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Meshuggah – Koloss

Avete mai assistito alla devastante battaglia tra due mandrie di mammut mostruosamente furiose, con migliaia di quintali che si scontrano senza pietà né qualsiasi timore di sorta, la terra che trema ad ogni passo e quasi crolla ad ogni mazzata... non vi è mai capitato? Neanche a me, però vi svelo il trucco per vive

Avete mai assistito alla devastante battaglia tra due mandrie di mammut mostruosamente furiose, con migliaia di quintali che si scontrano senza pietà né qualsiasi timore di sorta, la terra che trema ad ogni passo e quasi crolla ad ogni mazzata… non vi è mai capitato? Neanche a me, però vi svelo il trucco per vivere un’esperienza simile comodamente da casa vostra: niente parchi divertimenti, ma semplicemente: un album dei Meshuggah. Dei veri e propri pionieri, con il loro modo di tirar “ceffoni musicali” mastodontici, meccanicamente complessi e devastanti, che ha fatto scuola. Tanto innovativi che qualcuno ha scritto su di loro una tesi di 27 pagine (“ Re-casting Metal: Rhythm and Meter in the Music of Meshuggah ” pubblicata su Music Theory Spectrum ), e tanto influenti che molti hanno cominciato a seguire le loro orme sviluppando, a loro immagine e somiglianza, il sottogenere Djent (TesseracT, Animals as Leaders e Textures). 
Dando ai Meshuggah quel che è loro non si può che considerarli, meritatamente, degli eroi dell’ underground visto come hanno continuato ad imporsi, fin da “Destroy Erase Improve”, uscita dopo uscita aumentando di volta in volta il loro spessore e la setta di fans accaniti. Il sound e il modus operandi così originali fan sembrare, da lontano, che abbiano pubblicato ancora e ancora lo stesso album dal 1995 ad oggi, cambiando solo la posizione degli accenti qua e là; ma se ci avviciniamo un po’ meglio, ascoltiamo come ogni registrazione ha una sua peculiarità. La caratteristica di “ObZen”, uscito 4 anni fa, consisteva nel toccare nuove vette di follia tecnica, tanto mostruose da esaurire ogni energia del gruppo nei vari concerti. Da qui, come dichiarato da Thordendal e soci, la scelta di essere più moderati, meno labirintici e più semplici: ecco a voi “Koloss”, il loro album più “accessibile”.  Non vi aspettate comunque una svolta popolare di qualche genere: il centro dello spettacolo sono sempre i due mammut che si picchiano ben bene, solo che magari tra una mazzata e l’altra evitano di fare eccessivi salti mortali. Quindi, se la band svedese non vi ha mai affascinato, difficilmente ci riuscirà con le invettive contro il Grande Fratello orwelliano che si sta realizzando (“The Demon’s Name Is Surveillance”, con il suo riffing distruttivo che ricorda “Bleed”); mentre per chi li apprezza, da qui in poi, l’album è un susseguirsi di “scapocciamenti” entusiasmanti. L’intensità quasi magmatica delle epiche atmosfere di “Behind The Sun” (con tanto di crescendo eruttivo), i ritmi asfissianti di “The Hurt That Finds You First” (che attinge dalla tradizione Death svedese), ma soprattutto il trittico “Marrow”, “Swarm” e “Demiurge” (un Demiurgo molto meno buono di quello descritto da Platone nel Timeo, ma che sembra poter plasmare anche lui le cose a forza di… ceffoni) valgono da soli il prezzo dell’album. Molto interessante anche il modo scelto per concludere, con “The Last Vigil” e le sue atmosfere eteree, già usate dal gruppo in “Acrid Placidity” di Destroy Erase Improve, affatto fuori posto, che danno un senso di completezza: la pace dopo la battaglia. Non mancano dei momenti meno interessanti e quasi scontati, ma “Koloss” è senz’altro un album più compatto e organico rispetto “ObZen”, grazie al recupero di un po’ del repertorio atmosferico di “Catch Thirtythree” ed una produzione perfetta. Il gruppo è un rullo compressore rodato che esegue magistralmente il suo lavoro, con una menzione speciale a Jens Kidman e i suoi tentativi di dare espressività a un growl solitamente monotono. Thordendal e soci non hanno più nulla da dimostrare: “Koloss” non vuole essere un capolavoro né ha altra ambizione che consolidare una discografia invidiabile utilizzando le loro armi migliori. Il tempo di sperimentare, salvo qualche eccezione, è passato, ma non dispiacetevi: questa uscita li conferma nell’Olimpo del Metal Estremo e una spanna sopra tutti gli imitatori, con una concretezza terrificante. Senza contare che “Demiurge” sembra proprio una delle canzoni più devastanti che abbiano mai scritto! Genere:  Metal

Line -up:

Jens Kidman – voce
Fredrik Thordendal – chitarra
Mårten Hagström – chitarra
Dick Lövgren – basso
Tomas Haake – batteria

Tracklist:

1. “I Am Colossus”
2. “The Demon’s Name Is Surveillance”
3. “Do Not Look Down”
4. “Behind the Sun”
5. “The Hurt that Finds You First”
6. “Marrow”
7. “Break Those Bones Whose Sinews Gave it Motion”
8. “Swarm”
9. “Demiurge”
10. “The Last Vigil”

Francesco “Forsaken_In_A_Dream” Cicero