana sottostante il led è anch’essa in acciaio inox), dando così un aspetto semplice unito a un forte senso di robustezza e affidabilità.
Come estetica riesce ancora oggi ad essere attualissimo, con un connubio di semplicità e di minimalismo estetico che apprezzo molto.

Masotti OD Box

Caratteristiche tecniche

Il pedale incorpora tre suoni che sono ovviamente ascrivibili a ciò che possiamo ascoltare sugli amplificatori di casa Masotti; il circuito fa riferimento all’integrato JRC4558D, che è il cuore pulsante anche di uno dei pedali più famosi del mondo.
Il true bypass includeva già all’epoca una novità di tutto rispetto: attraverso un sistema switching che utilizza un relè a contatti dorati, si esclude il passaggio del segnale dallo stomp di tipo Carling, preservando completamente il suono quando il pedale non è attivo e mantenendo al minimo il rumore di commutazione, una soluzione ottimale e un plus rispetto a un più normale pedale bufferizzato.

L’alimentazione è interna tramite pila 9V o esterna tramite opportuno alimentatore stabilizzato.
L’assorbimento è pari a circa 20mA, poco più alto rispetto a qualsiasi altro pedale overdrive sulla faccia della terra, è un valore sostenibile con scioltezza da qualsiasi alimentatore.

Sul frontale troviamo i canonici controlli di Drive, Tone e Level , che si presentano perfettamente funzionanti senza mai dare la sensazione che al corsa del potenziometro sia a vuoto, perfettamente coerenti in tutta la loro escursione.

Masotti OD Box

Subito sotto la manopola del drive si nota il piccolo switch che controlla lo “shape“, ovvero  un selettore che permette di gestire il clipping e ottenere diverse tipologie di distorsioni.

  • Posizione 1 (In Basso): classico timbro da overdrive, morbido, cremoso e con un leggero picco di medie, soluzione perfetta per le sonorità blues e facilmente accostabile alle timbriche di un famoso pedale “verde”, ma con un risultato più pieno e presente.
  • Posizione 2 (Al Centro): la posizione per generi più hard, con estremi di banda molto accentuati e una profondità in basso molto particolare e difficile da aspettarsi per questa tipologia di pedale, molto utile per ritmiche pesanti che necessitano di una risposta timbrica utile nella zona delle basse frequenze.
  • Posizione 3 (In Alto): una soluzione intermedia con molto carattere, l’attacco grintoso e un suono molto definito capace di uscire facilmente fuori dal mix, una filosofia molto British Oriented ascrivibile anche ad alcuni amplificatori del marchio.

Il suono

Il comportamento e gli svariati utilizzi possibili dell’OD Box dipendono moltissimo dalla scelta del parametro shape: nei test che sono ho effettuato ho potuto estrapolare diversi utilizzi che lo rendono un overdrive/distorsore molto più versatile di quello che si possa immaginare al singolo colpo d’occhio.

Con lo shape verso il basso, si comporta come un overdrive ma con una crema molto morbida e mai impastato, prestabile molto per il light crunch tipico del blues classico fino a un overdrive abbastanza spinto ma non tagliente o troppo aggressivo, rimane alquanto educato.

Questo settaggio lo reputo ottimale per il musicista più soft rock, soprattutto se armato di single coil. Chi è armato di humbucker, invece, e vuole mantenere questa pasta molto signorile e pacata, deve gestire il controllo di drive in modo tale da non essere troppo aggressivo nel segnale in entrata da parte del pickup.

Con lo shape in posizione centrale invece si parte per la guerra… no il pedale non diventa una granata, ma l’equalizzazione cambia in maniera profonda e diventa quasi a “V” dando moltissimo spazio alle basse e alle alte frequenze; il clipping diventa leggermente più aggressivo e si nota per ovvi motivi un aumento del volume.

Potrei definirlo come un settaggio da metallaro, essendo quello più estremo sia come tipologia di sound sia come equalizzazione: ti rende i power chord delle vere e proprie bombe sonore e l’ho trovato più performante per generi di hard rock e heavy metal di vecchia scuola, per dare dei riferimenti andiamo senza problemi nella zona Black Sabbath e Iron Maiden.

Con lo shape verso l’alto rientriamo nella zona più British in assoluto,  in quella fetta molto carina del Marshall vecchio stampo piacevolmente rabbioso, il sound è pieno di grinta e leggermente enfatizzato sulla zona delle medio alte, capace di dare quella spinta tipica del sound proveniente al vecchio continente.
È il settaggio che mi ha dato più soddisfazione in assoluto, coadiuvato dalla presenza di un Tubescreamer 35th Anniversario e un Wampler Talent Booster si è comportato in maniera eccellente in modalità “Marshall Style”, ha dato il giusto tocco in più e quella gamma di frequenze aggiunte per bucare il mix di una band anche piuttosto nutrita (due chitarre, una tastiera con hammond, basso, batteria e voce).

Tirando le somme, è un pedale dal suono molto old school con una punta di moderno, ma reputo che ancora oggi sia una grandissima scelta per il rockettaro che cerca un overdrive corposo e presente, con un volume molto abbondante e che riesce a essere preciso e molto “dritto”.

Però a questo punto è obbligatorio farvi ascoltare un test sonoro per sentire (nuovamente dopo anni) cosa può fare questo pedale, con generi moderni e pensieri più avanguardisti. Ringraziamo in primis Alessio Erriu, chitarrista dei Novembre, e il Side Studio Recording per averci supportato con il test sonoro.

La catena audio è la seguente:

Chitarra Palmas Guitar con pickups Zead e corde Dogal Strings Nickel -> Cavo Reference “Ultimo Cavo”  -> OD Box -> Peavey 5150 -> Shure sm57 e Royer a nastro

Andiamo quindi a studiare le tre tipologie di suoni che abbiamo voluto ricreare:

  • Low Gain (Canale clean della testata)
  • Medium Gain (Canale clean della testata)
  • High Gain (Canale Distorto della testata e boost del pedale)

Da qui in poi l’ultimo filtro sono le vostre orecchie, buon ascolto:

Vediamo la comparazione delle forme d’onda, ho voluto prendere in esempio quelle del sound High Gain.

Masotti OD Box

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Per quanto riguarda invece l’analisi spettrografica, sempre prendendo la traccia High Gain, abbiamo questo risultato:

Masotti OD Box

High Gain – Shape UP

Masotti OD Box

High Gain – Shape MID

Masotti OD Box

High Gain – Shape DOWN

Cosa gli manca?

Forse alcuni potrebbero trovare carina una versione con booster integrato, ma accostato a un buon booster (ad ese. la White Box della stessa Masotti) o a un altro overdrive oppure ancora al canale crunch dell’ampli, le possibilità rimangono comunque tante e non penso sia necessaria una versione “Deluxe”.

Quanto mi costa?

Con uno street price di 225 euro di certo non parliamo di un pedale economico, ma nemmeno le proposte che si potrebbero fare al suo posto scherzano e molte non si possono certo avvalere del supporto diretto di un costruttore italiano.
Anche dopo 10 anni rimane una soluzione da tenere in forte considerazione sul lato sonoro ed economico, sia sul nuovo che, oramai, anche sul mercato dell’usato.