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Musikmesse 2013 – The guitarist’s side

Il Musikmesse è per un musicista uno degli appuntamenti più importanti dell'anno, quest'anno anche uno dei miei, e grazie ad una fortunata coincidenza sono riuscito ad unirmi allo staff di Musicoff ed anche a Pierangelo Mezzabarba della Masotti Guitar Devices per una 4 giorni intensissima della quale mi appresto

Il Musikmesse è per un musicista uno degli appuntamenti più importanti dell’anno, quest’anno anche uno dei miei, e grazie ad una fortunata coincidenza sono riuscito ad unirmi allo staff di Musicoff ed anche a Pierangelo Mezzabarba della Masotti Guitar Devices per una 4 giorni intensissima della quale mi appresto a scrivere durante il viaggio di ritorno in macchina (Francoforte-Roma) proprio con quei pazzi scalmanati di Thomas “Doc” Colasanti, Salvatore Pagano ed il mio fratello d’arme di tante avventure Pierangelo.La fiera del Musikmesse è organizzata principalmente per mettere in contatto operatori del settore e per questo motivo i primi due giorni e mezzo sono riservati ai soli addetti ai lavori fra cui artisti, distributori, produttori, negozianti ma anche tante altre persone che in un modo o nell’altro ruotano attorno al mondo dello spettacolo (e se ve lo state chiedendo, sì, anche al Messe ci sono un sacco di “infiltrati”).
Il tempo rimanente, venerdì pomeriggio e sabato, è deputato all’apertura al pubblico, questo fa sì che la fiera viva due momenti davvero molto differenti nei quali, da una parte gli espositori sono concentrati in attività di contatto e ricerca di occasioni e i vari stand hanno spesso tavolini e zone isolate per facilitare questo genere di incontri, dall’altra si può assistere ad una vera bolgia infernale di ragazzi più o meno giovani che provano ogni cosa che capiti loro a tiro.Ovviamente siamo in Germania e lì sono tipini precisi, una delle cose che ti colpisce maggiormente è il senso generale di ordine e rispetto che si può apprezzare negli stand, oltre alla cordialità e la disponibilità, c’è un religioso rispetto degli spazi vitali, i rumori sono ridotti al minimo e tutto è “regolato” per consentire sempre una facile conversazione; ovviamente è impagabile poter girare gli stand, sentirsi chiedere con un sorriso se si vuole provare qualcosa, suonare a volumi senza litigare col vicino e trovarsi alla fine della giornata (o delle giornate) senza sentirsi orecchie e cervello trasformati in una poltiglia inerte… per quello bisogna aspettare la sera se si va a cena in qualche locale tipico!
Chiaramente ci sono sempre dei momenti un po’ più pesanti, soprattutto durante le demo, anche se va detto che la maggior parte è organizzata in appositi spazi insonorizzati ed il livello di interferenza con il “vicinato” è sempre ridotto al minimo.ChitarreLa zona chitarre è parecchio ricca sia come marchi presenti in fiera, sia come varietà di allestimenti e modelli: all’ingresso del padiglione ci si imbatte subito con uno dei protagonisti della fiera, lo stand Fender ci presenta una marea di modelli, dalle standard alle lussuose custom shop, acustiche comprese; degne di nota le riedizioni delle finiture Paisley di alcuni modelli e di un Twin Reverb reissue che a dirla tutta risulta in questa versione un “pelino” kitsch.
