HomeMusica e CulturaDischi & LibriOD Fulmine – OD Fulmine

OD Fulmine – OD Fulmine

Quando hai fra le mani un disco d'esordio, sei invaso da un panico difficile da gestire, non hai termini di paragone e ti senti nudo ed indifeso davanti alle melodie: devi ascoltare, riascoltare e ascoltare ancora per dare una qualsiasi direzione al tuo pollice giudicante.Nella sostanza delle immagini - e non solo - st

Quando hai fra le mani un disco d’esordio, sei invaso da un panico difficile da gestire, non hai termini di paragone e ti senti nudo ed indifeso davanti alle melodie: devi ascoltare, riascoltare e ascoltare ancora per dare una qualsiasi direzione al tuo pollice giudicante.Nella sostanza delle immagini – e non solo – stiamo parlando di certi naufraghi che rispondono al nome di OD FULMINE e che, nell’omonimo album d’esordio OD Fulmine, in 10 tracce si prendono l’ardua responsabilità di raccontarci dell’essere umano disperso, in bilico tra la vita e la morte, costretto alla più dura forma di sopravvivenza.In questo ambizioso progetto si fondono diverse realtà musicali italiane come Meganoidi, Numero 6 ed Esmen ricalibrate in un modo completamente diverso da quello che potremmo aspettarci. I pezzi si muovono in una successione che funziona, che per fortuna non trova intoppi, non si blocca in perdite di attenzione, coinvolgendo nella maniera più semplice possibile. Ed è proprio questa la cosa importante, il bello di questo disco è che non rallenta mai, procede a tempi stretti e ben calibrati: non si sente la necessità di saltare alla canzone successiva perchè non puoi evitare di “vedere” come va a finire il pezzo che stai ascoltando.Un primo assaggio di questo album “Altrove2” esce già nel 2013, la linea è chiara: nei testi semplici ma di una profondità scura e malinconica, c’è un’intimità raffinata, un suono compatto, accattivante, esempio vivido di un indie-rock del XX secolo del quale adesso siamo un pò a digiuno. Il neo a mio parere è proprio questo: siamo sempre un pelino conservatori, siamo sempre protesi a produrre dei lavori eccellenti ma senza troppo esagerare nella sperimentazione, cosa che non ci differenzia dalle realtà musicali estere contemporanee.

Nel rischiare, talvolta noi italiani siamo timidi, e questa non va presa come una critica ma semplicemente come una constatazione obiettiva: il brano “40 giorni” non ha pecche, una stabile intro di batteria, le corde che si susseguono e iniziano a muoversi insieme, la voce e le voci che l’accompagnano, un ritornello che non arriva subito ma si fa attendere.Dopo due volte che l’hai ascoltata la tua mente già ripete “qui è l’ora, qui, è come il ballo della prima aurora, cercavi chi ti porta fino alla via d’uscita”: funziona perchè è una formula che raggiunge in maniera veloce l’interiorità di chi ascolta. Nella vita di tutti i giorni, tra disoccupazioni o plurioccupazioni a bassa rendita, mezzi pubblici e code nel traffico, biciclette arrugginite, aperitivi devastanti e lutti evolutivi, possiamo perderci in testi contorti che ci obbligano a complesse parafrasi spesso interminabili?

La risposta è che non ne vale sempre la pena, ma, anche volendo, spesso non ne abbiamo proprio la forza.

Ma questo album merita attenzione perchè sfoggia una certa capacità – tipica del buon cantautorato italiano – di interpretare e raccontare in maniera cristallina l’inquietudine dalla sua forma più sciocca a quella più massiccia, senza complicarci ulteriormente l’esistenza e con un buon livello di qualità musicale. Il primo concerto della mia vita fu quello dei Meganoidi ai tempi di Into the darkness into the moda (credo di aver consumato quel cd), e credo che già da allora cercassero un modo di comunicare alternativo, quasi a distaccarsi dallo ska.

Ed eccoli forti e presenti in questo lavoro Mattia Cominotto, Riccardo Armeni e Saverio Malaspina, pezzi fondamentali dei Meganoidi, che adesso sono diventati “grandi” e con Stefano Piccardo (Numero 6) e Fabrizio Gelli (Esmen) si son presi un bell’impegno. Prima erano ragazzi che facevano divertire altri ragazzi come loro, li facevano saltare, sfogare, divertire, adesso sono uomini dispersi che tentano di aiutare una generazione alla deriva che ha troppo bisogno di conforto.

Silvia CieriLine-up:
Mattia Cominotto (voce e chitarra)
Stefano Piccardo (voce e chitarra)
Riccardo Armeni (basso)
Fabrizio Gelli (voce e chitarra)
Saverio Malaspina (batteria)Tracklist:
1. Altrove 2
2. Mah Ah
3. 40 giorni
4. 5 Cose
5. Nel Disastro
6. I Preti Dormono
7. Ghiaccio 9
8. Da Quel Giorno
9. Poverino!
10. Fine Dei Desideri