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Rosario Abramo PFP – Jazzist51

"Jazzist51" si apre su un tappeto elettronico-synthetico, in cui non tardano a fendere l'aria gli acuti di una chitarra elettrica che svolge da richiamo per il resto della band; "Atlas Sphere" è una cavalcata attraverso un mondo di sonorità ricche di pathos, buon biglietto da visita per l'intero lavoro. A seguire son

“Jazzist51” si apre su un tappeto elettronico-synthetico, in cui non tardano a fendere l’aria gli acuti di una chitarra elettrica che svolge da richiamo per il resto della band; “Atlas Sphere” è una cavalcata attraverso un mondo di sonorità ricche di pathos, buon biglietto da visita per l’intero lavoro. A seguire sono i ritmi trascinanti Rumba-Guaguanco’, una costruzione alle percussioni che va crescendo con la somma di più sonorità, che vanno ad arricchire con variazioni il pattern iniziale.Bastano due sole tracce per fare la conoscenza di innesti apparentemente lontani ma accomunati in questo caso dall”artefice della composizione del disco.Dietro l’ep “Jazzist51” c’è il nome di Rosario Abramo, e del suo Prog-Fusion-Project (PFP), personalità forte e decisa che è riuscita ad architettare una manciata di brani davvero meritevoli di plauso, carichi di buon gusto nelle scelte musicali e ottima qualità esecutiva. Progressive, Fusion, Jazz, Rock, World Music, i generi confluiti alla realizzazione di questo lavoro sono davvero variegati, merito dei tanti lati della personalità musicale di Rosario Abramo, batterista, compositore e coordinatore dei lavori.Malgrado Abramo si presenti come batterista non c’è da aspettarsi un disco orientato alla sola mostra delle sue capacità dietro le pelli, fosse anche solamente per il fatto che sono diversi i ruoli ricoperti dal nostro in questa produzione (pianoforte, synth, percussioni e batteria). Il lavoro dietro “Jazzist51” è profondo e articolato, la composizione di alcuni brani come Islamhad va indietro nel tempo fino al 1998, ed è frutto di una ricerca sonora e compositiva che ha coperto diversi anni della carriera di Abramo. Non è quindi il disco di un batterista cimentatosi nella composizione ma piuttosto il disco di un compositore che è anche un ottimo batterista, o ancor meglio polistrumentista. La definizione dell’ep come album fusion, trova conferme nella fusione di molti generi (fra i più disparati) piuttosto che nel rispetto di linee musicali dettate dall’appartenenza a schemi preconfigurati. La matrice jazz attraversa tutto l’album emergendo però con forza solo in alcuni spunti precisi (come nel brano che da il nome al disco), senza mai soverchiare nessuna delle tante sfumature e venature che permettono alla vena compositiva di Abramo di esprimersi in completezza.Ad arricchire un prodotto maturato nel corso di anni (concretizzato nel 2013), sono arrivati i contributi di chi ha registrato il disco in studio di registrazione. A ricoprire il ruolo di bassista troviamo Enzo Apicella, mentre il fratello di Rosario Abramo, Satoshi, è il responsabile di tutte le parti di sax soprano e tenore, di flauto traverso (che guida ideologicamente la stupenda Jethro), come anche delle linee di Ewi (Sax Synth). Contributo decisamente importante è stato quello di Gianni Rojatti (Dolcetti, Racer Cafè), che ha registrato le parti di chitarra compiendo scelte sonore davvero ben ponderate, sempre al servizio del brano ed in grado di aggiungere quel tocco esterno necessario a rendere “Jazzist51” un album così poliedrico. Una sapiente interpretazione della partitura stesa da Abramo, non certo una “semplice” esecuzione.Non c’è strumento singolo a dominare le gerarchie dell’ep, quanto piuttosto una buona cooperazione dei “tutti” nel distendere questo piacevole viaggio attraverso affascinanti mondi sonori che si rivela essere “Jazzist51“. Buoni esempi dell’omogeneità espressiva sono i soli dialoganti di Atlas-Sphere, la solidità dei movimenti dinamici e sinuosi di Jethro, e più in generale la capacità d’espressione melodica interconnessa fra le voci di tutti e non delegata al singolo. A Rosario Abramo va quindi il merito non solo di aver steso una partitura complessa, intrigante, valida e variegata, ma anche il plauso per aver saputo scegliere bene i propri compagni di viaggio. Ultima considerazione, ma certo non per importanza, è da fare riguardo alla totale indipendenza della produzione rispetto ad ogni sorta di distribuzione o promozione tramite casa discografica o ufficio stampa. Abramo ha dato alle stampe un album decisamente fuori da ogni logica mainstream, decidendo di promuoverlo in via personale, di venderlo e distribuirlo autonomamente tramite i maggiori store digitali, senza lasciarsi turbare dalla difficoltà di diffusione del proprio prodotto nel sovraffollato mondo discografico contemporaneo. La mossa potrebbe essere quanto mai azzeccata, non tanto per il numero di vendite ma per la qualità dell’acquisto da parte dell’utente. Chi ha buon orecchio sa distinguere un prodotto musicale meritevole anche nel caotico calderone in cui siamo abituati a pescare. Questo probabilmente lo sa anche Abramo, che senza remore ha deciso di fornire la propria musica per uno streaming gratuito ed integrale. Concedete il tempo necessario all’ascolto di “Jazzist51“, riserverà diverse sorprese e sicuramente regalerà un viaggio attraverso emisferi sonori inattesi, rivisitati, mescolati e riproposti in modalità quanto mai frizzante e coinvolgente. Un disco non solo per amanti del jazz o della fusion, piuttosto un album per tutti quelli che fanno dell’intraprendenza musicale il proprio mantra.

Francesco SicheriGenere: fusion/progressive/jazz

Lineup:
Rosario Abramo – Batteria, percussioni, pianoforte, synth
Satoshi Abramo – Flauto traverso, sax soprano e tenore, Akai EWI Steiner 4000S
Gianni Rojatti – Chitarre
Enzo Apicella – Basso

Tracklist:
1. Atlas Sphere
2. Rumba-Guaguanco’
3. Jazzist51 (for Dizzy Gillespie)
4. Islamhad
5. Jethro (dedicated to Satoshi)