Essendo parte del gruppo, anche Charvel ha fatto la sua apparizione con i modelli classici della tradizione superstrat, fra le tante una parete a parte è stata dedicata alla “mamma” delle superstrat, la Frankeinstrat di Eddie Van Halen, ora disponibile non più in versione super limitata e altrettanto costosa, ma per meno di mille euro, declinata nelle tre colorazioni storiche, bianco/rosso, nero/giallo e bianco/nero. Sempre in tema Van Halen, troviamo le nuove Wolfgang e la nuova testata 5150 EVH-III a marchio EVH.Andiamo oltre e ci imbattiamo nell’altro colosso del chitarrismo mondiale, ovvero Gibson. Stand enorme, come del resto ci si aspetta, con palco per le demo in fondo, pareti totalmente tappezzate di chitarre ed una zona centrale composta da una tavolata che ospitava decine di strumenti ed altrettanti seggiolini, ognuno connesso ad un mini amplificatore Vox con cuffie, disponibile per la prova. Chiaramente nessuno pretende di poter valutare strumenti in mezzo alla bolgia dantesca del Messe (specie nelle ore aperte al pubblico) ma non mi asterrò a sottolineare l’ironico contrasto di poter strimpellare una goduriosa Les Paul Transparent White Flamed attaccata ad un piccolo amp digitale di questo tipo.Sempre allo stand Gibson troviamo l’azienda che produce per loro (ed ora direttamente al dettaglio) le meccaniche robotiche montate sulla Robot Guitar, si tratta di Tronical Tune di Chris Adams, dove è possibile provare qualche esemplare di chitarra “tronicizzata”. Effettivamente fa una certa impressione vedere il sistema all’opera, non tanto per quanto riguarda la funzione di auto-accordatura, quanto per la possibilità di passare da un’accordatura all’altra in pochi istanti. Chissà se su uno strumento con Floyd Rose funzionerebbe altrettanto correttamente o andrebbe in paranoia come il suo possessore.Parlando di giganti non possiamo non menzionare Yamaha che, forte del suo 125simo anniversario, ha deciso di presentarsi al Messe con un intero padiglione interamente dedicato ai suoi prodotti!
Girovagando nel suo enorme spazio posiamo ritrovare tutta la produzione principale, dalle chitarre, ai bassi, alla nuova serie di ampli portatili, ma anche batterie, fiati, pianoforti; in particolare spiccano i meravigliosi Bosendorfer acquisiti dal gruppo Yamaha. In uno spazio apposito possiamo trovare anche una serie di esemplari storici del passato a testimoniare quanto questa casa abbia fatto nel mercato della musica in oltre un secolo di vita.Altro gigante, ma facente parte per alcuni del lato oscuro della Forza, è Ibanez con uno stand ricchissimo di novità (almeno per chi non è stato al Namm qualche mese fa): fra le tante ci ha colpito la serie Iron Label, una linea dedicata al metal estremo che comprende le nuove RG7 ed RG8 da 7 ed 8 corde, ed il prototipo RG9, indovinate un po’, a 9 corde.
In aggiunta, la nuova serie Premium che prevede strumenti con una dotazione caratteristica e un prezzo più abbordabile. Fra le varie signature mi ha colpito la riedizione della mia amata UV777BK con cover verde ed una Joe Satriani piuttosto atipica con mini humbucker al manico e una finitura arancio utile anche se fori una gomma e ti sei dimenticato il giubbotto o il tirangolo. Per chi voleva provare, vengono messi a disposizione piccoli ampli Ibanez e tanto spazio per stare in fila assieme ad una moltitudine di metal kids che attendono il proprio turno.Rimanendo in tema moderno entriamo alla Schecter che come al solito propone una numerosissima scelta di chitarre da metallo pesante contraddistinte da finiture cattivissime ed “armamento” da guerra termonucleare globale. Personalmente non sono tanto attratto da questo genere di strumenti ma ho apprezzato le due gentili donzelle che distribuivano cataloghi ed adesivi ai passanti, per questo motivo ho passato comunque diverso tempo ad approfondire la mia conoscenza e sono tornato a casa con chili di materiale cartaceo… Scherzi a parte, le Schecter sono chitarre davvero notevoli, apprezzabilissime per le ottime finiture e la grande solidità che trasmettono al tatto.Anche lo stand Paul Red Smith ci presenta una parata di strumenti meravigliosi, per pochi fortunati, in abbinamento ad un paio di esemplari di amplificatori sempre a firma PRS (di cui un bellissimo custom amp, una sorta di private stock degli amplificatori PRS, NdR) che purtroppo non ho potuto provare per il poco tempo disponibile.
