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J.J. Cale, il padre di “Cocaine”

A Tulsa, Oklahoma nasce John W. Cale. Da adolescente è travolto dalla rivoluzione del Rock'n'Roll.

Cresce ascoltando ElvisLittle RichardChuck Berry e Jerry Lee Lewis ma adora anche i vecchi bluesman di Chicago come Muddy Waters.
A 26 anni, lascia la cittadina natale per andare a cercare fortuna in California.

A Los Angeles si è appena trasferito il suo amico d’infanzia Leon Russell, anche lui di Tulsa.
Leon è un musicista fantastico e nella “città degli Angeli” ha trovato subito terreno fertile. Russell gli presenta Snuff Garrett con cui John comincia a fare qualche lavoretto come fonico e arrangiatore.
Per arrotondare, fa anche il barista in un club del Sunset Strip dove, ogni tanto, ha la possibilità di salire sul palco per far sentire alcune canzoni che riecheggiano i suoi gusti musicali: un rock scarno, verace, pieno di blues.

Ma ha un problema: si chiama John Cale come il più famoso John Cale dei Velvet Underground.
Deve cambiare nome: qualcuno, al club, gli suggerisce di raddoppiare la sua iniziale, come facevano i vecchi bluesman. Nasce così il mito di J.J. Cale.

Trasferitosi a Nashville, J.J. comincia a incidere la sua musica.

Ma le sue canzoni diventano dei successi solo quando interpretate da altri: Eric Clapton trasforma in una hit la sua “After Midnight”, così come fanno i Lynyrd Skynyrd con “Call Me The Breeze”.
Sempre Clapton registra una cover del pezzo che consegna in modo definitivo J.J. Cale alla leggenda. La canzone si chiama “Cocaine” ed è uno dei brani più emblematici ed espliciti contro la droga. Clapton la pubblica nel suo album Slowhand del 1977 e, da allora, la esegue sempre in ogni suo concerto.