Fiori è un album di impatto, uno di quei dischi da mettere in macchina alle 7 del mattino per darsi quella carica in più; il sound è quello tipico dello stoner rock, senza tralasciare ovviamente il blues, che, anche se in maniera discreta, si impone come colonna portante di tutto il lavoro. Il disco è uscito ufficialmente il 23 Settembre 2015, ed è autoprodotto da JAP Perù e Wonder Vincent, inciso proprio nello JAP Perù di Perugia, sotto la supervisione di Federico Brizi.
È il secondo lavoro della band perugina, un vero e proprio power trio formato da Andrea Spigarelli, Luca Luciani e Andrea Tocci, con tutte le carte in regola per dare molta luce alla band, ricco com’è di tutta quell’esperienza live accumulata negli anni, oltre che della forza di volontà di fare il grande salto. Il sound è davvero ben curato e non ha nulla da invidiare alle produzioni delle grandi etichette, i suoni ricercati e adatti al genere. Da una formazione del genere ci si aspetta una grande potenza di suono, nonostante i pochi elementi, ed è esattamente il risultato che abbiamo. Mettendo per un momento da parte l’ottima qualità del disco, sono sicuro che il live rappresenta l’habitat preferito di questo trio. Diamo un veloce sguardo alla folta tracklist.

Si apre con “Io no italian head” che con il suo enorme riff iniziale sparato dritto in viso fa capire chiaramente quali saranno i successivi argomenti trattati. “Swag” si compone anch’esso di una manciata di riff impertinenti e di un ritornello che resta subito impresso. “Post to me” la definirei più psichedelica e freak, una sorta di suite in due minuti. Si passa poi a “Fine”, una ballad molto sognante che si tramuta in una power ballad a tutti gli effetti.
“Ebony” si apre con bellissimo groove di batteria sul quale s’incastra un interessante intreccio di chitarre configurando così un brano spensierato e divertente. Passiamo a “Please” che, col suo ritmo saltellante, sarebbe un’ottima colonna sonora per un party scatenato.
Lo slide e il blues si fanno sentire prepotentemente in “Blow”, una traccia sentimentale che regala all’album un momento di calma e quiete. Continuiamo con “Gelsomino”, che riporta a tutta la cattiveria di partenza, aggiungendone anche qualche goccia extra grazie a quel suo ritmo serrato. Bellissima l’acustica “Trampoline man” ricca di suoni orientali e di una gradevolissima chitarra slide. “Spoon rest” alza di nuovo i toni, placati di nuovo con l’arrivo di “Old Jade”. “Doombo” e “Hiawatha” chiudono in bellezza, prepotente e folle la prima, una suite psichedelica la seconda che sembra aver il poter di riallacciarsi in maniera ciclica alla prima traccia. Come fosse un invito ad ascoltare di nuovo il lavoro.

Un disco ben suonato, di qualità e con moltissime idee interessanti. Il contenuto è immediato, sparato dritto in faccia dai decibel delle casse dalle quali lo ascolterete. Vi consiglio di non farvelo scappare.
Tracklist:
- Io no italian head
- Swag
- Post to me
- Fine
- Ebony
- Please
- Blow
- Gelsomino
- Trampoline Man
- Spoon Rest
- Old Jade
- Doombo
- Hiawatha
Carlo Romano Grillandini

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