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Nick Cave & The Bad Seeds – No More Shall We Part

Dopo The Boatman's Call (1997) Nick Cave si è preso una lunga pausa di riposo e riflessione, così lunga da far temere che potesse durare per sempre e quando ha calcato le scene del teatro Ariston di Sanremo per ritirare la speciale targa Tenco alla carriera, i suoi fans hanno tirato un sospiro di sollievo e gli spett

Dopo The Boatman’s Call (1997) Nick Cave si è preso una lunga pausa di riposo e riflessione, così lunga da far temere che potesse durare per sempre e quando ha calcato le scene del teatro Ariston di Sanremo per ritirare la speciale targa Tenco alla carriera, i suoi fans hanno tirato un sospiro di sollievo e gli spettatori del Premio Tenco sono stati rapiti per una buona mezz’ora dalla sua magistrale performance. Da solo, col suo pianoforte, ha dato un’interpretazione sofferta e accorata come solo King Ink, “Re Inchiostro”, sa fare, riproponendo i suoi pezzi più famosi e la canzone che dà il titolo al suo ultimo album, No more shall we part. Nick Cave, con i suoi Bad Seeds (“I Semi Del Male”), torna a raccontarci dei lati più profondi e oscuri dell’uomo, del rapporto con Dio e dell’amore con pathos ed energia, attraverso dodici brani dove fanno da padrone la voce di Cave, il pianoforte e l’accompagnamento degli archi. Nelle canzoni dell’album ci sono elementi di musica folk, jazz e soprattutto un ritorno ad alcuni spunti rockeggianti. Difficile dire quali siano le canzoni più rappresentative dell’album, ognuna fa storia a sé. The Sorrowful Wife è forse uno dei pezzi più belli, con il suo finale rock dirompente, e poi As I Sat Sadly By Her Side, il singolo che ha anticipato l’album, e Fifteen Feet Of Pure White Snow, una ballata guidata dall’onnipresente pianoforte e dalla ritmica trascinante di basso e batteria.Le prime copie di No More Shall We Part sono uscite in Italia con i testi tradotti in italiano, una vera chicca per gli appassionati di Nick Cave. Le liriche sono un altro importante aspetto che hanno reso celebre il cantante australiano, che di secondo mestiere non a caso fa lo scrittore.Almeno un’occhiata alle sue parole sono, quindi, quanto meno dovute: And God doesn’t care for your benevolence anymore than he cares for the lack of it in others (“e Dio non si preoccupa della tua benevolenza più di quanto si preoccupi per la mancanza di essa negli altri”, da As I Sat Sadly By Her Side). Ad accompagnare Nick Cave ci sono i suoi vecchi compagni di viaggio, tra cui Mick Harvey e Blixa Bargeld, quest’ultimo già protagonista nel gruppo tedesco Einsturzende Neubauten, con in aggiunta due voci femminili di Anna e Kate McGarrigle, che vantano, oltre ad alcuni album come soliste, anche collaborazioni con Joan Baez. No More Shall We Part segna una tappa fondamentale nel percorso artistico di Nick Cave: nella sua lunga carriera, che lo ha visto iniziare prima col gruppo punk Birthday Party per poi creare i Bad Seeds, questo disco rappresenta una svolta importante nella sua musica. Può essere considerato l’album della maturità per come sia riuscito a condensare temi e sonorità diverse e per la visione d’insieme che le dodici tracce riescono a creare. Chissà che accudire quattro figli non abbia contribuito più di ogni altra cosa ad una evoluzione così significativa nell’opera di Nick Cave.

  • As I Sat Sadly By Her Side
  • And No More Shall We Part
  • Hallelujah
  • Love Letter
  • Fifteen Feet Of Pure White Snow
  • God Is In The House
  • Oh My Lord
  • Sweetheart Come
  • The Sorrowful Wife
  • We Came Along This Road
  • Gates To The Garden
  • Darker With The Day
  • Casa discografica: Mute Records
    Anno: 2001