HomeStrumentiChitarra - DidatticaStill Got The Blues #8

Still Got The Blues #8

Cari Musicoffili, in questa nuova puntata vorrei parlarvi del tocco e dell'importanza che ha al fine di produrre e ottenere un buon sound, non sarà dunque una lezione prettamente di ritmica, come tante ne abbiamo fatte finora, ma in qualche modo il metodo che vedrete oggi potrete applicarlo anche ai precedenti studi.M

Cari Musicoffili, in questa nuova puntata vorrei parlarvi del tocco e dell’importanza che ha al fine di produrre e ottenere un buon sound, non sarà dunque una lezione prettamente di ritmica, come tante ne abbiamo fatte finora, ma in qualche modo il metodo che vedrete oggi potrete applicarlo anche ai precedenti studi.

Mi capita spesso di ricevere per la prima volta un nuovo allievo e sentirmi dire “Conosco il blues ma non mi piace quello che improvviso“.
Questa frase è un po’ ambigua, perché il 90% delle volte l’allievo intende che vorrebbe un’alternativa alla solita pentatonica (e in questa rubrica abbiamo già parlato del fatto che il blues non utilizza esclusivamente quella scala), quando però gli chiedo di farmi sentire qualcosa per avere un’idea più precisa, capisco che in realtà alla base di quella problematica c’è un tocco poco curato o addirittura trascurato del tutto.
Che fare a quel punto? Semplicemente un passo indietro e ricominciare dalle basi (e magari prima o poi parleremo anche di quanto sia difficile dal punto di vista dello studente capire che un passo indietro significa compiere dieci passi avanti, ci sono passata io stessa!).

Dunque oggi vi sottopongo un paio di esercizi mirati a risolvere questa lacuna, di cui avrete sia la tab che il file audio. Vi anticipo subito che questi esercizi vanno studiati più che lentamente. Non stiamo ponendo enfasi sulla velocità ma sulla precisione.Qual’è la prima cosa che notiamo quando ascoltiamo uno qualsiasi dei grandi chitarristi blues o in generale uno dei nostri idoli delle 6 corde? Generalmente quello che ci colpisce di più è la pulizia e la fluidità del suono, ancor più se in velocità o, per contro, su fraseggi più melodici.
Tutto questo lo possiamo racchiudere in un termine musicale che noi chitarristi non usiamo sempre in modo appropriato al 100%, ed è la parola legato (termine che usiamo più spesso per descrivere una particolare tecnica piuttosto che la qualità del nostro suono).

La tecnica che vediamo nel primo esercizio e che può aiutarci a migliorare il nostro suono legato è quella che io chiamo “diteggiatura di supporto”. In particolare può aiutarci perché migliora la nostra presa sulle corde e riduce tutti quei movimenti di troppo delle dita.
Passo passo vi spiego come fare l’esercizio che trovate in tablatura e in cui useremo la solita pentatonica di Am:

  • “diteggiate” il A al quinto tasto della sesta corda col dito indice e suonatelo;
  • mantenendo l’indice in posizione, premete il C all’ottavo tasto della stessa corda col mignolo, mantenendo però la posizione di medio e anulare rispettivamente al sesto e settimo tasto (in modo tale da avere tutte le 4 dita ognuna in posizione sul proprio tasto) e suonatelo;
  • mentre mantenete in posizione medio, anulare e mignolo, spostate l’indice sul D al quinto tasto della quinta corda e suonatelo;
  • mantenete l’indice in posizione e spostate simultaneamente medio e anulare in modo tale che quest’ultimo prema il E al settimo tasto della quinta corda;
  • continuate esattamente così per tutta la diteggiatura della scala e arrivati al C all’ottavo tasto della prima corda, fate l’esercizio in senso discendente applicando lo stesso metodo.

Ricordate: ci stiamo preoccupando di sviluppare precisione e non velocità, per questo l’esercizio va svolto molto lentamente e consiglio di partire con le minime a 45 bpm (avete letto bene… 45!). Ne va da sé che l’altro aspetto importante è mantenere il suono pulito di ciascuna nota per tutta la durata della minima.
Howard Roberts, fondatore del GIT, era solito dire “Speed is the byproduct of accuracy” (trad. la velocità è il prodotto della precisione).

Nell’esercizio successivo applichiamo la tecnica del finger roll, ossia impariamo a gestire i nostri polpastrelli. Questa tecnica va usata quando abbiamo due note consecutive su corde adiacenti.
Quando infatti ci troviamo in una situazione simile, l’istinto è quello di alzare il dito da una corda e riposizionarlo sull’altra. Succede però che, quando il nostro dito non tocca più la corda, il suono si spezza e non è più legato. Allo stesso tempo un piccolo barrè non può risolvere il problema perché rischiamo di far suonare le due note contemporaneamente.
La soluzione è di muovere il polpastrello da una corda all’altra trasferendo la pressione esercitata dalla punta di quest’ultimo alla sua parte inferiore, o viceversa.

Nel dettaglio:

  • “diteggiate” il solito A al quinto tasto della sesta corda con l’indice e suonatelo;
  • mentre continuate a premere sulla corda, muovete l’indice sulla corda adiacente, di modo da premere il D al quinto tasto della quinta corda. Se il movimento è corretto, il A avrà smesso di suonare ed in quel preciso istante suonate il D, in modo da non interrompere o sovrapporre il suono;
  • muovete di nuovo il polpastrello riportandolo sul A e, appena il D smette di suonare, plettrate il A;
  • potete fare l’esercizio solo su queste due note oppure applicarlo alla pentatonica dell’esempio precedente.

Anche questo esercizio consiglio di iniziarlo molto lentamente, o addirittura senza metronomo al primo tentativo, per acquisire la tecnica.
N.B. Per entrambi gli esercizi non è necessaria una pressione eccessiva sulle corde, altrimenti ne va della vostra intonazione.

La chiave per migliorare il vostro tocco nel blues, e in qualsiasi altro genere, è avere il controllo su ogni singolo dettaglio del vostro playing: quanto sostenere una nota, come connetterla a quella successiva, quanto forte va plettrata, quanto tirarla (bending), con quale intenzione eseguirne il glissato o quale fra tutte le tecniche che abbiamo a disposizione usare per darle personalità.
Il modo più efficiente per sviluppare questo livello di controllo è isolare ogni singolo aspetto e praticarlo con estrema concentrazione. Questo vale per qualsiasi sia il vostro stile e per qualsiasi materiale volete studiare e imparare.

Studiate i due esercizi con costanza, 30 min al giorno sono sufficienti se svolti con continuità e concentrazione. Quando però tornate alle vostre improvvisazioni liberate la mente dalla costrizione degli esercizi. Col tempo vi accorgerete che state assimilando la tecnica, l’importante è dedicarci un po’ di tempo ogni giorno.

Attendo con ansia il vostro feedback sul forum!
Long Live the Blues
!Fabiana Testa
Foto di Patrizia Ruggiero, Antonio Procopio, Claudio Facciolo e Giacomo Mearelli