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Pearl Jam – Binaural

Disco che conferma il quintetto americano ai vertici mondiali (se di conferme ancora c'era bisogno). I Pearl Jam, uno degli ultimi gruppi a rappresentare il sound di Seattle, “sfornano” un disco completo sotto tutti i suoi punti di vista, senza scendere nelle banalità e nella presunzione di chi ha già raggiunto la

Disco che conferma il quintetto americano ai vertici mondiali (se di conferme ancora c’era bisogno). I Pearl Jam, uno degli ultimi gruppi a rappresentare il sound di Seattle, “sfornano” un disco completo sotto tutti i suoi punti di vista, senza scendere nelle banalità e nella presunzione di chi ha già raggiunto la fama mondiale. Binaural è un album comunque difficile da decifrare fin dal primo ascolto, essendo più cupo dei precedenti lavori e meno “commerciale”, nonostante abbia riscontrato maggiore successo dell’ultimo disco in studio Yield.Il titolo del disco, deriva dal nome di una nuova concezione di stereofonia e per apprezzarne di gran lunga la qualità, si consiglia di ascoltarlo in cuffia.Le sonorità sono in parte anni ’70 (il disco è stato registrato “quasi” tutto in analogico) e in parte rock ‘n’ roll/grunge, vista l’alternanza di ballate a pezzi molto più grezzi. La presenza dell’ex “Soungarden” Matt Cameron alla batteria, non fa certo rimpiangere il pur bravissimo Jack Irons, infortunatosi durante il Tour mondiale di “Yield”. L’album viene presentato al mondo con il singolo Nothing As It Seems, brano abbastanza atipico per la band americana, nel quale si sente molto l’influenza musicale di Jeff Ament, autore del brano, bassista del gruppo e fondatore del progetto “Three Fish”, nel quale, con la collaborazione di Robbie Rob e Richard Stuverud, dà vita ad un disco psichedelico-orientale con riferimenti tipicamente floydiani chiamato The Quiet Table. Secondo singolo estratto è Light Years, traccia numero quattro dell’album; una ballad rock semplice ma intensa per il contenuto del suo testo. Ma andiamo per ordine… L’album “esplode” inizialmente con tre brani di pura adrenalina e nervi: Breakerfall, Gods’ Dice (scritta da Ament) ed Evacuation (musica di Cameron), per poi “rifiatare” con le già sovracitate Light Years e Nothing As It Seems.Sulla scia di queste ultime due tracce c’è Thin Air, brano scritto dal chitarrista ritmico del gruppo Stone Gossard. Il disco riprende la sua corsa adrenalinica con la traccia numero sette Insignificance e la traccia numero nove Grievance, alternate da due brani mid time, tipicamente “pearljamiani”, scritti da Gossard: Of The Girl e Rival. Le ultime tre tracce sono: Sleight Of Hand, brano molto acido nel quale si sente notevolmente la presenza di Ament; Soon Forget, vera “chicca del disco”, nella quale Eddie si diverte ad accompagnare la sua voce con l’ukelele ed in chiusura Parting Ways, un brano che contiene una ghost track, nella quale si sente “qualcuno” che batte a tempo e freneticamente su una macchina da scrivere. I testi sono garantiti Eddie Vedder.

  • Breakerfall
  • God’s dice
  • Evacuation
  • Light years
  • Nothing as it seems
  • Thin air
  • Insignificance
  • Of the girl
  • Grievance
  • Rival
  • Sleight of hand
  • Soon forget
  • Parting ways
  • Casa discografica: Sony
    Anno: 2000