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Ricordando Dick Dale, il Re della chitarra Surf

Il 16 Marzo 2019 ci lasciava il Re della chitarra surf. Dick Dale è stato uno di quelli che hanno realmente contribuito al suono della sei corde elettrica.

Si dice di molti chitarristi, ma nel caso di Dick Dale non è solo un fatto di stile e/o influenza musicale. Per lui fu prodotto da Fender il primo amplificatore 100 Watt in assoluto, quello che più tardi si sarebbe chiamato “Fender Showman”, una vera bestia da palco per l’epoca (e ancora oggi!). 

Non solo, Dale fu uno dei primi grandi chitarristi ad essere conquistati dal fascino della Stratocaster, nata anch’essa dal genio di Leo Fender ma all’epoca, negli anni ’50, ancora agli inizi del suo successo. Del resto, chi conosce la storia di Fender sa benissimo che il buon Leo aveva in mente di produrre chitarre per il country, il surf e generi affini a lui cari, certo non per i rockers che di lì a pochi anni le avrebbero fatte proprie (con corde ben più fini per facilitare i bending presi in prestito dai bluesman americani).

Peraltro era mancino e come avrebbe fatto Jimi Hendrix anni dopo fu costretto ad usare una chitarra per destrorsi, nel suo caso però non girando le corde e quindi suonando effettivamente al contrario, con i cantini verso l’alto.

In più, tanto per completare quello che è il setup base di un chitarrista ancora oggigiorno, Dale fu uno dei primi chitarristi ad usare il riverbero sulla chitarra, per espandere la tridimensionalità del già notevole suono strato e del suo vibrato. Ed ecco servito il suono surf, il suono di Dick Dale.
Quello tanto amato ancora in tempi moderni e ripreso a man bassa anche dalla cinematografia, basti citare l’assoluta passione di Quentin Tarantino per brani come “Miserlou“, colonna portante della soundtrack di Pulp Fiction.

Lo stile di Dick Dale si potrebbe riassumere in una parola: aggressivo. O anche, percussivo. Ogni plettrata, una fucilata. Uno stile molto ritmico, forse derivato dalle sue esperienze musicali di gioventù, che lo videro accanto al batterista Gene Krupa, un altro che sui tamburi faceva fuoco e fiamme.

Nonostante numerosi problemi di salute – compreso un cancro, il diabete, una grave insufficienza renale e qualche vertebra non proprio al suo posto – ha finito la sua vita ancora in tour.
D’altronde, lui stesso aveva dichiarato: “Non lasciare che la paura di morire influenzi il tuo modo di vivere. Prendi quella paura e usala come una forza trainante per continuare ad avanzare, non importa quanto dolore tu abbia. È così che faccio quello che faccio sul palco.