Oltre ai grossi calibri del mercato chitarristico troviamo anche tanti produttori storici e non che a mio modo di vedere sono preziosissimi perchè mantengono vario e differenziato un mercato che già di suo tende ad essere tremendamente conservatore e tradizionalista.
Fra le tante non posso non citare LAG che ha inaugurato una linea abbordabile totalmente improntata su un look corsaiolo, bande bianche centrali, colori e stemmi racing e forme che ricordano tanto l’estetica delle corse anni ’60. Particolare molto carino, l’aver organizzato l’esposizione ricreando un piccolo percorso chiuso in penombra dove spiccano i vari modelli sapientemente illuminati, una specie di tunnel of love senza barchetta e senza love ma davvero molto coreografico.Lo stand Huber, mi ha colpito per la bellezza rara delle sue creazioni, non tanto per finiture e legni assurdamente belli, quanto per essere uno dei pochi a saper sintetizzare questi elementi in uno strumento equilibrato e ben bilanciato, l’ispirazione PRS è palese ma osservando meglio i modelli si denotano alcuni particolari migliorativi che dimostrano la grande perizia di questo abile liutaio europeo.Altri notevolissimi esempi di artigianalità si possono trovare in altri stand della fiera, tuttavia l’uso di legni esotici (per quanto mi chieda dove vadano a recuperarli dato che ormai abbiamo disboscato mezzo pianeta e le essenze più preziose sono diventate più rare dei metalli preziosi), l’assemblaggio di altissimo livello, le soluzioni tecniche più ardite che mettono a disposizione livelli di ergonomia e “stilosità” davvero impensabili fino a una decina di anni fa, non sono sempre accompagnati da uno sviluppo del prodotto coerente e una capacità di caratterizzarlo e renderlo in qualche modo unico; la sensazione di chi scrive è di una mancanza generale di personalità, quando vai in giro al Messe rimani stupito dai particolari ma il giorno dopo non riesci a ricordarti un solo modello ed associarlo ad un nome in particolare.Altra sorpresa della fiera è stata FGN, chitarre orgogliosamente giapponesi provenienti dalla fabbrica Fujijen che i più anzianotti ricorderanno come il produttore di tanti marchi japan oggi ricercatissimi, qualche nome a caso tanto per farvi salie la GAS, Ibanez anni 70, Greco, i synth Roland, Fender japan dal ’81 al ’96 ed Epiphone dal ’92 al ’98; al di là delle questioni legate al solito problema delle copie, le FGN sono davvero delle ottime chitarre, realizzate molto bene e con un suono ad altissimi livelli.
Tuttavia resto abbastanza perplesso all’idea di spendere addirittura 3500€ per una replica di Les Paul per quanto incredibilmente curata e davvero ben suonante, a quelle cifre subentrano inevitabilmente aspetti legati all’esclusività e al blasone del marchio originale.Allo stand Gewa, il più grande distributore europeo di strumenti musicali, ci siamo imbattuti nelle VGS, strumenti di fascia da medio-economica a media davvero interessanti, in particolare la Soul Master, una 7 corde che promette un’intonazione perfetta grazie al ponte Evertune (sul quale indagheremo in futuro) ed un attacco molto pronunciato, adatto al genere per la quale è stata pensata. Sempre in fascia alta troviamo delle signature Herman Frank (Accept) e Roland Grapow (Masterplan) caratterizzate da tasti compensati e ponte Evertune.Al gradino più basso della piramide troviamo i produttori cinesi “senza nome”, quest’anno davvero numerosi al Messe, tutti ammassati in un’unica zona contraddistinta da grafiche e indicazioni tutte uguali come se fossero tutti consorziati o addirittura sponsorizzati dallo stesso governo di Pechino per fare presenza in terra europea. L’offerta è molto eterogenea, si