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Jozef Kropinski, la Musica nei campi di concentramento

Jozef Kropinski ha passato 5 anni di prigionia nei campi di concentramento nazisti, ma nonostante questo riuscì, in segreto, a scrivere oltre 100 brani musicali.

Jozef Kropinski ha passato 5 anni di prigionia nei campi di concentramento nazisti, ma nonostante questo è riuscito, in segreto, a scrivere centinaia di brani musicali.

Nel giorno della memoria vogliamo raccontarvi la storia di un uomo che pur di fronte a una delle più grandi barbarie della (in)civiltà umana, non ha rinunciato alla sua passione più grande, la Musica, aggrappandosi ad essa per rimanere vivo e aiutando allo stesso modo i suoi sfortunati compagni di prigionia.

Jozef Kropinski era un musicista di famiglia polacca cattolica, anche se era nato a Berlino nel 1913. Scelse, infatti, di tornare in Polonia per completare i suoi studi musicali come violinista, quella Polonia che, paradossalmente, proprio in questi mesi stupisce per decisioni autoritarie come le leggi-bavaglio ai giudici e in generale un pericoloso clima di discriminazione dilagante contro chi è “diverso”. Ma questa è, purtroppo, un’altra storia…

Jozef Kropinski

Jozef Kropinski

Il suo sogno venne però spezzato dall’occupazione nazista e dal suo stesso arresto, il 7 maggio del 1940. La Gestapo, con l’accusa di diffusione di stampa contro il regime, lo mandò direttamente verso uno dei più famosi, se non il più (tristemente) famoso, campi di concentramento: Auschwitz.
All’epoca Kropinski aveva soli 26 anni e sebbene non troverà, come molti altri, la morte ad aspettarlo in quel luogo infernale, passerà ben 4 anni ad Auschwitz, contornato dall’orrore dei lavori forzati, delle camere a gas e dei forni crematori.
Venne poi trasferito al campo di Buchenwald, uno dei più grandi campi nazisti, liberato dall’esercito americano l’11 aprile 1945.

In tutto questo lasso di tempo, il giovane Jozef cercò di sopravvivere e di non perdere mai la speranza, allietando l’animo, per quanto possibile, con la musica.
Musica che, del resto, non mancava ad Auschwitz come in altri campi di concentramento, ma come ogni cosa riguardante questi abomini, fu rivestita di una componente tutt’altro che positiva. Difatti, fu proprio ad Auschwitz ad essere creata la prima “orchestra” composta da prigionieri, esempio che poi seguirono anche altri campi.

Il repertorio era ovviamente quello approvato dal regime e lo scopo non era certo dare un’occupazione nobile e ricreativa. Quando infatti non venivano usate per cerimonie o per concerti privati per le guardie, le orchestre servivano per il coordinamento dei gruppi di lavoro che marciavano a ritmi della loro musica o, peggio, questa veniva utilizzata come sottofondo per punizioni , esecuzioni pubbliche, macabre dimostrazioni di potere in generale.
Kropinski fu il primo violinista dell’orchestra di Auschwitz.

Ma, contravvenendo alle regole, componeva musica da solo di notte, in segreto. Lo faceva nascondendosi in una stanza intrisa di morte, quella destinata alla dissezione dei cadaveri, e lì, alla luce di una candela, scriveva la sua musica.
Un atto di enorme pericolosità, in cui ogni nota segnava un atto di resistenza verso la violenza del campo e del nazismo.

Le sue composizioni spaziavano da valzer a tango, canzoni d’amore e anche un’opera in due parti. Sarà lui stesso a scriverne una lista 7 mesi prima di morire, cercando nella sua memoria visto che molti dei suoi spartiti rimasero nel campo dopo la liberazione o addirittura usati per alimentare fuochi che avrebbero salvato lui e altri suoi compagni dal freddo.

Alcuni fogli sono tuttavia sopravvissuti, come anche il suo violino, ed è toccante oggi poterli vedere, grazie alla grande cura con cui il figlio li conserva. Questi spartiti, infatti, sono scritti sul retro di moduli nazisti di varia natura burocratica, rappresentando così oltre che un’opera musicale anche un simbolo visivo, lampante, della resistenza alle atrocità del regime.
Ogni nota, ogni pausa, ogni rigo, trafigge quella carta che sarebbe stata usata dai nazisti per scopi ben più terrificanti.

Lo scopo di Jozef, inoltre, non era meramente scrivere musica per se stesso. Gli stava, difatti, molto a cuore scriverla anche per gli altri prigionieri del campo, per dare loro un conforto e nel tentativo di non far perdere il contatto con le proprie radici, con la vita passata prima della deportazione.

Partitura intitolata "Kopf hoch" (Allegria!) del compositore Jozef Kropinski

Partitura intitolata "Kopf hoch" (Allegria!) del compositore Jozef Kropinski

Se oggi conosciamo questa storia, non è solo merito della famiglia Kropinski, ma anche di un italiano, Francesco Lotoro, compositore e pianista che è stato protagonista di uno straordinario lavoro volto a recuperare tutte le tracce della musica composta nei campi, compresa quella di Jozef Kropinski.
Lotoro ha impiegato circa 30 anni per raggiungere il più possibile questo obiettivo, una straordinaria missione di salvataggio di un pezzo di storia che non poteva essere dimenticato. Talvolta ha trovato solo frammenti, per cui ha deciso in alcuni casi di portare lui stesso a compimento alcune opere, ovviamente con il massimo rispetto per l’idea originale.

Come dice lo stesso Lotoro, “In alcuni casi, ci troviamo di fronte a capolavori che avrebbero potuto cambiare il percorso del linguaggio musicale in Europa se fossero stati scritti in un mondo libero.
A questo link trovate un ottimo articolo più intervista a Lotoro.

Purtroppo la più bassa manifestazione della ferocia umana ha impedito che questo accadesse, che il mondo conoscesse nuovi geni musicali (e di ogni altra arte o scienza).
Su questo oggi la nostra memoria deve tornare, rafforzarsi e far germogliare sentimenti e convinzioni per il futuro che una volta per tutte mettano da parte la paura, il cinismo, l’indifferenza e la rabbia più animalesca.
La Musica può aiutarci ad abbracciare qualcosa di più grande, più importante e più umano.

Nota: Per chi volesse approfondire la storia di Jozef Kropinski, esiste anche un libro in titolato Il Maestro, scritto da Thomas Saintourens, edito da Piemme.