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Lennon, dal microfono alla penna… senza senso

Ci sono i grandi artisti, ci sono i miti della musica e poi ci sono le "icone". Quei personaggi che nella loro vita hanno raggiunto livelli altissimi di comunicazione umana e dopo la loro morte sono diventati un riferimento anche al di là del "semplice" merito artistico.

Ne abbiamo avuti in ogni campo e nella musica, oggi nel 1940, ne nasceva uno di importanza straordinaria: John Lennon.

Ci sono varie strade per ricordare un uomo che ha significato così tanto per la storia del ‘900. Una è il mero insieme di note biografiche, che però sarebbero ridondanti. L’altra è una vera e propria trattazione estesa, ma non è questo il momento e sono compiti delicatissimi che spettano ai massimi autori nel campo.

E allora oggi parleremo di Lennon in una veste forse meno conosciuta ai più, quella di autore letterario.

John Lennon In His Own Words

Si perché John non fu solo geniale compositore e performer, ma si dilettò, con ottimi risultati tra cui alcuni premi letterari, anche nella scrittura di un paio di volumi, intitolati In His Own Write e A Spaniard in the Works.

Il primo venne alla luce quando ancora i Beatles erano agli inizi della loro carriera, anche se già famosissimi (nello stesso periodo stavano girando il film A Hard Day’s Night, in Italia tradotto come Tutti per uno), il 23 marzo del 1964.
Lennon presentò il libro in diretta alla BBC e fu subito un successo. Lo scritto, confezionato in una copertina blu con la foto di John al centro, ha due curiosità: l’introduzione scritta dall’amico e compagno di avventure Paul McCartney e una breve biografia dell’autore intitolata “About the awful”, che conferma l’estrema auto-ironia che John ha sempre avuto nella sua vita.

Il libro contiene testi, poesie e disegni dello stesso autore, il tutto sempre giocato sull’ironia e sul divertimento. Lennon (così come nel volume successivo) dimostra un particolare attaccamento per il “nonsense“, cioé brevi scritti umoristici e paradossali, genere nel quale lui identificava lo scrittore/fotografo/matematico Lewis Carrol come massima fonte d’ispirazione (a cui si aggiunge probabilmente anche lo scrittore Edward Lear).

A Spaniard in the Works è ancora una volta giocato su storie nonsense ed esce l’anno successivo, il 24 giugno 1965. La copertina è già di per sé un surrogato di senza senso: ritrae John coperto da un mantello, con un cappello inclinato sul volto mentre brandisce nella mano sollevata, quasi come un antico cavaliere, una chiave inglese. Vi strapperà un sorriso anche solo questa immagine.

John Lennon A Spaniard in the Works

Il titolo è una storpiatura dell’espressione a spanner in the works che è usata quando qualcosa va storto in un piano apparentemente ben progettato.

Si tratta di 18 storie brevi e poemetti, anche in questo caso contornati dai disegni dello stesso Lennon. Tutto è ironico e paradossale, ma spicca il poema “Our Dad“, che invece assume toni piuttosto seri e descrive una famiglia che caccia di casa il proprio patriarca. Ricordiamo che il padre dell’autore abbandonò la famiglia quando lui era un bambino, il che ci fa pensare che quest’ultimo voglia in qualche modo trasformare e dare un senso a questo abbandono, rivoltando le azioni contro il padre stesso.

John Lennon legge A Spaniard in the Works

Speriamo quindi di avervi dato uno spunto per conoscere qualcosa in più di John Lennon, nel giorno in cui ricordiamo la sua nascita.
Ma ovvio, non possiamo lasciarvi assolutamente senza musica.
E quindi ecco il Lennon musicista che, diciamolo, continuiamo comunque a preferire.