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Sid Vicious, My Way e il povero Sinatra

Nel 1978 la canzone simbolo di Frank Sinatra diventa, suo malgrado, un dissacrante inno punk nelle mani del bassista dei Sex Pistols. E c'è anche David Bowie...

Nel 1978 la canzone simbolo di Frank Sinatra diventa, suo malgrado, un dissacrante inno punk nelle mani del bassista dei Sex Pistols. Nonostante David Bowie

E pensare che a Frank stava sulle palle persino Elvis Presley, che gli aveva portato via con un semplice colpo d’anca le folle di ragazzine urlanti che negli anni quaranta erano tutte per lui, adorato come una rockstar ancora prima che questo termine fosse coniato…

Frank Sinatra

Frank Sinatra nel 1947 Photo: Public Domain

Nel 1968 Sinatra (classe 1915) era di nuovo nel mezzo di una crisi, come già successo sotto i colpi del rock’n’roll, dei Beatles e delle altre mode musicali. Esaurito anche il successo riassaggiato grazie a “Strangers In The Night”, il cantante americano meditava di mollare veramente tutto per dimenticare chi lo riteneva ormai sorpassato e anche le fastidiose accuse di collusione con la mafia.

È allora che  il giovane Paul Anka – già famoso per hit come “Diana” – si sente chiedere dal suo idolo di scrivere una canzone apposta per lui. Non è un compito facile ma alla fine ci riesce mettendo assieme un testo ad hoc sulla musica di una canzone francese, “Comme d’Habitude”, di cui aveva acquistato i diritti.
Le parole che sceglie, non a caso, descrivono lo stato d’animo di un uomo giunto al momento di fare il bilancio della sua vita.

Registrata a fine 1968 senza grandi aspettative, la canzone si rivela un graduale ma implacabile successo mantenendosi nelle classifiche per più di due anni. La sua forza è proprio nella coerenza con il personaggio, uno che può dire senza pericolo di smentite di “aver incassato i colpi” per poi fare “a modo suo”.
La canteranno in seguito praticamente tutti, dallo stesso Elvis a Michael Bublé o Robbie Wiliams in epoca più recente.

Sono varie le ragioni per cui Sinatra arriverà poi a odiare la canzone che suo malgrado è diventata il suo simbolo, ma sicuramente uno dei colpi più duri è quello arrivato alla fine degli anni settanta quando, in piena evoluzione (o involuzione?) del fenomeno punk, una graffiante e irriverente cover di “My Way” veniva firmata con la massima spudoratezza da Sid Vicious dei Sex Pistols.

L’artista che aveva portato ai massimi livelli lo stile canoro dell’epoca utilizzando per primo tutti i vantaggi offerti dal microfono, ribattezzato “The Voice” per la ricchezza e la finezza delle sue interpretazioni vocali, deve aver avuto uno shock ascoltando la canzone uscire dalla bocca distorta di Sid.

I Sex Pistols erano già il simbolo dell’eccesso e del disprezzo per ogni formalismo, tanto più per i canoni della melodia. La versione dell’inno nazionale “God Save the Queen” è la canzone più censurata della storia inglese e i loro concerti sono il pretesto per il caos totale. Quando il cantante Johnny Rotten abbandona il gruppo, si cercano nuove soluzioni.

Sid Vicious non è in grado di suonare veramente il basso ed è completamente inaffidabile per gli eccessi dovuti soprattutto all’uso delle droghe, ma è un personaggio che “buca” e gli viene affidata la canzone di Sinatra, immortalata in video nel film di Julian Temple The Great Rock ‘n’ Roll Swindle, seguito poco dopo dall’album omonimo, ambedue usciti postumi dopo la scomparsa di Vicious.

Sex Pistols

Sid Vicious con i Sex Pistols nel 1977 Photo: Public Domain

Il tipico ghigno sprezzante di Sid è contrapposto nel film a un pubblico ingioiellato e snob. Anche le parole della canzone vengono in parte cambiate per prendere in giro Sinatra.
Dopo pochi mesi dalle riprese Sid Vicious va in prigione per il presunto omicidio della compagna Nancy Spungen e muore agli inizi del 1979 per la solita overdose, prima che la sua lacerante versione di “My Way” arrivi  ai primi posti delle classifiche inglesi.

Secondo una statistica britannica, fra i tanti primati “My Way” ha anche quello, discutibile, di canzone più richiesta nei funerali, se si eccettua quello di Sinatra, che alla fine – a quanto pare – non ne poteva proprio più di cantarla.

Ma c’è ancora un ultimo aneddoto che coinvolge un personaggio insospettabile…

Quel che pochi sanno, infatti, è che prima di Paul Anka, agli inizi del 1968 la traduzione in inglese di “Comme D’Habitude” venne proposta al giovane David Bowie, ancora alla ricerca di una dimensione artistica definitiva. La sua “Even a Fool Learns to Love”, non particolarmente brillante, venne però scartata dall’editore. L’anno seguente sarebbe uscito Space Oddity e Bowie non avrebbe avuto più bisogno di scrivere per chicchessia.