Le neuroscienze si occupano spesso di esaminare il cervello dei musicisti, le sue capacità creative sono in grado di “accendere” i nostri neuroni, suonare ci rende più sensibili e reattivi, aumenta le capacità di problem solving e varie altre facoltà.
Stavolta lo studio si è concentrato sui batteristi, il cui playing dello strumento li obbliga certamente più di altri a sviluppare capacità ritmiche davvero complesse e per di più indipendenti sui vari arti.
Questo non può non avere, ovviamente, ripercussioni sulle capacità celebrali.
Secondo scienziati svedesi e inglesi, che hanno condotto separatamente le proprie ricerche, l’impostazione mentale dei batteristi è unica rispetto al resto delle persone. L’abilità di percepire il tempo/ritmo in maniera complessa donerebbe anche una maggiore intuitività e, oltretutto, sarebbe per loro assai fastidioso il percepire ovunque oscillazioni di timing, così come chi ha l’orecchio perfetto soffre moltissimo le stonature che lo circondano.
Inoltre, a livello emozionale, i batteristi avrebbero il beneficio della “drummers high“, una scarica di endorfine stimolata dal loro playing musicale. Il che li porterebbe anche ad avere sentimenti maggiormente positivi e una grande predisposizione alla cooperazione.
Crederci o no? Beh, noi non siamo scienziati, ma se volete approfondire a questo link troverete l’articolo completo in lingua inglese.
Intanto noi corriamo a sederci davanti alla nostra batteria acustica (o elettronica)…
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