va dalle componenti singole per elettronica ed hardware da chitarra alle custodie, fino agli strumenti veri e propri, soliti cloni che tutti ben conosciamo, ma anche alcuni esempi di “cloni di alta liuteria”, proposti a prezzi molto allettanti e contraddistinti da una qualità davvero notevole; in particolare abbiamo notato alcuni bassi realizzati in set-in con parti smussate in modo ineccepibile che probabilmente non avrebbero sfigurato in una vetrinetta di un liutaio e abbiamo potuto constatare che anche le tastiere ed i manici sono molto più rifiniti e “smooth” di quanto eravamo abituati a vedere su modelli di qualche anno fa, anzi, a dirla tutta, meglio rifiniti di alcuni modelli entry level di “noti marchi asiatici di prestigio”.AmplificatoriSul versante amplificatori ed effettistica è presente davvero di tutto, partirei ancora una volta dai grandi marchi che come ci si aspettava sono i protagonisti della fiera presentando allestimenti ricchissimi ulteriormente impreziositi da diversi eventi. Nel nostro peregrinare abbiamo assistito a pochissimi eventi e demo, abbiamo preferito concentrarci sui prodotti facendo diverse prove, va tuttavia menzionato il tendone Gibson, allestito nella piazza centrale, che aveva in programma continui mini concerti delle Robocross Machines, uno spassosissimo trio robotizzato che a suon di mazzate e schitarrate robotiche si sono esibiti in cover famose fra cui una devastante Ace of Spades dei Motorhead.Tornando ai prodotti, lo stand Marshall ha esposto, assieme ai soliti modelli, un nuovo mini amp testa cassa da un watt chiamato Custom Offset Amp caratterizzato da un look early Marshall ed un’impostazione estremamente semplice; l’Offset è uno dei primi prodotti del nuovo custom shop a cui hanno dedicato un angolo con qualche altro esempio come alcune testate con rivestimenti personalizzati.Forse il terzo protagonista del padiglione è stato quello di Orange, sicuramente per dimensioni e per quantità di prodotti esposti, tuttavia non abbiamo notato grandi novità nel loro portafoglio a parte la nuova Cruch head da 120 e 60W e soprattutto il VT1000, un tester per valvole disponibile sia in versione stand alone che in una interessantissima versione per PC, forse un po’ troppo specialistica per un utente domestico ma sicuramente una manna per l’elettronico che si diletta nella modifica e realizzazione di ampli a valvole.Nel reparto metal va menzionata la nuova Hellraiser di Schecter contraddistinta da un design nero con piping rosso davvero notevole, due canali indipendenti ed un interessante controllo chiamato focus che permette di scegliere il tipo di risposta normale, tight oltre a due posizioni detuned ottimizzate per ritmiche possenti e molto basse.
Ovviamente ENGL non è da meno ed ha esposto tutto il suo arsenale in parte rinnovato nell’estetica (molto belle le nuove griglie a catena e la finitura bronzo spazzolato della Ritchie Blackmore).Ottimo anche lo stand Laney con un Mattias Ekluhd simpaticissimo che ci mostrava come suonare ritmiche in 32esimi con un… pettine!Anche Blackstar ci presenta una testatina da 1W molto interessante per la pratica domestica (e non dimentichiamo che un solo watt è comunque sufficiente a scatenare su di noi l’antipatia di vicini troppo sensibili) e tutta la serie HT in versione Metal, compreso il suddetto 1Watt amp, con equalizzazione tarata per questo genere.Andando ai top di gamma troviamo un’interessantissima Egnater con una testata da 65W chiamata Renegade, ed una versatile Armageddon (dal nome forse non troppo azzeccato che fa pensare più ad una metal head estrema invece che alla versatile testata da rock moderno che ci è sembrata essere).
