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Le olimpiadi di k.d. lang

Calgary, Canada: Al McMahoon Stadium (lo stesso che ha ospitato la cerimonia d'apertura) si conclude la 15° edizione dei Giochi Olimpici dominata dal talento di Alberto Tomba, vincitore di due medaglie d'oro.

Nella festosa cerimonia di chiusura, come testimone ideale della musica dello stato dell’Alberta, viene scelta la nuova stella del country canadese: la trasgressiva k.d. lang. Da molti definita l’erede di Patsy Cline, K.D. (look androgino, omosessualità dichiarata e attivismo animalista convinto) è personaggio scomodo.
Ma artista favolosa.

La sua originale ed energetica visione musicale (etichettata da qualcuno come Cow Punk) non passa inosservata. Così come non può non colpire la sua straordinaria voce. Notata dai discografici proprio in virtù delle stupefacenti doti vocali quando girava come corista di Roy Orbison, k.d. lang vince nel 1985 il Juno Award (l’equivalente canadese dei Grammy) come “miglior artista esordiente”.
L’anno dopo firma un contratto con una major per pubblicare, nel 1987, Angel With A Lariat, formidabile album di debutto il cui successo la porta dritta filata agli onori delle cronache.

La sua performance sul ghiaccio del McMahoon Stadium è memorabile: così come la supersonica versione di “Turn Me Round”, un brano che sembra rivitalizzare, in chiave moderna, le square dance tradizionali.

La travolgente k.d. lang, alle Olimpiadi di Calgary, sale sul podio da regina incontrastata: qualche anno dopo, però, le sue prese di posizione radicali le costeranno care. Quando, ad esempio, presta la sua immagine alla P.E.T.A (la società americana per la protezione degli animali) per la campagna “La carne puzza”, i suoi dischi sono messi al bando da tutte le stazioni di musica country.

Quando ancora compare sulla copertina di Variety vestita da uomo, con la schiuma da barba in faccia e un barbiere d’eccezione nella modella Cindy Crawford, il suo tasso di popolarità diminuisce drasticamente: l’opinione pubblica americana non gradisce un modo così esplicito di rendere pubblica la propria omosessualità.

Cover Photo by Charlie Llewellin