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Addio a Nico, sacerdotessa delle tenebre

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Ibiza, 18 luglio 1988. Christa Päffgen, nota al mondo come Nico, si trova sull'isola spagnola in vacanza e, come molti turisti, si gode un giro in bicicletta lungo le belle strade soleggiate (o forse, come racconta la figlia, per comprare marijuana in centro).

Un malore al cuore, una caduta. Viene trasportata in ospedale, dapprima si pensa a un’insolazione, ma le complicazioni sono dovute a un’emorragia celebrale.
Muore nel pomeriggio, aveva 50 anni.

Se mai dovessimo isolare alcune tra le maggiori icone femminili degli anni ’70, Nico sarebbe sicuramente ai primi posti. 
Nata a Colonia durante la Germania nazista, non ebbe certo un’infanzia felice. Il padre fu rinchiuso in manicomio, dove morì.

La sua carriera inizia come modella ed è proprio in uno dei suoi primi viaggi a Ibiza che conosce il fotografo Herbert Tobias che le suggerisce il soprannome Nico.

Arriva a New York negli anni ’60  per studiare recitazione, dopo aver vissuto l’esperienza di una particina ne La dolce vita di Fellini.
Bellissima, è sempre accompagnata da partner famosi, prima Alain Delon, poi Brian Jones dei Rolling Stones.

Dotata di una predilezione per l’arte a 360°, la musica non gli è certo estranea e una delle sue prime registrazioni si realizza nientemeno che grazie a Jimmy Page, si tratta del brano di Gordon Lightfoot “I’m Non Sayin’”.

Ma la sua vera consacrazione come artista, e musa ispiratrice, arriva quando conosce Andy Warhol, entrando nel circolo della sua Factory. È qui che entra in contatto con Lou Reed e i The Velvet Underground, band in cui entra in una veste piuttosto atipica (il suo contributo musicale è limitato, al contrario di quello “carismatico”).
Così il 12 marzo del 1967 esce l’album The Velvet Underground & Nico, che traccia un profondo solco nella storia della musica. È prodotto da Warhol, che disegna anche la famosa copertina con la banana (che nelle prime edizioni era “sbucciabile” staccando fisicamente l’adesivo e rivelando il frutto nudo in un vivacissimo colore rosa shocking, a voi le considerazioni sui doppi sensi…).

Il suo primo album solista, sempre del ’67, è Chelsea Girl, che vede anche la collaborazione di Bob Dylan per il brano “I’ll Keep It With Mine”. Anche in questo caso il deus ex machina è Andy Warhol, il disco è infatti una colonna sonora per un suo film omonimo. Altri brani furono scritti da Lou Reed, Jackson Browne e John Cale, geniale polistrumentista (poi grande produttore discografico) e anch’egli membro dei Velvet.

Proseguono intanto le relazioni, tra cui quella probabile con Jim Morrison dei Doors.
Modella, cantante, attrice, ma prima di tutto icona. Un personaggio assolutamente “pop” che ha fatto del suo fascino e della sua apparente tenebrosità il suo primo, e forse vero, talento.

Cover photo by GanMed64 – CC BY 2.0