HomeMusica e CulturaDischi & LibriRoberto Dellera – Stare bene è pericoloso

Roberto Dellera – Stare bene è pericoloso

"Pugni chiusi non ho più speranza, in me c'é la notte più nera", è il 1967 e Demetrio Stratos è la voce di un gruppo chiamato I Ribelli, questo è uno dei loro pezzi più famosi "Pugni chiusi", questo è uno dei brani che mia madre canticchia quando le chiedo di parlarmi della musica che ascoltava da giovane, e do

“Pugni chiusi non ho più speranza, in me c’é la notte più nera”, è il 1967 e Demetrio Stratos è la voce di un gruppo chiamato I Ribelli, questo è uno dei loro pezzi più famosi “Pugni chiusi”, questo è uno dei brani che mia madre canticchia quando le chiedo di parlarmi della musica che ascoltava da giovane, e dopo aver canticchiato sospira e solitamente mi dice “Che bello, a quei tempi non capivamo niente”.In un primo momento non compresi immediatamente a cosa si riferisse mia madre parlando del “non capire niente”, ma poi col tempo scoprii che altro non era se non pura ingenuità adolescenziale, quando il peggio non era ancora arrivato e le grane dell’età adulta, la tristezza, la malinconia,le responsabilità, i doveri e il dolore potevano essere assaporati non di persona ma solo attraverso le storie degli altri, ovvero attraverso le canzoni.La premessa è d’obbligo, in quanto nel preciso momento in cui ho ascoltato “Stare bene è pericoloso” primo singolo estratto dall’omonimo album Stare bene è pericoloso di Roberto Dell’Era mi sono sentita incredibilmente vicina al pensiero che aveva mia madre nel 1967. Beatles o Rolling Stones? Spandau Ballet o Duran Duran? Marlene Kuntz o Afterhours? Beatles, Spandau Ballet e Afterhours. E sto!Nella mia deformazione musicale quindi mi sono sempre interessata a tutti quei lavori solisti legati a queste imprescindibili formazioni: non poteva rimanerne fuori Roberto Dell’Era bassista in casa Afterhours al suo secondo disco solista dopo Colonna Sonora Originale (2011) che per me, ai tempi, era da oltresettepiù. Dal bel libretto retrò vengono fuori le motivazioni di undici pezzi che compongono il lavoro: la scelta è valida, omettere i testi ma fornirti delle spiegazioni preziose, in modo da accompagnare l’ascolto permettendoti di trarre le conclusioni che preferisci.Non è semplice fraseggio, è diverso, qui ti si racconta quel qualcosa in più: arrivi al limite ultimo invalicabile tra chi il tutto l’ha creato, composto, orchestrato e voluto così a te che lo devi giudicare. “A volte ti prendi o ti prestano del tempo per dire ancora una cosa, un ultimo segno per farsi capire, ma forse sei già via, sei già morto e hai proseguito è un momento magico”, non è il testo di Un ultimo saluto (l’Addio) -traccia sette- ma è la premessa all’ascolto, affinchè non ci si fermi al puro assecondare una melodia, ma si vada oltre, si arrivi a sentirla totalmente.Forte della collaborazione di musicisti di altissimo livello come Rodrigo D’Erasmo (Afterhours) al violino, Rachele Bastreghi (Baustelle) voce nel brano “Non ho più niente da dire“,  Nic Cester (Jet) in “Maharaja” e molti altri, tutto l’album a mio parere si dimostra delizioso, complice la sua imperfetta umanità.Dalla sottile patina anni ’60 – a metà tra lo stile british doc e quello italianizzato cantato da Stratos negli stessi anni – a quelle sonorità che mi rimandano al Nick Cave di “Do you love me?” c’è un lavoro di patchwork bellissimo, dove cogliamo l’ispirazione in maniera sottile e mai ridondante.“Volevo dire delle cose ma non ne ho avuto il coraggio in prima persona, ho fatto parlare qualcun’altro nel più classico stratagemma rnr” intro narrativa al brano “Siamo argento (la visita)“. C’è tanto in questo lavoro di Dell’Era o Dellera che dir si voglia: c’è l’intellettuale che ragiona -cosa non scontata- c’è il musicista, c’è l’uomo che vive di sentimenti contrastanti e lividi, c’è l’amico che soffre per la perdita umana, c’è una sorta di semplicità d’altri tempi che un pochino, lo devo ammettere, mi addolcisce il cuore.E canticchiando, come mia madre faceva nel 1967, “C’è una luce intorno a me arriva da lontano, quel che resta è tutto qui e io lo so vedere” sento che la cosa che mi manca di più è quel “non capire niente”, quella ingenuità che rende la vita meno complessa e più semplice. A Roberto Dell’Era un applauso sentito, per la grande qualità in tutto e soprattutto per rappresentare quel correlativo oggettivo che mi porta indietro in un tempo nemmeno vissuto ma sempre solamente raccontato.Silvia CieriLine up:
Roberto Dell’Era
Andrea Fish Pesce
Rodrigo D’Erasmo
Enrico Gabrielli
Fabio Rondanini
John Large
Lino Gitto
Micol Martinez
Rob Daz
Tom Livermore
Xabier IrondoTracklist:
1. Il motivo di Jimmy
2. Stare bene è pericoloso
3. La repubblica dei desideri
4. Maharaja
5. Testa floreale
6. Satellite in orbita
7. Non ho più niente da dire
8. The Constitution
9. Ogni cosa una volta
10. Un ultimo saluto (l’addio)
11. Siamo argento (la visita)