Proprio di fianco, Bogner ci mostra la stupenda Ecstasy 20th anniversary con un canale lead rinnovato e molto convincente, oltre ad altri esempi della loro recente produzione come il Gold Finger, Newyorker, etc…Dal punto di vista dell’amplificazione digitale si sono distinti diversi prodotti che già conosciamo, l’Eleven Rack di ProTools, provabile al loro stand nel reparto pro recording, ma anche disponibnile come ampli di test per provare le chitarre FGN, l’ormai celeberrimo Kemper disponibile nella versione classica e in quella rack, il Multiamp di DV Mark, i Vox digitali, compreso il minivox usato nello stand Gibson per le prove delle chitarre ed una nuova serie Yamaha di personal amp specializzati in tre versioni, Metal, Acoustic e Boutique.
Personalmente ho potuto apprezzare notevoli miglioramenti in questo tipo di apparecchi, da early user del vecchissimo GP100 ho sempre trovato un grande potenziale in questa tecnologia, tuttavia nel corso degli anni, se da una parte ci sono stati dei miglioramenti timbrici, specie nella resa di certe sfumature, dall’altra noto una certa carenza nella riproduzione dell’attacco del suono e nella risposta al tocco che è differente da quella dell’ampli vero, in particolare quando ci si spinge verso livelli di gain elevato.Ovviamente il miglior ampli in assoluto di tutta la fiera è stato il Marshall Fridge, un ampli/frigo freddissimo, perfetto per la sala prove in estate ma anche per arredare la vostra cameretta con un tocco di rock ‘n roll in più!ConclusioniCi sono tante cose di cui vorrei parlare, il Messe rappresenta un evento incredibile per quanto riguarda la ricchezza di stimoli e informazioni, girare i soli padiglioni dedicati a chitarre e amplificatori ha richiesto una giornata intera e macinare km a piedi; alla fine della fiera credo di aver percorso 40km in tre giornate, ho scattato circa 500 foto e non so nemmeno quanti kg di carta ho ho raccolto e trascinato appresso fra cataloghi, adesivi, spilline e merchandise vario. Ma tutto questo è sicuramente niente rispetto al valore incredibile che il Messe mi ha trasmesso, poter vedere quasi tutto il mercato che conta in modo così concentrato ti permette di intuire tendenze e potenzialità future, sia per quanto riguarda il suono che per le funzionalità e il design, ancora di più nel mercato chitarristico che procede con talmente tanta lentezza che apparentemente sembra essere statico.Fra le tendenze attuali continua ad imperversare la ricerca del vintage e del boutique ispirato ai classici del passato: da una parte vediamo tanti artigiani che propongono la loro versione dei classici Marshall, Fender e Vox, dall’altra the real ones che propongono le varie loro Reissue con firma originale che a quanto pare continuano a vendere alla grande.In alternativa, sempre in fascia alta, troviamo tutti i discepoli di casa Soldano (perchè l’era del modern gain amp è indubbiamente iniziata con la sua SLO100) che propongono moderni high gain sempre più precisi e capaci di restituire, oltre ad un suono estremamente equilibrato ed elegante, anche prestazioni assolute come intelligibilità, dinamica, definizione, assenza di rumore e versatilità sempre più elevati.In campo metal non sembra scemare l’ondata del chitarrismo estremo fatto di suoni detuned, 7, 8 e pure 9 corde usate principalmente per ottenere uno spettro sonoro che un tempo era esclusivo appannaggio del basso. Le stesse case di ampli propongono ampli ottimizzati per questo tipo di suoni, segno che gli ampli normali ormai fanno fatica a seguire le escursioni in basso di questi mostri a più corde mantenendo un livello di definizione e “focus” accettabili per gli standards odierni.In questo report ho dovuto omettere quanto abbiamo visto anche nei reparti percussioni, fiati ma soprattutto pro audio e pro recording che meriterebbero un articolo a parte che personalmente, da semplice appassionato, non mi sento di trattare.Ci tengo a ringraziare lo staff di Musicoff, Thomas “Doc” e Salvatore Pagano per questa splendida esperienza e per avermi dato l’opportunità di viverla nel migliore dei modi, portando a termine un lavoro senza mai smettere di divertirci, come dovrebbero essere tutti i lavori al mondo!Roberto “robyz” Sanna


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