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Il ritorno degli Alt-J con l’album Relaxer

Tra le decine di band che negli ultimi anni sono state definite 'i nuovi Radiohead', gli Alt-J sono sicuramente il gruppo cui calza di più questa definizione piena di responsabilità. Lo stile musicalmente eclettico, i sincopati cambi di genere e i testi a cavallo tra l'ermetismo e il non-sense hanno reso il trio di L

Tra le decine di band che negli ultimi anni sono state definite ‘i nuovi Radiohead‘, gli Alt-J sono sicuramente il gruppo cui calza di più questa definizione piena di responsabilità. Lo stile musicalmente eclettico, i sincopati cambi di genere e i testi a cavallo tra l’ermetismo e il non-sense hanno reso il trio di Leeds uno dei maggiori fenomeni musicali degli anni ’10.

Il ritorno degli Alt-J con l’album Relaxer

A distanza di tre anni dal loro secondo album This Is All Yours, gli Alt-J tornano con Relaxer, nuovo lavoro in studio. Resi noti alle masse per lo stile musicale più stravagante della scena Indie-Rock, a cavallo tra Alternative, Folk, e Indie-Pop carico di synth, Joe Newman (chitarra e voce), Thom Green (batteria e percussioni) e Gus Unger-Hamilton (tastiere e voce) sono un fiume di creatività e cambi improvvisi di natura.

In uscita il 2 Giugno, Relaxer è la continuazione di una piccola ma estremamente onirica discografia, interamente prodotta da Charlie Andrew (già collaboratore dei Madness e Bloc Party); la copertina dell’album, come quelle dei singoli estratti “3WW”, “In Cold Blood” e “Adeline”, sono screenshot di LSD: Dream Emulator¸ tanto distorto quanto famoso gioco del 1998 per Playstation 1.

Il brano di apertura, “3WW”, segue proprio questa lunghezza d’onda: massicci loop di synth intervallati da leggeri stacchi di chitarra, una quiete catartica prima dell’esplosione della voce che ci guidano per mano in un mondo fatto di echi.
La quiete prima della tempesta, ma di una tempesta calma dove a soffiare non è il vento ma il nostro essere, tanto è il senso di smarrimento del crescendo di “Adeline”.

Il relax a cui allude il titolo non ci è fornito dal disco stesso, ma va cercato; l’album è solo un vettore verso la meta. La cover di “The House of Rising Sun” è forse la più inusuale mai realizzata, tanto che il trio ha anche scritto una strofa aggiuntiva: lenta ma con veloci arpeggi, calma ma con una potentissima componente di archi; una piacevole sorpresa.

Il ritorno degli Alt-J con l’album Relaxer

Alla band va riconosciuto il merito di cambiare rimanendo gli stessi in ogni traccia. “In Cold Blood”, il secondo estratto, è una bandiera, classico brano da Alt-J: cambi di tempo, batteria sincopata, chitarra rigida e un tripudio di synth centripeti e ottoni.

Sono presenti anche momenti meno ispirati, come il ricordo punk con riferimenti al Giappone (non nuovi per la band) “Hit Me Like That Snare”, che però non stonano con l’atmosfera generale delle otto tracce, mantenendo l’equilibrio sul filo del rasoio, bilanciato dalla sinuosità synth-pop di “Deadcrush”.

Relaxer si chiude con “Pleader”, ibrido tra un tango e un canto religioso, un melanconico hallelujah, maestoso nella sua intimità, come quasi tutto il resto della produzione della band.

Il terzo disco è forse il più difficile per tutti i musicisti, soprattutto per chi ha fatto dell’imprevedibilità musicale la sua fortuna, come in questo caso, formula che può esaurirsi presto o annoiare lo spettatore.
Brani ben bilanciati e integrità concettuale sono elementi che spesso vengono a mancare, ma non in questo caso.

Il terzo lavoro degli Alt-J non è un passo avanti rispetto al precedente This Is All Yours ma un’ottima conferma.
Un altro centro del bersaglio per i fan: rilassatevi.

Silvio Ghidini