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La leggenda di Blues Boy King

Nella piantagione di Itta Bena, nei pressi di Indianola, Mississippi, nasce Riley B. King. I suoi genitori si chiamano Alfred e Nora Ella King e, quando scoprono il talento musicale del figlio, lo aiutano a suonare in qualsiasi posto.

Agli angoli delle strade, sotto i porticati, in diversi locali nel corso della medesima serata. 
Appena può, il giovane King si trasferisce a Memphis. Lì, vive con il cugino Bukka White, una leggenda per tutti gli appassionati di blues. Sotto la sua sapiente guida, il giovane Riley B. diventa sempre più bravo.

Un anno dopo, nel 1948, è ospite dello show radiofonico di Sonny Boy Williamson e quel passaggio gli vale un suo spazio in radio: il “King’s Spot” diventa una piccola nicchia quotidiana che fa felice tutti gli appassionati di blues.  
Riley B. ha bisogno di un nome d’arte: così, quello che qualcuno già chiamava “The Beale Street Blues Boy” diventa “Blues Boy King” o (più semplicemente) B.B. King.

La leggenda di Blues Boy King

Dal 1949, anno del suo debutto discografico B.B. King ha registrato più di 50 album, molti dei quali autentici classici della musica del diavolo.
Aveva la licenza di pilota, è stato un giocatore d’azzardo, un vegetariano convinto, non beveva, non fumava e ha convissuto quasi 30 anni con il diabete.

Oltre ad essere stato uno dei più grandi maestri della storia del blues, B.B. King è da sempre un’icona assoluta della chitarra elettrica. La sua Gibson ES 335 nera (soprannominata “Lucille”) e quel suo suono saturo ma, al tempo stesso, morbidissimo, hanno influenzato intere generazioni di chitarristi.

Su tutti Eric Clapton che, nel 2000, proprio con lui ha inciso un disco memorabile: Riding With The King.