HomeStrumentiChitarra - Liuteria & DIYPerchè i banchi di lavoro di Leo Fender in G&L sono Surf Green?

Perchè i banchi di lavoro di Leo Fender in G&L sono Surf Green?

Per una mente creativa ma ordinatissima come quella di Leo Fender ben poche sono casuali: persino il colore dei banchi di lavoro che ci mostra il CLF Research.

Dallo storico edificio situato in Fender Avenue (Fullerton, California) ci vengono mostrati due dei workbench utilizzati dall’uomo-leggenda della liuteria chitarristica a partire dagli anni ’50, e una cosa colpisce subito l’attenzione anche del meno attento degli spettatori: il colore dei supporti è un inusuale Surf Green.
È Dave McLaren, discendente di quel John C. che raccolse la direzione di G&L Guitars in seguito alla scomparsa di Fender, a raccontarci la storia nascosta dietro questa curiosità.

A cavallo tra gli anni ’50 e i ’60, Leo e George Fullerton iniziarono a sperimentare le finiture più particolari per gli strumenti che producevano, tra le quali per l’appunto l’apprezzata surf green; gli ordini di vernice erano più o meno all’ingrosso, così invece che gettare semplicemente quella avanzata Fender propose di utilizzarla per pitturare i banchi di lavoro, originariamente rifiniti in argentato (se non proprio color del legno).

C’è poi un’altra ipotesi (anche se non del tutto condivisa dall’interlocutore del video) che giustifica ulteriormente dal punto di vista pratico la scelta di un simile colore: lavorando con parti di varie dimensioni, dalle piccole alle minuscole, risulta infatti più semplice vederle su una superficie vivace come questa piuttosto che su un normale banco dal colore metallico; basti pensare a componenti come viti e bulloni, che effettivamente risalterebbero decisamente di più su uno sfondo così sgargiante.

Che sia stata l’una o l’altra motivazione (ma entrambe sembrano assolutamente plausibili), questi aneddoti ci danno un’ulteriore misura del senso pratico di questo pilastro della chitarra elettrica, e ci regalano anche un tuffo in un passato sempre più remoto e forse anche per questo assolutamente emozionante.